LA NATURA GENOCIDA DELL’IMPERIALISMO ISRAELIANO SUSCITERÀ L’IRA DEL “SUD GLOBALE” da INTERFERENZA
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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LA NATURA GENOCIDA DELL’IMPERIALISMO ISRAELIANO SUSCITERÀ L’IRA DEL “SUD GLOBALE” da INTERFERENZA

La natura genocida dell’imperialismo israeliano susciterà l’ira del “Sud Globale”

Stefano Zecchinelli • 19 Ottobre 2024 


L’uccisione del leader politico di Hamas, Yahya Sinwar, non fermerà la Resistenza palestinese, al contrario isolerà ulteriormente il regime sionista nella transizione nel mondo multipolare. Perpetrando un genocidio, Tel Aviv ha scatenato le ire delle masse musulmane, di Russia e Cina oltre che di tutto il Sud Globale. La legalità internazionale farà il proprio corso, reclamando la testa di Netanyahu, l’unico vero Hitler del nostro tempo.

Il governo israeliano-fascista ha commesso l’ennesimo crimine di guerra assassinando il leader politico di Hamas, a Gaza, Yahya Sinwar. Morto combattendo insieme ad altri compagni d’armi, Sinwar, pur appartenendo ai Fratelli Musulmani guidati spiritualmente a Gaza da Mahmud al-Zahar, è riuscito a riconciliarsi con l’ala militare filo-iraniana, le Brigate Al Qassam, grazie anche ad una visione meno dogmatica della religione islamica. Nei suoi scritti, rimane centrale il concetto di “uomo che s’è fatto da sé”, in quanto individuo che autonomamente sceglie i propri obiettivi, aderendo alla lotta politica e sociale del proprio Paese. Una idea dell’autorealizzazione diametralmente opposta alla “volontà di potenza”, espressa dal filosofo irrazionalista tedesco Federico Nietzsche.

L’analista Haneen Odetallah, ci dà una sintesi efficace della filosofia di Hamas, espressa negli scritti di Yahya Sinwar. Leggiamo:

“Quando l’individuo che si è fatto da sé si guarda intorno, trova il sistema islamico tra gli ultimi sistemi sociali che sono rimasti saldi tra i palestinesi di fronte all’annientamento sociale, o sociocidio, commesso dall’occupazione. Trovano, nell’intreccio tra pratica politica e fede, nel trasferire il riferimento dell’esistenza e dello scopo del palestinese ad Allah, un principio che il nemico non può disintegrare. L’individuo che si è fatto da sé trova nei siti storici islamici edifici politici stabili contro i tentativi dell’occupazione di erodere la consapevolezza e distorcere la direzione. Così, troviamo Ibrahim, che definisce la battaglia “una battaglia di civiltà, storia ed esistenza”, che organizza un viaggio per i giovani per conoscere le loro terre nascoste e i loro siti islamici sacri e storici, il più importante dei quali è la moschea di al-Aqsa. Questi siti sono il luogo in cui si incarna il fiorire della cultura palestinese, l’auto-sovranità e la definizione del destino della loro terra.” 1

Se per Nietzsche l’autorealizzazione era un fattore individuale, per Sinwar l’Uomo autorealizza sé stesso soltanto in una dimensione collettiva, per quanto connotata religiosamente. La Resistenza – superamento di ascetismo, sacrificio ed abnegazione – ha visto l’approdo della filosofia politica di Sinwar nell’Asse sciita (pur essendo le Brigate Al Qassam un movimento sunnita) della Resistenza. Ha ragione il giornalista e reporter Fulvio Grimaldi: Yahya Sinwar merita d’essere ricordato come l’ennesimo (dopo Moussa Al Sadr, Soleimani e Nasrallah) Che Guevara arabo.

Gli ultimi rantoli del fascismo ebraico, il quale persevera col colpo di stato degli straussiani in Israele e la costruzione di una nuova Architettura di potere, hanno globalizzato una concezione del sociocidio, principalmente di matrice razzialista, che rischia di distruggere una porzione del pianeta. Israele (entità non riconoscibile come Stato nazionale, non avendo mai approvato una Costituzione democratico-borghese e non avendo confini definiti) è l’epicentro di una controrivoluzione mondiale.

L’Asse della Resistenza ce la può fare

Come ho spiegato più volte (principalmente sulle testate online L’Interferenza e Futura Società), Israele ha perso la “guerra convenzionale” o “di terza generazione”; incapace di controllare militarmente il territorio, il regime sionista ha optato per la “guerra irregolare” la quale contempla, in ultima istanza, la conquista delle menti partendo dalla monopolizzazione dei cyber-spazi. Chiarito ciò, l’IDF viene puntualmente costretto alla resa davanti alle guerriglie asimmetriche palestinese e libanese; uccidere un leader politico, oppure consumare un genocidio, non è strategia militare, ma crimine. Netanyahu è il dittatore post-moderno più pericoloso del pianeta; figlio d’un sostenitore del progetto hitleriano, ha coniugato il sionismo-revisionista col transumanesimo di Harari, ideologo di Davos e fautore di una concezione dell’uomo inteso come “animale hackerabile”. Citando la teologa anarco-cristiana Simone Weil: “Israele è il capitalismo”, una idea già presente in Marx nella sua celebre “Questione ebraica” e nell’antifascista polacco (anch’egli d’origine ebraica), Abram Leon, in “Il marxismo e la questione ebraica”.

L’amministrazione “dem” nord-americana ha espresso sostegno all’entità sionista. Il giornalista Andre Damon, sulla testata marxista World Socialist Web Site (WSWS), ha elencato le affermazioni pro-Israele di Biden e Kamala Harris:

“Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiamato Netanyahu giovedì “per congratularsi con lui per la missione condotta a Gaza che ha ucciso il leader di Hamas Yahya Sinwar”, ha affermato la Casa Bianca in una nota.

La dichiarazione ribadiva che “Hamas [non sarà] mai più in grado di controllare Gaza”.

In una dichiarazione successiva, Biden ha dichiarato: “Con il nostro aiuto dell’intelligence, l’IDF ha inseguito incessantemente i leader di Hamas, stanandoli dai loro nascondigli e costringendoli alla fuga. … La giornata di oggi, tuttavia, dimostra ancora una volta che nessun terrorista in nessuna parte del mondo può sfuggire alla giustizia, non importa quanto tempo ci vorrà”.

Ha continuato: “Israele ha tutto il diritto di eliminare la leadership e la struttura militare di Hamas”.

In una dichiarazione, il vicepresidente Kamala Harris ha aggiunto: “Israele ha il diritto di difendersi e la minaccia che Hamas rappresenta per Israele deve essere eliminata. Oggi si registrano evidenti progressi verso questo obiettivo. Hamas è decimato e la sua leadership eliminata”.” 2

Progressismo e conservatorismo, nel periodo successivo al ’68, rappresentano due orientamenti strategici all’interno del complesso militare-industriale USA: Kamala Harris è pericolosa, parimenti, a Donald Trump. La “Regina del caos”, per dirla con le parole della giornalista radical-democratica Diana Johnstone.

Israele è una dittatura capitalista, dipendente dagli USA, fallita. Il Segretario Austin, su indicazione di Biden (il quale agisce sottocomando del clan Clinton), ha ordinato il dispiegamento della batteria THAAD e di personale militare USA, con una duplice finalità: (1) accelerare il genocidio del popolo palestinese e l’occupazione neocoloniale dei Paesi “non allineati”(2) proteggere le bombe nucleari israeliane-statunitensi presso gli stabilimenti di Dimona. La subordinazione degli USA ad una dittatura imperialista “atipica”, il regime infanticida israeliano-fascista, è stata resa possibile dall’AIPAC, la lobby israeliana che – a detta di molti studiosi come ad es. James Petras – configura una sorta di “stato nello stato”, manipolando i gangli vitali dello “stato profondo”.

Lo storico Orazio Di Mauro, sul blog del “Movimento per la Rinascita Comunista” (MpRC), ha avanzato questa ipotesi:

“In conclusione, appare chiaro che gli Stati Uniti, temendo un’escalation da parte di Israele e il possibile danneggiamento delle bombe di loro proprietà, siano fortemente impegnati a preservare la loro forza nucleare, che potrebbe essere messa in discussione in futuro da Russia e Cina. Nonostante questo, non abbiamo certezza che una guerra nucleare totale possa avvenire, ma piuttosto si potrebbe trattare di un conflitto limitato all’uso di bombe nucleari tattiche. La domanda che pongo è: ci sono bombe nucleari tattiche a Dimona? Credo di sì. Tuttavia, ogni bomba ha bisogno di un vettore e, nello specifico, l’uso di armi nucleari tattiche richiede una strategia ben precisa, che, a mio parere, gli Stati Uniti non lasceranno totalmente nelle mani degli israeliani.” 3

Possiamo dedurne che l’imperialismo USA dia man forte al regime sionista nella guerra a media intensità (“guerra irregolare” e sperimentazioni di armi tattiche), ma voglia, nel 2025, coinvolgere il regime ebraico-fascista nella “guerra eterna” contro Russia e Cina. L’impero americano d’Occidente potrebbe scatenare l’Armageddon termonucleare, dimostrando fin da ora d’essere in uno stato di morte cerebrale. Domanda: qualora questa previsione avesse fondamento, l’AIPAC (pubblicamente schierata con Donald Trump) ha già deciso sottobanco di far eleggere Kamala Harris? Trump e Harris: due facce della stessa medaglia, il sionismo guerrafondaio.

Israele è un regime infanticida, per dirla con Chavez “un braccio assassino dell’Impero yankee” che – aggiungerei io – minaccia la vita sul pianeta. Dichiarando guerra all’Onu, gli ultimi rantoli del fascismo ebraico hanno recuperato l’eredità del nazismo in una prospettiva distopica. Il Sud Globale ha un dovere giuridico: richiedere un mandato d’arresto internazionale per il governo fascista-sionista ed i vertici militari di IDF e Mossad. I lavoratori e le classi popolari hanno soltanto una possibilità per uscire da quest’incubo: organizzarsi in Partito e in movimenti rivoluzionari, guidando una rivoluzione democratica ed antimperialista nelle “zone tempestose”. L’Asse della Resistenza può e deve vincere.

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