LA GERMANIA SENZA IDEE, VENTRE MOLLE DELL’EUROPA da IL FATTO
La Germania senza idee, ventre molle d’Europa
Donatella Di Cesare 16 Aprile 2025
Sembra che la Germania, dopo lo choc delle ultime elezioni, quando sono usciti di scena partiti storici come i liberali di Fdp, ormai in via di estinzione, ed è prepotentemente giunta alla ribalta Alternative für Deutschland, stia per così dire rientrando in carreggiata. Proprio come si augurava la dirigenza europea a guida von der Leyen. Il 9 aprile scorso il neocancelliere in pectore Friedrich Merz ha annunciato l’intesa tra CdU e Spd. Sospiro di sollievo? Non proprio. I cristiano-democratici non possono nascondere il lento declino del loro partito, dove molti di sottecchi guardano con crescente simpatia alla nuova ultradestra, mentre l’Spd vive una crisi epocale su cui preferisce stendere un velo pietoso, anziché aprire finalmente un dibattito.
La “piccola coalizione”, com’è già stata ribattezzata, appare grigia e scialba, capace di coagulare tutto il peggio del conformismo teutonico. Sul fronte interno si promettono investimenti per le infrastrutture, (anche se la cifra di 150 miliardi, circolata in campagna elettorale, dovrebbe essere ridimensionata), aiuti alle imprese, sgravi per le bollette. Nulla in vista per attutire le differenze sempre più marcate –viene anzi svuotato il Bürgergeld, versione tedesca del reddito di cittadinanza. E poi respingimenti e rimpatri a più non posso per andare incontro all’ormai diffusa xenofobia (a dir vero soprattutto un odio antimusulmano).
E la politica estera? La “piccola coalizione” viaggerà pure sotto costa, senza osare affrontare il mare burrascoso del presente, senza insomma delineare un benché minimo progetto che non sia una risposta all’immediato, ma la politica estera dovrebbe essere al primo punto per la Germania di oggi, paese centrale dell’Ue. E invece pare che nulla in proposito sia emerso dai colloqui tra i due partiti, salvo che sarà la Cdu a riprendere – dopo 60 anni – la guida del ministero degli Esteri. Per sintetizzare la drammaticità della crisi in cui si dibatte la Germania si può dire: riarmo fino ai denti, senza sapere dove, quando, come e contro chi usare tutte quelle armi. A ben guardare una follia politica che può competere con le stravaganze quotidiane del tycoon americano. Dopo decenni di Ostpolitik, andata in fumo con l’esplosione del Nord Stream 2, il gasdotto sabotato dalle forze speciali ucraine, dopo un proficuo avvicinamento alla Cina, drasticamente ridimesionato, la nuova Germania era pronta a gettarsi tra le braccia di Trump, a dar prova – sotto la spinta pressante di Ursula von der Leyen – di una indiscussa fede atlantista. Merz lo aveva fatto capire durante le elezioni. E Scholz aveva approvato. D’altronde il leader socialdemocratico si è rivelato, in questi anni di guerra, tra i più ferventi sostenitori di Zelensky, tra gli esponenti europei più convintamente militaristi. Oggi sono invece gli Stati Uniti a sottrarsi con veemenza a quell’abbraccio rinviando gli europei a se stessi. Dove va allora la Germania? Come si colloca nello scenario geopolitico attuale? Sotto la potente americanizzazione degli ultimi decenni ha continuato a battere il cuore antiamericano di quella Terra centrale da sempre ostile alle Potenze atlantiche del mare (Regno Unito e Stati Uniti d’America). Non è un caso che la guerra d’Ucraina avesse alla fin fine, al di là della Russia, come vero obiettivo la Germania. E questa antica potenza tellurica, che è stata costretta ad accettare di non essere più hub europeo del gas e ha dovuto far fronte a una gravissima deindustrializzazione, stenta oggi a riprendersi. Come se la furia delle Potenze del mare l’avesse colpita proprio quando meno se lo aspettava, lasciandola attonita.
Quale asse si prospetta per la Germania ri-armata? L’asse Berlino-Mosca, come vorrebbe Afd (memore dei piani del Reich), ma chissà con quale scopo recondito? D’altronde non si possono dimenticare le standing ovation che il parlamento tedesco ha tributato a Putin dal 2001 al 2015. Oppure l’asse Parigi-Berlino, che funzionava stentatamente già prima e ha portato a una politica suicida? Certo l’Europa americana non esiste più. È stata sempre un disegno fittizio, artificioso, e come uno spettro si è dileguata. Sarebbe tempo per la rinascita di un’Europa continentale. Ma per questo la Germania dovrebbe finalmente, dopo decenni di reticenza, assumere un ruolo attivo e trainante. Occorrerebbe cioè che diventasse il fulcro di un’Europa di pace. Non sembra tuttavia che sia questa la direzione. Il riarmo per il riarmo dice ben altro. Va visto piuttosto come un compenso offerto al risentimento che cova da tempo, alla ruggine e al malanimo del popolo tedesco, quello che apparentemente se ne sta chiuso e muto in disparte, ma che poi pesa. La verità è che dopo essere stata la Grande Potenza dell’Occidente la Germania non ha mai deciso che cosa diventare.
No Comments