IL PIANO CASA NON C’È. NIENTE FONDI, SALVINI LI CHIEDE ALLE BANCHE da IL MANIFESTO
Il Piano casa non c’è. Niente fondi, Salvini li chiede alle banche
Manca un piano Al meeting di Cl il leader leghista aveva assicurato un intervento già nella manovra di dicembre. Ma Giorgetti rimanda al 2027
Alex Giuzio 28/10/2025
Ci ha pensato il ministro Salvini a far capire che il Piano casa del suo governo è senza risorse e senza idee. Annunciato in pompa magna lo scorso agosto al Meeting di Rimini dalla premier Meloni, consiste in appena 660 milioni previsti dalla legge di bilancio per il 2027.
RISORSE che il leader leghista ha ammesso essere sufficienti solo per «un progetto pilota in ogni regione», di cui peraltro l’esecutivo non ha ancora fissato le linee guida che avrebbero dovuto arrivare entro l’estate. Non solo: «Ho bisogno che i soldi vengano in parte anticipati al 2026», ha detto ieri a Milano il ministro delle Infrastrutture, a cui è stata affidata la gestione del piano. Peccato che Salvini sieda al dicastero che ha subito più tagli in finanziaria, per volere del suo ministro Giorgetti: 1,3 miliardi nel prossimo triennio, 520 milioni solo nel 2026.
Niente Piano casa né metropolitane ma il Ponte sullo Stretto (circa 13,5 miliardi) non si tocca. Salvini si è giocato una carta ormai consunta: «Chiederò che una parte dei fondi arrivi con gioia ed entusiasmo dalle banche» dato che «negli ultimi tre anni hanno fatto 112 miliardi di utili». Salvini ha specificato che «non c’è nessun accanimento» contro di loro: l’invocazione populista gli è servita per prendere applausi, nonostante dimostri che le casse pubbliche sono drammaticamente vuote anche per un’emergenza primaria come quella abitativa.
MA IL PIANO CASA è insufficiente anche per i contenuti, oltre che per le risorse. Un vero e proprio piano in realtà non esiste, trattandosi solo di un vago annuncio per dare «case a prezzo calmierato» alle giovani coppie e famiglie. A quelle parole, pronunciate dalla premier a Rimini e ripetute anche ieri come un disco rotto, non è mai seguita l’approvazione del dpcm che avrebbe dovuto essere emanato entro il 30 giugno 2025. Da quando l’ultima legge di bilancio ha stanziato i 660 milioni, Salvini e Meloni non fanno altro che parlare del Piano casa senza averne deciso i contenuti. Qualcosa si aspettava in questa manovra, invece non c’è nulla.
Giorgetti ha detto che sarà finanziato col Fondo sociale per il clima, ma nemmeno lui ha precisato i dettagli delle misure e delle risorse. Certo è che il governo non intende risolvere l’emergenza abitativa favorendo gli affitti calmierati e nemmeno incentivando l’utilizzo di una parte dei 9,6 milioni di case vuote, pari al 27% del totale nazionale secondo l’Istat. L’idea dell’esecutivo sembra solo far costruire e consumare altro suolo, muovendo denari a favore delle imprese edili. «Siamo al lavoro sul come costruire», ha detto ieri Salvini, affermando di stare intervenendo «sul Testo unico delle costruzioni, che convoglierà in una legge delega che riguarderà le case e le imprese. Vogliamo avere una visione aperta che coinvolga anche gli investitori stranieri, non solo sulle opere ma anche sul mattone».
IL FRONTE più urgente è quello delle case popolari, in cui l’Italia è pecora nera in Europa: solo il 3,8% delle famiglie vive in abitazioni di edilizia pubblica, contro la media europea del 15% e i picchi del 24% in Austria e il 29% in Olanda. Ma anziché parlare di social housing, il ministro ha preferito evocare i partenariati pubblico-privato. L’impostazione del governo è favorire la proprietà rispetto agli affitti, nonostante questa scelta abbia un elevato costo generazionale e incentivi il meccanismo della rendita. Sui sostegni agli affitti, che più interessano le giovani generazioni rispetto ai bonus per gli acquisti e i mutui, il governo Meloni ha fatto il contrario: per lo scorso anno ha azzerato le risorse del Fondo nazionale per il sostegno alle abitazioni in locazione, a cui Draghi aveva assegnato 330 milioni sul 2023. Svuotato anche il fondo per la morosità incolpevole.
SECONDO L’OSSERVATORIO conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, costruire 50mila abitazioni a prezzi calmierati richiederebbe 12,5 miliardi di euro, una cifra che «si colloca poco al di sotto del costo stimato per il ponte sullo Stretto». Ma mentre il sostegno all’opera prosegue indefesso, sul Piano casa il governo fa solo annunci a effetto e inconsistenti. Nel frattempo, il 60% degli italiani fra i 30 e i 40 anni oggi non può permettersi l’accesso alla prima casa. Forse l’idea di Salvini è quella di mandarli a dormire sotto al ponte.
 
 
 
		
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