GUERRA, PD PENTITO: SBAGLIATO CHIAMARE “PUTINIANI” I PACIFISTI da IL FATTO
Guerra, Pd pentito: “Sbagliato chiamare ‘putiniani’ i pacifisti”
CONTRORDINE COMPAGNI – All’evento voluto da Cuperlo, Guerini invita a “non assegnare patenti”. Provenzano ammette: “Dovevamo parlare, non criminalizzare”
LORENZO GIARELLI 3 DICEMBRE 2023
Milano. “Questa è una giornata per recuperare un terreno che non abbiamo saputo calpestare nel modo giusto”. Gianni Cuperlo presenta così la lunga giornata del convegno “La parola Pace – L’utopia che deve farsi realtà”, promosso a Milano dalla sua associazione Promessa democratica. Sul palco si alternano decine di dirigenti del Pd, fino alla segretaria Elly Schlein. E l’evento, oltre ai validi contributi sul Medio Oriente (tra cui quelli di Lucia Annunziata e Domenico Quirico), suona soprattutto come un netto cambio di atteggiamento del partito nei confronti della guerra in Ucraina. Persino un mea culpa, a giudicare dai toni di alcuni contributi. Non solo dall’ala più a sinistra, ma pure da Base Riformista, la corrente guidata da Lorenzo Guerini, seduto in prima fila per tutta la mattinata.
Per rendersene conto basta affiancare, appunto, le parole di Guerini a quelle di Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd. L’ex ministro della Difesa, convinto atlantista e oggi numero 1 del Copasir, parla con franchezza: “Non dobbiamo avere paura delle contraddizioni che sono nelle nostre coscienze e riguardano anche le relazioni internazionali. Da mesi assegniamo patenti che non dovremmo assegnare, creando un dibattito non serio. Le mie posizioni sono note, ma non mi sognerei mai di dire a persone come Andrea Riccardi e Mario Giro (della Comunità di Sant’Egidio e contrari all’invio di armi a Kiev, ndr) che possono essere arruolate tra gli amici di Putin. Così come chi ha dovuto assumere decisioni, peraltro dentro a un quadro di alleanze, non dovrebbe essere chiamato guerrafondaio”. Poi, l’analisi: “Fatico a immaginare un elemento risolutivo del conflitto dal punto di vista militare”. Insomma la posizione non può più essere quella impostata da Draghi (e quindi sostenuta dal Pd) e poi ripresa da Meloni delle armi a oltranza, fino alla vittoria contro la Russia. Tesi ormai sconfessata pure dagli Usa.
Guerini dialoga a lungo con Cuperlo e Pierfrancesco Majorino, il quale dal palco richiama le parole dell’ex ministro aggiungendo però un punto chiave: “Mi piacerebbe che come partito rimettessimo in discussione l’obiettivo del 2 per cento del Pil in spese militari”. Tema ripreso anche da Romano Prodi in video-messaggio: “In Europa c’è una terribile rincorsa agli armamenti che non serve a niente”. Provenzano, collegato da remoto perché in partenza per il Medio Oriente con il Pse, è forse il più netto: “Io sono stato favorevole all’invio di armi a Kiev, ma dobbiamo dire la verità. C’è stata una freddezza, anche da parte nostra, nei confronti della parola ‘pace’. E c’è stata una criminalizzazione di molti pacifisti autentici, che meritavano dialogo e non accuse di putinismo”.
Con queste premesse a metà pomeriggio arriva Schlein, che qualche ora prima aveva partecipato a Roma all’assemblea dei Popolari con Pierluigi Castagnetti e Graziano Delrio. Un’area cattolica molto agitata al momento della sua vittoria alle primarie. Anche per questo Schlein tende la mano: “Il pluralismo del Pd è il più prezioso valore aggiunto e ho il dovere di garantirlo. Senza i cattolici democratici non esisterebbe il Pd”. A Milano la leader torna sulla pace, non a caso già inserita nella piattaforma della manifestazione dem in Piazza del Popolo, anche perché con l’avvicinarsi delle Europee c’è un enorme spazio politico che il Pd non può permettersi di lasciare al M5S. E quindi Schlein rilancia: “Avete ragione a chiedere che nel nostro linguaggio e nelle nostre rivendicazioni ci sia con forza la pace. Non abbiamo mai avuto dubbi nel condannare Putin, ma al contempo dobbiamo insistere perché l’Europa abbia un ruolo di diplomazia”.
Mario Giro, già viceministro degli Esteri, indica la strada: “Dopo pochi mesi la narrazione del conflitto si è trasformata nel bisogno di vincere la guerra, di eliminare Putin. I conflitti si risolvono con i compromessi. Pace significa anche rinunciare a qualcosa”. La segretaria lombarda Silvia Roggiani lo riconosce: “In questo anno e mezzo troppo spesso chi ha parlato di pace è stato tacciato di essere di parte”. E Cuperlo, che con Barbara Pollastrini tira le fila della giornata, dà il senso del convegno: “Senza compromessi e senza intese le speranze di pace muoiono. Questo nostro tempo si è illuso che bastasse imporre la dottrina del mercato unico globale per garantire pace. Ma la pace richiede la politica”. E nel Pd qualcosa sembra essere cambiato.
Elenchi di filo-russi e insulti: i 18 mesi di oltranzismo dem
LORENZO GIARELLI 3 DICEMBRE 2023
I prossimi mesi diranno se davvero è cambiato l’atteggiamento del Pd sulla guerra in Ucraina, ma di certo le parole con cui oggi molti dirigenti parlano di pace stridono con quanto accadeva fino a qualche mese fa, quando illustri esponenti dem criminalizzavano legittime posizioni di critica alla Nato. Fermo restando che il Pd ha votato non solo per l’invio di armi a Kiev per il 2022 e per il 2023, ma anche l’Asap, il sistema europeo che consente agli Stati di usare fondi destinati al sociale per comprare munizioni da destinare all’Ucraina. Ecco un incompleto amarcord.
Innaro. Il 27 febbraio 2022 Marc Innaro, corrispondente Rai da Mosca, si permette di illustrare l’allargamento della Nato in Europa e poi, qualche giorno dopo, si macchia di un servizio ritenuto troppo filorusso. Il Pd insorge. Andrea Romano chiede la testa di Innaro, dandogli del propagandista di Putin: “Cara Rai, per rilanciare la propaganda di Putin basta e avanza la Tass. Occorre prendere provvedimenti. La Rai eviti di dare spazio a falsità palesi e interpretazioni compiacenti verso i crimini di Putin. Attiveremo anche la Vigilanza”.
Il sostrato. Il 23 marzo 2022, Enrico Letta protesta perché l’opinione pubblica e buona parte del Parlamento ammiccano al Cremlino: “Esiste nel nostro Paese un sostrato di antiamericanismo, antieuropeismo e filoputinismo che ha un consenso trasversale”.
Barbero e stone Il 29 giugno 2022 due parlamentari Pd (Romano e Lia Quartapelle) e uno di +Europa (Riccardo Magi) portano alla Camera il rapporto “Disinformazione o pluralismo?”, stilato da due ong. Quartapelle e Magi non si presentano (poi si dissoceranno dai contenuti del report), Romano sì. È l’ennesima lista di proscrizione: c’è Innaro, accusato di “riportare le narrazioni ufficiali del governo russo senza metterle in dubbio”; ci sono Corrado Augias e Alessandro Barbero, “voci colte e interessanti” ma la cui analisi “rischia di prestarsi alla propaganda del Cremlino”, ci sono Alessandro Orsini e Donatella Di Cesare e ci finisce dentro persino Oliver Stone. Il Pd in una nota commenta: “La narrazione del Cremlino, a volte esplicita e grossolana, è spesso veicolata in Italia tramite semplificazioni, mancanze di contraddittorio e accettazione della propaganda russa”.
M5S ambiguo. Il 12 ottobre 2022 Piero Fassino commenta l’imminente piazza per la pace a cui partecipa il M5S: La manifestazione è ambigua, perché si fa intendere che Ucraina e Russia abbiano lo stesse responsabilità. Non si possono avanzare proposte che, al di là delle buone intenzioni, di fatto legittimano l’occupazione russa. Proporre un tavolo di negoziato a cui i russi andranno semplicemente per confermare l’annessione del Donbass non sarà mai accettato dagli ucraini”.Niet a Orsini. Dopo aver contribuito a stracciare il suo contratto in Rai, il 28 luglio 2023 il Pd in Veneto se la prende con Orsini, chiamato a fare una lezione in una sala della Regione. I dem boicottano l’appuntamento: “È uno schiaffo alla Regione”.
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