FRANZAROLI, STORIA D’AMORE CON LE “FESTE DELL’UNITÀ” da IL FATTO
Franzaroli, storia d’amore con le “Feste dell’Unità”
Il vignettista satirico e fumettista bolognese – Pubblica un libro dedicato al popolo della sinistra, ai suoi riti e alla perdita del senso dell’umorismo
Mario Natangelo 9 Dicembre 2024
È una storia d’amore, quella raccontata da Giorgio Franzaroli. Vignettista satirico e fumettista bolognese – firma de il Fatto Quotidiano – è cresciuto alla scuola di Andrea Pazienza e ha esordito su Frigidaire per poi affermarsi con Emme, inserto satirico fondato da Sergio Staino e allegato a L’Unità. Ed eccola, la grande protagonista della storia d’amore raccontata da Franzaroli: L’Unità, anzi il popolo de L’Unità. Meglio ancora: il popolo delle feste de L’Unità. Popolo del quale Franzaroli è orgoglioso figlio e ha scritto – pardon, disegnato – un libro intero per rivendicarlo. Il titolo è chiaro: Le mie feste dell’Unità, 78 pagine pubblicate da Barta, piccolo e combattivo editore il cui motto, altrettanto chiaro, è “pubblichiamo quello che vorremmo leggere”. E così troviamo raccontato, tavola dopo tavola, il ricordo di una sinistra che non c’è più nelle schede elettorali ma si conserva nel cuore dei tanti che hanno dato sangue, anima e energia a quei baracconi d’umanità e politica che erano le feste de L’Unità. E a testimonianza dell’autenticità dei sentimenti di Franzaroli, ogni tavola è accompagnata da foto d’epoca che l’autore ha tirato fuori dall’archivio di Bruno Morisi e Pietro Vincenzi. Sono gli anni ‘70 e, mentre le foto si fanno guardare con malinconia per un’Italia che non c’è più, le tavole suggeriscono – col divertente veleno che solo la satira sa instillare – com’è potuto succedere che quell’Italia non ci sia più. Si è persa, esaurita, prosciugata in mille rivoli che hanno altrettanti nomi: D’alema, Veltroni, Mussi ma anche Bondi, Berlusconi, Ferrara. A quelle feste i bambini giocavano al “gioco dei tappi” (noiosissimo, garantisce l’autore) e si chiedevano se i bimbi dell’Est stavano meglio. Ma è un altro gioco il cui gusto la sinistra sembra aver perso: quello della satira. “A sinistra il senso dell’umorismo è concesso a pochi eletti. Come ne Il nome della Rosa” disegna Franzaroli che di satira a sinistra, da sinistra e sulla sinistra ne ha fatta per anni e qui inizia la parte più amara del libro: una carrellata di vignette – quasi tutte sul nato morto Partito Democratico. “Ho fatto questo libro perchè quelle feste de L’Unità mi mancano – scrive l’autore – lo so che le hanno rifatte, ma sono tutte rifatte”. È una storia d’amore che non finisce, come tutte le storie d’amore, anche se l’innamorata è cambiata e si è rifatta tutta. E chiude con un Veltroni, l’imbelle Veltroni delle vignette di “Franza”, che guarda al lato positivo: “abbiamo perso? significa che adesso posso andare in ferie?”. Ecco, chissà: forse la sinistra in ferie.
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