DOVE LA TRANSIZIONE ENERGETICA È REALTÀ da IL MANIFESTO
Dove la transizione energetica è realtà
Energia Dall’agrifotovoltaico agli impianti che riducono i consumi di gas, alla geotermia a bassa entalpia. Tutti i modi, concreti, per inquinare meno e risparmiare di più.
Angelo Mastrandrea 10/04/2025
La Green House è una delle aziende sostenibili più innovative in Calabria. Ha 4 mila piante di cedri e di limoni che crescono all’ombra di una distesa di pannelli fotovoltaici grande come dodici campi di calcio. Si tratta del più importante impianto agri-fotovoltaico in Italia: si estende su 8 ettari di terreni e, oltre a garantire la fornitura di elettricità necessaria all’azienda, produce energia per tremila famiglie. Le piante sono tenute sotto controllo non solo a vista da chi ci lavora, ma anche attraverso un’app che monitora le condizioni vegetative. L’impianto è stato installato da EF Solare, un operatore fotovoltaico in Italia controllato dal fondo infrastrutturale F2i. Ha emissioni di CO2 compensate e produce energia rinnovabile. I cedri vengono venduti sia ai consorzi locali che alla grande distribuzione.
LA GREEN HOUSE SI TROVA davanti al mare di Scalea, sull’alto Tirreno cosentino, lungo un tratto di costa denominato «Riviera dei cedri» per la tradizionale produzione di quest’agrume. La coltivazione si era ridotta molto negli ultimi vent’anni, perché considerata non molto redditizia e faticosa. Poi il cedro calabrese è stato riscoperto dai rabbini che ogni estate arrivano da tutto il mondo per scegliere i frutti da utilizzare per il Sukkot, la «festa delle capanne» che ricorda la vita nelle tende durante il viaggio nel deserto dall’Egitto verso la Terra promessa e si celebra a ottobre, alla fine del raccolto agricolo estivo. Ora in tutti i paesi della costa, da Tortora a Diamante, si vendono ai turisti prodotti a base di cedro e a Santa Maria del Cedro è stato aperto anche un museo dedicato all’agrume.
L’AZIENDA E’ STATA INSERITA da Legambiente nella mappa delle comunità rinnovabili e sabato 12 aprile parteciperà al Green Energy Day promosso dal Coordinamento Free e dalle principali associazioni del settore. Alla giornata hanno aderito numerose imprese impegnate nella transizione energetica, comunità di cittadini e perfino monastiche, come quella di Bose e il monastero di Cellole in Toscana. Tutte apriranno le porte ai cittadini e alle scuole per mostrare gli interventi per migliorare l’efficienza energetica e gli impianti che hanno installato. Mostreranno le tecnologie sostenibili, l’integrazione degli impianti nel paesaggio e le strategie efficaci per la decarbonizzazione e per l’uso efficiente dell’energia. «Il Green Energy Day vuole far conoscere da vicino le soluzioni energetiche sostenibili già operative», scrivono gli organizzatori.
ATTUALMENTE LE FONTI RINNOVABILI in Italia coprono circa il 20 per cento dei consumi energetici nazionali. Di questa percentuale, il fotovoltaico ha l’8,7 per cento. Negli ultimi anni la crescita ha però rallentato, prima per i numerosi intoppi burocratici nelle autorizzazioni degli impianti, poi per la riduzione degli incentivi e perché il governo Meloni ha deciso di tornare a puntare sui combustibili fossili. Per quanto riguarda il fotovoltaico, nel 2022 sono stati approvati impianti per appena 2,5 Gigawatt e la potenza complessiva installata è di 12,6 Gigawatt. «Se calcoliamo la media di installazione degli ultimi tre anni, pari a 0,56 Gigawatt, rischiamo di raggiungere l’obiettivo di 70 Gigawatt di nuovi impianti a fonti rinnovabili al 2030 tra 124 anni» ha scritto l’associazione Legambiente nel rapporto Comunità rinnovabili.
ANCHE IL QUADRO POLITICO internazionale è molto cambiato rispetto a qualche anno fa. In Europa la nuova Commissione guidata da Ursula von der Leyen ha annacquato il Green Deal e gli obiettivi di transizione energetica. Negli Stati Uniti, il nuovo presidente Donald Trump è un nemico di quella che definisce «ideologia green», nonostante il suo braccio destro Elon Musk sia il maggiore produttore al mondo di auto elettriche.
IL COORDINAMENTO FREE SI RIVOLGE direttamente alle comunità locali, più che alla politica. «Per centrare l’obiettivo europeo di riduzione del 40 per cento delle emissioni di CO2 entro il 2030 l’Italia dovrà installare oltre 70 Gigawatt di nuova capacità rinnovabile elettrica, ridurre drasticamente i consumi energetici e sostituire progressivamente i combustibili fossili nei settori termico e dei trasporti, ma tutto ciò sarà possibile solo con il coinvolgimento attivo dei cittadini», dice il presidente Attilio Piattelli. «Il Green Energy Day nasce proprio per questo motivo: offrire strumenti di conoscenza, promuovere il dialogo e abbattere le resistenze culturali e territoriali che ancora frenano la transizione».
UNA DELLE POSSIBILITA’ PER RIDURRE il consumo di suolo e sviluppare l’agricoltura sono gli impianti agrifotovoltaici come quello di Scalea, che consentono di coltivare sotto i pannelli solari. Secondo il Renewable Energy Report 2021 del Politecnico di Milano, per installare i 30 Gigawatt di fotovoltaico previsti dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), al nostro Paese basterebbero lo 0,36 per cento delle aree agricole messe a coltura.
UN’ALTRA FRONTIERA È QUELLA della elettrificazione dei processi produttivi. La Commissione europea ha come obiettivo che entro il 2040 il 51 per cento dell’energia complessiva dovrà essere prodotta con l’elettricità e non con il gas, anche per ridurre le emissioni nell’atmosfera di anidride carbonica (CO2), il principale gas responsabile del riscaldamento globale. In Italia attualmente questa percentuale è del 23 per cento. Per questo molte aziende stanno investendo in tecnologie che consentono di ridurre il consumo di gas nei processi industriali, passando all’energia elettrica. Si tratta di impianti di compressione del vapore o con tecnologia solare a concentrazione, macchinari che recuperano i fumi della produzione o il calore che si disperde nei processi di raffreddamento, batterie che accumulano il calore dei pannelli solari e pompe di calore. Sono tutti sistemi che funzionano molto bene a temperature non molto elevate, fino a 120 gradi circa. Gli esperti spiegano che in teoria si potrebbero elettrificare anche i processi produttivi che hanno bisogno di temperature molto elevate, come le acciaierie a caldo dove si lavora fino a 1200 gradi, ma in questo caso i costi sono ancora proibitivi.
ANCHE SE L’ITALIA È LA PRINCIPALE produttrice in Europa di queste tecnologie, la percentuale di aziende che le hanno acquistate è ancora bassa, circa il 3 per cento. «Le aziende italiane dovrebbero capire che per migliorare la sicurezza energetica dovrebbero passare all’energia elettrica, è l’unico modo per emanciparsi dalla volatilità dei prezzi e dagli shock legati alla fornitura di gas», sostiene Carolina Bedocchi, ricercatrice di Ecco, un think tank che si occupa di transizione energetica. Secondo gli esperti di Ecco, i settori industriali che utilizzano il calore a temperature medio-basse, fino a 150 gradi, potrebbero elettrificare completamente la produzione sfruttando le tecnologie esistenti. Le difficoltà sono legate al costo degli impianti, ai rincari dell’energia elettrica, alle politiche fiscali che non agevolano il passaggio dal gas all’elettrico e, infine, alla resistenza di molti imprenditori al cambiamento.
GLI ESEMPI POSITIVI COMUNQUE non mancano. In Lombardia, la cooperativa Santangiolina, un caseificio a conduzione semifamiliare con 200 soci allevatori che producono il Grana Padano, sotto la guida di Enersem, una società del Politecnico di Milano, ha installato degli impianti per il recupero del calore prodotto dal processo di raffreddamento del siero per riscaldare il latte prima della fase di cottura. In questo modo è riuscita a ridurre del 60 per cento i consumi di energia elettrica e di gas, che serve a produrre il vapore che serve per la fermentazione dei formaggi.
A SAN NICOLA D’ARCIDANO, in provincia di Oristano, la Fanari Formaggi, un caseificio a conduzione familiare che lavora il latte di capra e di pecora fornito da 180 pastori della zona, ha realizzato il primo impianto in Italia con tecnologia solare a concentrazione. Si estende su mille metri quadrati di terreni e direziona i raggi del sole con alcuni specchi per concentrare i fasci di luce su dei tubi dell’acqua e produrre vapore, che viene usato per riscaldare fino ai 38 gradi un ambiente dove avviene la cosiddetta «stufatura» dei formaggi, un processo necessario a completare la fermentazione. Durante l’inverno, quando il calore del sole non è sufficiente a produrre vapore, l’acqua calda è utilizzata per il riscaldamento. Il caseificio è inoltre alimentato con i pannelli fotovoltaici installati sul tetto.
A FAENZA, IN EMILIA ROMAGNA, il consorzio cooperativo Caviro, che raccoglie le uve di 12.500 mila produttori locali per produrre diversi vini – il più famoso di tutti è il Tavernello – ha investito 9 milioni di euro per aprire un impianto di biometano, alimentato dai reflui delle attività di distillazione e della filiera agroindustriale del territorio. Inoltre, produce materia prima e seconda per diversi settori industriali, dall’alimentare alla farmaceutica, con i sottoprodotti della produzione del vino. In questo modo riesce a riciclare tutti gli scarti di produzione, trasformandoli in energia termica ed elettrica, garantisce un ulteriore guadagno ai viticoltori e produce un gas che non deriva da combustibili fossili.
TRA CHI HA ADERITO AL «GREEN DAY» c’è anche il Dds, un complesso sportivo a Settimo Milanese che ha optato per un’altra fonte rinnovabile: la geotermia a bassa entalpia, cioè il calore del sottosuolo estratto nel primo strato di superficie. Ha costruito un impianto geotermico all’avanguardia per il riscaldamento, con due pompe di calore alimentate da tre pozzi geotermici. La geotermia a bassa entalpia è molto meno invasiva di quella ad alta entalpia, cioè con i pozzi che vanno a profondità anche di diversi chilometri, ed è considerata un’alternativa ai climatizzatori elettrici e ai vecchi impianti di riscaldamento a gas comunemente utilizzati in abitazioni e uffici, che contribuiscono in gran parte all’inquinamento cittadino a causa delle emissioni di CO2 e di polveri sottili come il Pm2,5 e il Pm10.
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