DA DOVE VIENE L’IMPUNITÀ CON CUI ISRAELE STA ESEGUENDO LA MATTANZA DI GAZA? da IL MANIFESTO
Operazione Piombo impunito
UN ARTICOLO DELLO SCRITTORE URUGUAIANO PUBBLICATO NEL 2009. Da dove viene l’impunità con cui Israele sta eseguendo la mattanza di Gaza? Il governo spagnolo non avrebbe potuto bombardare impunemente il Paese Basco per sconfiggere l’Eta, né il governo britannico avrebbe potuto radere al suolo l’Irlanda per liquidare l’Ira
Eduardo Galeano 2009
Questo articolo dello scrittore Eduardo Galeano è stato pubblicato sul manifesto del 15 gennaio 2009, durante l’operazione militare israeliana Piombo Fuso che durò dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009, con l’obiettivo di colpire Hamas nella Striscia di Gaza, e fece 1.400 morti. Di ciò che è scritto quasi niente sembra superato.
Per giustificarsi, il terrorismo di stato fabbrica terroristi: semina odio e raccoglie pretesti. Tutto indica che questa macelleria di Gaza, che secondo gli autori vuole sconfiggere i terroristi, riuscirà a moltiplicarli.
Dal 1948 i palestinesi vivono una condanna all’umiliazione perpetua. Senza permesso non possono nemmeno respirare. Hanno perso la loro patria, la loro terra, l’acqua, la libertà, tutto. Non hanno nemmeno il diritto di eleggere i propri governanti. Quando votano chi non devono, vengono castigati. Gaza viene castigata. Si è trasformata in una trappola per topi senza uscita da quando Hamas vinse limpidamente le elezioni nell’anno 2006. Qualcosa di simile era accaduto nel 1932, quando il Partito Comunista aveva trionfato nelle elezioni in Salvador. Inzuppati nel sangue, i salvadoregni espiarono la loro cattiva condotta e da allora vivono sottomessi a dittature militari. La democrazia è un lusso che non tutti meritano.
SONO FIGLI dell’impotenza i razzi caserecci che i militanti di Hamas, rinchiusi a Gaza, sparano con mira pasticciona sopra le terre che erano state palestinesi e che l’occupazione israeliana ha usurpato. E la disperazione, al limite della pazzia suicida, è la madre delle spacconate che negano il diritto all’esistenza di Israele, urla senza alcuna efficacia, mentre una molto efficace guerra di sterminio sta negando, da anni, il diritto all’esistenza della Palestina.
Già non ne resta molta, di Palestina. Passo dopo passo Israele la sta cancellando dalla mappa. I coloni invadono e dietro di loro i soldati modificano la frontiera. I proiettili sacralizzano il furto, in legittima difesa. Non c’è guerra aggressiva che non dica d’essere guerra difensiva. Hitler invase la Polonia per evitare che la Polonia invadesse la Germania. Bush invase l’Iraq per evitare che l’Iraq invadesse il mondo. In ognuna delle sue guerre difensive Israele ha inghiottito un altro pezzo di Palestina e il pasto continua. Il divorare si giustifica con i titoli di proprietà che la Bibbia ha assegnato, per i duemila anni di persecuzioni che il popolo ebreo ha sofferto e per il panico causato dai palestinesi che hanno davanti.
ISRAELE È IL PAESE che non adempie mai alle raccomandazioni e nemmeno alle risoluzioni delle Nazioni unite, che non si adegua mai alle sentenze dei tribunali internazionali, che si fa beffe delle leggi internazionali ed è anche il solo paese che ha legalizzato la tortura dei prigionieri.
Chi gli ha regalato il diritto di negare tutti i diritti? Da dove viene l’impunità con cui Israele sta eseguendo la mattanza di Gaza? Il governo spagnolo non avrebbe potuto bombardare impunemente il Paese Basco per sconfiggere l’Eta, né il governo britannico avrebbe potuto radere al suolo l’Irlanda per liquidare l’Ira. Forse la tragedia dell’Olocausto comprende una polizza di impunità eterna? O quella luce verde proviene dalla potenza più potente, che ha in Israele il più incondizionato dei suoi vassalli?
L’ESERCITO ISRAELIANO, il più moderno e sofisticato del mondo, sa chi uccide. Non uccide per errore. Uccide per orrore. Le vittime civili si chiamano danni collaterali, secondo il dizionario di altre guerre imperiali. A Gaza, su ogni dieci danni collaterali tre sono bambini. E sono migliaia i mutilati, vittime della tecnologia dello squartamento umano che l’industria militare sta saggiando con successo in questa operazione di pulizia etnica.
E come sempre, è sempre lo stesso: a Gaza, cento a uno. Per ogni cento palestinesi morti, un israeliano. Gente pericolosa, avverte l’altro bombardamento, quello a carico dei mezzi di manipolazione di massa, che ci invitano a credere che una vita israeliana vale quanto cento vite palestinesi. Questi media ci invitano a credere che sono umanitarie anche le duecento bombe atomiche di Israele e che una potenza nucleare chiamata Iran è stata quella che ha annichilito Hiroshima e Nagasaki.
È la cosiddetta comunità internazionale, ma esiste? È qualcosa di più di un club di mercanti, banchieri e guerrieri? È qualcosa di più di un nome d’arte che gli Stati uniti si mettono quando fanno teatro?
Davanti alla tragedia di Gaza l’ipocrisia mondiale brilla una volta di più. Come sempre l’indifferenza, i discorsi inutili, le dichiarazioni vuote, le declamazioni altisonanti, i comportamenti ambigui rendono omaggio alla sacra impunità. Davanti alla tragedia di Gaza i paesi arabi si lavano le mani. Come sempre. E come sempre i paesi europei se le fregano.
LA VECCHIA EUROPA, tanto capace di bellezza e di perversione, sparge una lacrima o due mentre segretamente celebra questo colpo maestro. Perché la caccia agli ebrei è sempre stata un’abitudine europea, ma da mezzo secolo questo debito storico viene fatto pagare ai palestinesi, che pure sono semiti e non sono mai stati, e non sono, antisemiti. Essi stanno pagando, in sangue contante e sonante, un conto altrui.
(Questo articolo è dedicato ai miei amici ebrei assassinati dalle dittature latinoamericane sostenute da Israele)
La guerra si allarga ma anche la furia contro Netanyahu
ISRAELE. Le guerre «ordinarie» non sono mai state lieti eventi. Ma quella attuale è tragica. Non solo per i suoi effetti, ma anche per la crisi politica, economica e morale che Israele sta attraversando
Zvi Schuldiner 02/11/2023
Le guerre «ordinarie» non sono mai state lieti eventi. Ma quella attuale è tragica. Non solo per i suoi effetti, ma anche per la crisi politica, economica e morale che Israele sta attraversando. La guerra visibile infuria soprattutto a Gaza e dintorni ma il suo impatto colpisce anche i territori occupati e l’intera regione. L’estrema destra israeliana da un lato intensifica la sua azione colonizzatrice in Cisgiordania, dall’altro utilizza il controllo del ministero delle finanze per i propri scopi e già punta il dito contro i «colpevoli».
Nella parte meridionale di Israele, vicino alla Striscia di Gaza, ci sono pochi kibbutz. Oltre a qualche centro con abitanti molto poveri, in questi kibbutz non pochi abitanti facevano parte della sinistra moderata, alcuni anche della sinistra più radicale.
Non è accettabile accusare i morti, eppure già c’è chi punta il dito: alcune spie pro-Hamas avrebbero fatto parte della sinistra del sud del paese. Altri spiegano alla gente che è stata la debolezza di tanti – compreso il premier Netanyahu – a portare al disastro.
Torniamo sul rapporto tra Netanyahu e Hamas. Più volte in precedenza sul manifesto ho sottolineato il rapporto di forze e le reciproche «convenienze» che hanno caratterizzato i rapporti tra il premier Netanyahu e Hamas, un’organizzazione terroristica fondamentalista. Intorno al 1979 venne a casa mia, come spesso faceva, un caro amico palestinese, che era stato un giovane del Partito comunista nel 1948. Questa volta recava un messaggio molto problematico. Tornava da una visita a Gaza e mi diceva che gli israeliani stavano reprimendo i comunisti e gli attivisti dell’Olp e che incoraggiavano i leader religiosi palestinesi, alternativa fondamentalista alla leadership palestinese dell’epoca. Discutemmo. Mi ci volle del tempo per convincermi. Dopo aver dichiarato che avrebbe distrutto Hamas, di norma il governo Netanyahu non ha cercato di spazzare via l’organizzazione. Ma le risposte militari alle azioni di Hamas sono sempre state pagate dalle vittime palestinesi degli attacchi militari israeliani.
Accordi segreti con il Qatar e altri hanno significato importanti apporti economici che hanno aiutato Hamas a evitare il malcontento della popolazione palestinese, quando non poteva dimostrare di essere più efficiente del governo dell’Olp, rovesciato con la violenza nel 2007. Gli accordi con gli israeliani hanno permesso a migliaia di palestinesi di tornare a lavorare in Israele, aiutando così da un lato le necessità dell’economia israeliana, affamata di manodopera a basso costo, ma anche e in maniera significativa la popolazione palestinese impoverita della Striscia di Gaza.
E i palestinesi e la Cisgiordania? Un colono israeliano morto o una pietra lanciata contro un’auto di israeliani contribuiscono a rafforzare le voci dei coloni che gridano alla perdita delle condizioni di «sicurezza» in Cisgiordania. Diversi leader dei coloni israeliani erano noti interpreti del ruolo di «poveri umili coloni che i terribili palestinesi vogliono uccidere».
Tante lamentele e minacce frutto di un demagogico nazionalismo rivolto verso un governo di destra accusato di non saper difendere gli israeliani che combattono per i sacri obiettivi di liberare la «terra promessa da Dio».
Nel nuovo governo – comprendente fondamentalisti la cui ideologia d’estrema destra ha forti radici nel razzismo che nella sua versione anti-ebraica aveva portato all’Olocausto nella seconda guerra mondiale – ecco gli ebrei che sapranno redimere la Terra santa.
Mentre non pochi ufficiali fondamentalisti si sono arruolati nelle forze armate e diffondono non solo lo «spirito di Dio» ma anche slogan militanti fascisti, nella nuova coalizione spiccano due ministri: il ministro della polizia Itamar Ben Gvir, noto come importante esponente dell’ideologia di destra e soprattutto il nuovo ministro delle finanze Bezalel Smothrich, al quale niente importa di più che continuare a erogare fondi per la colonizzazione e vari progetti fascisti mentre con vari pretesti continua a non erogare i fondi – pur già stanziati – agli insediamenti arabo-israeliani.
Dipendente come sono ormai dai notiziari televisivi, vedo due o tre casi al giorno di storie terribili sugli ostaggi. Bambini di due o tre anni, donne giovani, anziane, ragazzi, vecchi, israeliani, thailandesi lavoratori agricoli o impegnati nell’assistenza domiciliare. La liberazione di oltre 230 di loro era una delle promesse dell’attuale azione militare. Ma ogni giorno diventa più chiaro che probabilmente pochi torneranno e molti moriranno.
La rabbia contro il governo è diffusa. La furia popolare ha cacciato i pochi ministri che hanno osato affacciarsi, ad esempio, negli ospedali e nei centri di assistenza.
Ma l’ira è cresciuta enormemente quando la famiglia «reale» ha esagerato.
Dopo un vacuo discorso televisivo da parte di Netanyahu con la presenza simbolica e stupida del ministro della difesa Yoav Galant e del generale Benny Gantz, grande promessa dell’opposizione moderata, il premier è riuscito a rispondere solo con balbettii ad alcune domande. A quanto pare, è stato sotto l’influenza della moglie o dei consiglieri che il premier, dopo la mezzanotte, aveva inviato un messaggio pubblico che gettava sull’esercito e sui servizi segreti tutta la colpa del sanguinoso attacco del 7 ottobre… Netanyahu non sapeva nulla; il grande capo, il re è innocente e tutti gli altri sono colpevoli. Era l’una di notte, le forze israeliane stavano già rischiando la vita dei soldati, e Netanyahu cercava di continuare a salvare non certo il paese, ma il suo futuro già oscuro. L’incredibile furia scatenata dal suo tweet lo ha indotto a cancellarlo dieci ore dopo. Si è scusato, ma ecco un ulteriore atto di quella che molti vedono già come una specie di famiglia Ceausescu.
I tanti morti israeliani hanno anticipato un numero molto maggiore di vittime palestinesi in questi giorni. Le immagini terribili di bambini e adulti israeliani uccisi sembrano già anticipare le morti violente di tanti palestinesi. Non si tratta solo di una conta dei morti, ma anche di una considerazione necessaria: l’orrore e la vendetta stanno rendendo ancora più remota la possibilità di un futuro accordo di pace.
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