CORRUZIONE, ITALIA BOCCIATA DALL’ULTIMO REPORT UE da IL FATTO
Corruzione, Italia bocciata dall’ultimo report europeo
La stroncatura – L’organismo del Consiglio d’Europa: “Preoccupa l’abolizione dell’abuso d’ufficio. Dicotomia tra l’impegno di forze dell’ordine e nuove norme”
Antonella Mascali 29 Agosto 2024
La malattia del nostro Paese è sempre la stessa, si chiama corruzione, accompagnata dall’irrisolto conflitto di interessi.
“L’Italia deve prendere misure decise per prevenire la corruzione”, si legge nel rapporto di Greco, il gruppo anticorruzione del Consiglio d’Europa, che anche quest’anno ci bacchetta, pure di più, dato che è stato abolito il reato d’abuso d’ufficio.
Desolante il resoconto di quanto hanno riferito esponenti della società civile, che il Greco ha ascoltato per stilare il proprio rapporto. È stato detto che l’Italia è “gravemente colpita dalla corruzione”. Diversi soggetti “hanno sottolineato che la lotta alla corruzione e i conflitti di interessi non costituiscono più un elemento chiave del dibattito pubblico e politico, come si è visto nell’ultima campagna elettorale nazionale”. Ed esiste una dicotomia tra l’impegno delle forze dell’ordine “molto attive nella lotta alla corruzione” e “i recenti sviluppi legislativi che potrebbero destare preoccupazioni”, come “la proposta di legge per l’abolizione del reato di abuso d’ufficio (il rapporto è stato scritto prima dell’approvazione a luglio della riforma Nordio, ndr)”.
A indebolire la lotta alla corruzione c’è anche “una recente riforma legislativa” che ha “invertito l’onere della prova nei conflitti di interessi all’interno del Codice dei contratti pubblici, sviluppo criticato da molti degli interlocutori”.
Il Greco, dunque, chiede misure “chiare ed esaustive” per la prevenzione di potenziali conflitti d’interessi “delle persone che ricoprono incarichi esecutivi di alto livello”, a cominciare dal presidente del Consiglio e ministri, commissari straordinari governativi, vertici delle forze di polizia.
Cosa non si fa e, invece, si dovrebbe fare? “Controlli periodici dell’integrità” e “un’analisi sistemica dei rischi di corruzione”. Ci vuole un codice “che deve essere reso pubblico e contenere norme chiare relative ai conflitti di interessi e ad altre questioni di integrità, come regali, contratti con lobbisti e terzi in generale, attività esterne, contratti con autorità statali”. I controlli devono avere anche eventuali conseguenze: va previsto “un meccanismo credibile ed efficace di supervisione e di sanzioni”. Anche se “l’Italia dispone di un quadro normativo di dimensioni considerevoli in materia di prevenzione e lotta alla corruzione”, il moltiplicarsi di norme risulta “confuso, complicato da applicare”, soprattutto rispetto “alla regolamentazione dei conflitti di interesse”. In questo campo ci sono gravi lacune: abbiamo norme che riguardano “diverse categorie di funzionari” ma “i consulenti dei ministeri non sono soggetti ad alcuno di questi regimi” e, come se non bastasse, “ai ministri e ai loro consulenti si applicano diversi regimi relativi alle comunicazioni finanziarie” che non sempre “sono soggette a una revisione sostanziale da parte di un’autorità indipendente”.
Il Greco torna a chiedere anche “chiarezza sui contratti fra i vertici del governo e i lobbisti, e con qualsiasi soggetto terzo che cerchi di influenzare le attività legislative e le altre attività del governo”. Inoltre, entra nel dettaglio sul deficit di regole per regali e collaborazioni esterne di chi lavora nel governo: ci vuole “un regolamento completo sui regali e sugli altri benefici sotto forma di una guida, di taglio pratico, con l’obbligo di segnalare i regali e gli altri benefici e di rendere queste informazioni disponibili al pubblico con una tempistica opportuna”. Tutti i membri degli Uffici di diretta collaborazione con il governo dovrebbero “avere il permesso di accettare o di mantenere incarichi esterni, retribuiti o non retribuiti, lavori, posizioni amministrative o altre mansioni retribuite solo dopo aver ricevuto un’autorizzazione per iscritto”.
Per quanto riguarda le forze dell’ordine, il Greco è “preoccupato per la scarsa rappresentanza femminile, soprattutto a livello dirigenziale”. Polizia, carabinieri e Gdf “dispongono di un solido sistema di prevenzione e gestione dei rischi per l’integrità che potrebbe essere migliorato” garantendo più trasparenza per “promozioni” e “trasferimenti”.
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