COMPLICI DI UNO STATO FUORILEGGE da IL MANIFESTO e AMNESTY INTERNATIONAL
Complici di uno Stato fuorilegge
Israele e l’Occidente. Dietro l’escalation in Cisgiordania c’è assai di più della «lotta al terrorismo» palestinese o iraniano. C’è il progetto di arrivare all’annessione della West Bank e di tutte le terre bibliche di Giudea e Samaria
Alberto Negri 30/08/23024
Israele è uno «stato canaglia» o fuorilegge che minaccia la pace mondiale? Si direbbe che lo è diventato, violando per decenni le leggi internazionali e stando anche a quanto scrive in una recente lettera indirizzata al premier Netanyahu lo stesso capo dei servizi dello Shin Bet, Ronen Bar. Avvisando del pericolo rappresentato dai coloni israeliani armati, Bar afferma che «le armi ai civili sono state distribuite legalmente dallo stato israeliano».
Le forze armate israeliane, finanziate e rifornite a piene mani dagli Usa ma anche dagli europei e dall’Italia, hanno per altro inquadrato i coloni in una nuova unità la Desert Frontier Unit che recluta i suoi membri tra i più estremisti della destra israeliana. Dietro l’escalation in Cisgiordania c’è assai di più della «lotta al terrorismo» palestinese o iraniano. C’è il progetto di arrivare all’annessione della West Bank e di tutte le terre bibliche di Giudea e Samaria.
Anzi tra gli arabi c’è chi parla di un «terrorismo israeliano sostenuto dallo stato» con l’obiettivo di spaventare le popolazioni locali palestinesi, distruggere le loro proprietà e trasferirle in enclave isolate e assediate.
Al massacro di oltre 40mila abitanti di Gaza, si è aggiunto il massacro della Cisgiordania che come scriveva ieri Chiara Cruciati è la vera posta in gioco per Israele. La guerra a Gaza sta facendo da copertura per le costanti violenze e la continua espansione israeliana nella Cisgiordania occupata. Il ministro delle finanze israeliano di estrema destra, Bezalel Smotrich, ha annunciato nuovi progetti per espandere gli insediamenti nei territori palestinesi occupati, ignorando il diritto internazionale e il recente verdetto della Corte internazionale di giustizia secondo cui la presenza di Israele in quelle aree è illegale.
Israele persegue da decenni una politica di espansione in Cisgiordania, ma i vari governi hanno usato tattiche diverse. La coalizione di estrema destra oggi al potere ha accelerato il processo di occupazione della terra araba, con l’obiettivo di formalizzare quella che da tempo è una realtà di fatto.
Altro che due popoli e due stati, formula logora e sfiancante che serve soltanto alla diplomazia occidentale per trarsi d’impaccio ed eludere le domande scomode. Lo stato palestinese è stato fatto a brandelli. Ridotto da una parte a Gaza, prima una prigione a cielo aperto trasformata adesso in un poligono di tiro dell’Idf; dall’altra a una Cisgiordania che confina i palestinesi in una sorta di bantustan dove per loro, assediati dagli insediamenti ebraici e dai coloni armati, c’è sempre meno spazio, con l’obiettivo evidente di soffocarli e compiere un pulizia etnica senza ritorno. È a questi metodi da stato fuorilegge, contro ogni convenzione internazionale, quello cui assistiamo da anni senza fare nulla e di cui anzi siamo complici morali e materiali, giustificando sempre Israele e aiutandolo nel suo processo di colonizzazione. Arrivano oggi tardive prese di posizione americane contro i coloni che resteranno, come sempre è accaduto, lettera morta.
I fatti ci raccontano tutta un’altra storia. Dal 7 di ottobre in Cisgiordania ci sono stati oltre 650 morti e 10mila arresti tra i palestinesi. Gli attacchi dei coloni sono stati 1.200 con più di 120 morti. Secondo l’organizzazione Peace Now in pochi mesi Israele si è impadronito di 24 chilometri quadrati di territorio palestinese, più di quanto ne abbia sottratto negli ultimi vent’anni. L’esercito israeliano e i coloni da ottobre scorso hanno distrutto oltre 1.400 case e infrastrutture lasciando senza abitazione e un rifugio almeno 3.200 palestinesi. A loro posto in meno di un anno sono stati creati 44 avamposti di coloni, cinque volte di più che negli anni precedenti.
Israele sfrutta la guerra a Gaza per regolare vecchi conti coloniali in Cisgiordania, imponendo la sua sovranità, legittimando gli insediamenti e cacciando i palestinesi. L’attuale governo israeliano, di cui oltre a Smotrich fa parte Itamar Ben Gvir, ministro della sicurezza nazionale e anche lui esponente dei coloni di estrema destra, ha dato un contributo decisivo a questa politica. I due hanno fatto pressioni per aumentare gli insediamenti come tappa verso una piena annessione, e sono stati premiati da Netanyahu con maggiori poteri sulla Cisgiordania.
Così i coloni, godendo di una piena copertura politica da parte di questo governo, continuano a tormentare i palestinesi per cacciarli dalle loro terre, compiendo azioni di pulizia etnica con il sostegno dell’esercito, esattamente come ci racconta non uno qualunque ma proprio il capo dello Shin Bet che un tempo andava a Gaza a caccia dei capi di Hamas e in Cisgiordania soffocava la seconda Intifada.
In tutto questo noi qui in Occidente permettiamo a Israele di farla sempre franca. Quando qualcuno si spinge un po’ in là nelle critiche scatta l’accusa di antisemitismo. Oppure viene ridicolizzato come ha fatto il ministro degli esteri italiano con l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, quando ha chiesto agli stati membri di valutare sanzioni contro alcuni ministri israeliani per aver espresso «messaggi di odio» contro i palestinesi che si ritiene possano violare il diritto internazionale. Israele, secondo i nostri politici, può permettersi tutto quello che vuole.
La violenza mortale dei coloni israeliani
Amnesty International 22/04/2024
Amnesty International ha denunciato oggi un’allarmante aumento della violenza dei coloni israeliani contro i palestinesi della Cisgiordania occupata, ribadendo l’urgente necessità che gli insediamenti, che sono illegali, siano smantellati e che cessino l’occupazione israeliana dei Territori occupati palestinesi e il sistema di lunga data di apartheid.
Tra il 12 e il 16 aprile, centinaia di coloni israeliani hanno scatenato una violenza mortale contro i villaggi palestinesi della Cisgiordania, tra i quali al-Mughayyir, Duma, Deir Dibwan, Beitin e Aqraba. I coloni hanno dato fuoco ad abitazioni, alberi e automobili. Quattro palestinesi sono stati uccisi dai coloni o dai soldati israeliani: il diciassettenne Omar Hamed nei pressi di Ramallah, due uomini nei pressi di Nablus e, il 20 aprile, un paramedico sempre nei pressi di Nablus.
Nei video verificati dal Crisis Evidence Lab di Amnesty International si vedono le forze israeliane assistere senza intervenire agli attacchi dei coloni a Deir Dibwan, nei pressi di Ramallah. Secondo testimonianze raccolte dall’organizzazione per i diritti umani, nei villaggi di Aqraba e Kufr Maliq i soldati hanno persino preso parte agli attacchi.
“La recente, spaventosa ondata di violenza dei coloni fa parte di una campagna, che va avanti da decenni ed è sostenuta dallo stato israeliano, per spossessare, sfollare e opprimere i palestinesi della Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est occupata, nell’ambito del sistema israeliano di apartheid. Le forze israeliane sono note per favorire la violenza dei coloni ed è oltraggioso che ancora una volta siano state a guardare e, in alcuni casi, abbiano preso parte a quegli attacchi brutali”, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.
“Costruire insediamenti nei Territori palestinesi occupati è un’evidente violazione del diritto internazionale e costituisce un crimine di guerra. La violenza è funzionale all’istituzione e all’espansione degli insediamenti e al mantenimento del sistema di apartheid. È giunto il momento che il mondo riconosca questa situazione e prema sulle autorità israeliane affinché rispetti il diritto internazionale ponendo immediatamente fine all’espansione degli insediamenti e rimuovendo tutti quelli esistenti”, ha aggiunto Morayef.
La violenza dei coloni è drammaticamente aumentata negli ultimi sei mesi. Gli ultimi attacchi sono iniziati dopo che un ragazzo israeliano quattordicenne, Binyamin Ahimeir, dell’avamposto illegale di Mal’achei Hashalom, a nordest di Ramallah, è stato ritrovato morto il 13 aprile.
La violenza dei coloni sostenuta dallo stato
I video di quanto accaduto a Deir Dibwan il 13 aprile, verificati da Amnesty International, mostrano i soldati israeliani assistere alla vandalizzazione di proprietà palestinesi. Nelle immagini diffuse dall’organizzazione non governativa israeliana Yesh Din si vedono due persone entrare in un garage e dare fuoco a un’automobile mentre due soldati israeliani stanno a guardare. I soldati poi non intervengono quando i coloni israeliani ostruiscono la strada principale verso il villaggio. In un ulteriore video, si vedono civili palestinesi lanciare pietre ai soldati e si sentono rumori di colpi di pistola.
In un altro attacco nel villaggio di Khirbet Twayyil, nei pressi di Aqraba, a sud di Nablus, due giovani palestinesi, Abd Al-Rahman Bani Fadel e Mohammed Bani Jami’, vengono uccisi dopo che – secondo quanto riferito dal sindaco di Aqraba, Salah Bani Jaber – i coloni aprono il fuoco contro di loro. In un post sui social media le forze israeliane hanno dichiarato che un’indagine preliminare ha escluso la loro responsabilità nelle due uccisioni. Video verificati da Amnesty International confermano che i soldati israeliani erano presenti sul posto e mostrano un gruppo di palestinesi che fugge mentre si sentono rumori di spari.
Secondo fonti di stampa, nel corso dell’attacco contro il villaggio di al-Mughayyir, nei pressi dell’avamposto illegale di Mal’achei Hashalom, 25 palestinesi sono stati feriti da proiettili veri e sono state date alle fiamme abitazioni e automobili. Un uomo, Jihad Afif Sedqui Abu Aliah, è morto negli scontri successivi.
Immagini pubblicate sulle piattaforme social il 12 aprile e verificate da Amnesty International mostrano coloni israeliani circondare una proprietà nel villaggio e attaccare i palestinesi che si erano rifugiati sul tetto.
Gli attacchi dei coloni israeliani contro i palestinesi della Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est occupata, erano già sistematici prima del 7 ottobre ma da allora sono aumentati. Secondo l’organizzazione non governativa B’Tselem, da allora la violenza dei coloni ha causato lo sfollamento di quasi 20 comunità.
Molti dei villaggi attaccati negli ultimi giorni ospitano beduini palestinesi costretti dalla violenza dei coloni ad abbandonare le proprie comunità situate a nordest di Ramallah.
“È dal 2018 che i coloni ci attaccano, ma dal 7 ottobre è peggio. Ovunque andiamo, vengono e ci costringono nuovamente ad andar via. Chi viene a trovarci ci dice di restare saldi, ma come possiamo restare saldi se i nostri mezzi di sussistenza e i nostri figli sono in pericolo? C’è una politica sistematica che autorizza i coloni ad attaccare i villaggi e a distruggere tutto e nessuno fa niente per fermarli”, ha dichiarato una donna sfollata da Al-Mu’arrajat.
A febbraio il governo statunitense, seguito da quelli di Londra e Parigi, ha imposto sanzioni su quattro coloni israeliani accusati di aver preso parte agli attacchi in Cisgiordania. Ulteriori sanzioni sono state ordinate dal presidente Biden il 19 aprile.
“Questi ultimi attacchi sono il segnale che imporre sanzioni su singoli individui non serve per affrontare le cause di fondo della violenza, come l’incessante espansione degli insediamenti, l’occupazione e il sistema di apartheid”, ha commentato Morayef.
“Non affrontare queste cause di fondo e non chiamare Israele a rispondere delle violazioni del diritto internazionale non fa altro che mandare avanti lo spossessamento e l’oppressione ai danni dei palestinesi”, ha concluso Morayef.
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