AUTONOMIA DIFFERENZIATA, PER SVIMEZ RISCHIO FRAMMENTAZIONE da IL MANIFESTO e ADNKRONOS
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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AUTONOMIA DIFFERENZIATA, PER SVIMEZ RISCHIO FRAMMENTAZIONE da IL MANIFESTO e ADNKRONOS

Autonomia differenziata, per Svimez «rischio frammentazione»

RIFORME. Svimez 2023: «Pnrr senza strategia»

L’Istat ha tagliato le stime sulla crescita dell’economia italiana: nel 2024 sarà dello 0,7%, come quest’anno. E per Svimez, al Sud sarà dimezzata: 0,4%. Nel rapporto 2023, presentato ieri a Roma, la Svimez sostiene che il Pnrr eviterà la recessione al Sud in entrambi gli anni di previsione: -0,6% e -0,7% il Pil del Mezzogiorno nel 2024 e nel 2025 «senza Pnrr». Ma il punto è: sarà in grado un governo di garantire come promesso gli investimenti?

Per le opposizioni il rapporto è la prova del fallimento del governo Meloni. Per il ministro delegato al Pnrr Raffaele Fitto, non è così perché i dati del rapporto si riferiscono al 2022, quelli della povertà assoluta in aumento, quando il governo era entrato appena in carica. Basta aspettare i prossimi. E si capiranno le sue responsabilità. Per Fitto «il rapporto conferma la diagnosi del governo che ha denunciato la grande difficoltà di spesa delle amministrazioni centrali e regionali nel Mezzogiorno e soprattutto l’inefficacia della stessa».

Svimez segnala il problema l’ipercentralizzazione operata, tramite il Pnrr, di politiche la «Zes Unica». «A metà del guado del piano, non c’è da essere soddisfatti e manca una strategia con obiettivi precisi» ha detto il presidente Svimez Adriano Giannola.

Forte è la denuncia dell’autonomia differenziata. Per la Svimez c’è il rischio di frammentazione. Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna tratterrebbero 30% del gettito nazionale Irpef. Il 90% nel Veneto, tra il 70 e l’80% Lombardia e Emilia-Romagna.

Ocse, rallenta la crescita dell’Italia: pil frena a +0,7% nel 2023 e 2024

Riviste al ribasso le stime dell’anno in corso, inizialmente indicate a +0,8%. Lieve ripresa dell’1,2% solo nel 2025

Redazione Adnkronos  5 DICEMBRE 2023

Rallenta la crescita dell’Italia, pil frena allo 0,7% nel 2024: i dati Ocse

Rallenta la crescita dell’economia italiana. Nel 2023 il pil registrerà un aumento del pil dello 0,7%, mantenendo lo stesso passo nel 2024 per poi risalire all’1,2% nel 2025. E’ la previsione contenuta dall’ultimo Economic Outlook dell’Ocse che rivede al ribasso le stime per il pil dell’anno in corso, inizialmente indicate a +0,8%. “La bassa crescita salariale e l’elevata inflazione hanno eroso i redditi reali, le condizioni finanziarie si sono inasprite e la maggior parte del sostegno fiscale eccezionale ha riguardato la crisi energetica è stata superata, pesando sui consumi privati e sugli investimenti”.

“Il previsto calo dell’inflazione, i tagli mirati delle imposte sul reddito e la ripresa degli investimenti pubblici legati ai fondi New Generation EU (NGEU) compenseranno solo in parte – sottolinea l’Ocse- questi ostacoli. I rischi sono orientati al ribasso. Il principale rischio al ribasso è un inasprimento delle condizioni finanziarie maggiore del previsto a causa della politica monetaria più restrittiva dell’area euro o di un aumento del premio per il rischio sui titoli di Stato italiani”.

Crescita globale rimane modesta

Anche la crescita globale è destinata a rimanere modesta, con l’impatto del necessario inasprimento della politica monetaria, della debolezza del commercio e del calo della fiducia delle imprese e dei consumatori che si fa sempre più sentire. E’ prevista una crescita del pil mondiale del 2,9% nel 2023, seguita da un lieve rallentamento al 2,7% nel 2024 e da un lieve miglioramento al 3,0% nel 2025. Si prevede che l’Asia continuerà a rappresentare la maggior parte della crescita globale nel 2024-25, come ha fatto nel 2023.

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