ARMI DI “DISTRAZIONE” DI MASSA da IL MANIFESTO e V:SCUOLA
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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ARMI DI “DISTRAZIONE” DI MASSA da IL MANIFESTO e V:SCUOLA

Come sfidare e resistere alla «marvelizzazione» della creatività

Scaffale «La morte della cultura di massa» di Vanni Codeluppi, edito da Carocci

Alessandro Barile  05/03/2025

La «morte della cultura» è uno dei tòpos nostalgici di questi decenni. A partire dall’industrializzazione dei processi culturali nella seconda metà del Novecento – ma con importanti agganci con le elaborazioni della prima parte del secolo, si vedano i vari Horkheimer, Adorno, Benjamin ecc. – la massificazione dei consumi ha portato con sé un persistente ripensamento dell’arte e dei suoi criteri di giudizio. Vanni Codeluppi, professore di Sociologia a Modena, si inserisce nel filone critico che assegna alla tarda modernità – o alla «ipermodernità», come la definisce -, un’azione di ricodifica del prodotto culturale, che ne determina un intrinseco impoverimento.

L’autore, in questo breve e denso libro (La morte della cultura di massa, Carocci, pp. 115, euro 13) non discute però di cultura in senso generale, ma della cultura «di massa»: è questa a dileguare, propriamente a «morire», nell’inarrestabile riconfigurazione del prodotto culturale e del suo consumo sociale. Secondo Codeluppi, a scomparire dalla scena della produzione culturale è il midcult, punto intermedio tra l’arte propriamente detta e l’intrattenimento.

COME EVIDENTE, sono considerazioni che hanno lunga storia dietro di loro, che attraversano tutto il XX secolo e che si infrangono contro il «postmoderno» per poi proseguire anestetizzate da un vero confronto con la dimensione ideologica (nel senso nobile del termine). Venuti meno saldi criteri di verifica attraverso cui interpretare e quindi giudicare – criteri di verifica che in ultima istanza obbligavano alla ricerca di un punto di sintesi tra forma e contenuto – è come se le due dimensioni dell’estetica e della politica (politica in senso lato, intesa come «visione del mondo») avessero cominciato a marciare separate. La «morte della cultura di massa» non riconduce la cultura alla sua dimensione pre-moderna ed elitaria, ma distorce tutto il processo di elaborazione del dibattito artistico, incidendo tanto sui prodotti di consumo quanto sulla cultura cosiddetta «alta». Si può dire, senza timore di sbagliarsi troppo, che siamo dentro una lunga fase di crisi dei fondamenti anche per ciò che riguarda le arti umane (letteratura e cinema, teatro e musica), senza per questo ridurci ad ammirare malinconici il mondo antico.

SIAMO BEN OLTRE la «riproducibilità tecnica dell’opera d’arte». Siamo, al tempo di quella che Codeluppi definisce la «marvelizzazione della cultura», al culto del simulacro (ovvero la copia della copia, senza più agganci alla materialità dell’esperienza tragica ed esaltante della vita vissuta).
Persistono linguaggi e generi codificati, ma svuotati di un vero rapporto con la dimensione della realtà, la sua interpretazione e, perché no, anche la sua trasformazione. Il «culto del banale», un certo «atteggiamento ludico» nei confronti della vita, informano la serialità audiovisiva – l’autore discute di questa «pop-izzazione» della cultura in merito ai più recenti fenomeni musicali e visuali (cinema, televisione e streaming delle piattaforme) – giungendo alla conclusione che di fronte alla digitalizzazione dei processi culturali l’unica via di fuga non è la resa contemplativa del passato, ma una resistenza che assomiglia alla non-collaborazione di Bianciardi, o del Bartleby melvilliano: «I would prefer not to».

L’età della Controriforma e del Barocco

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

La Controriforma e il Barocco rappresentano due facce della stessa medaglia nel contesto della storia europea del XVI e XVII secolo, entrambi risposte a profondi cambiamenti culturali, religiosi e sociali.

La Controriforma, avviata dalla Chiesa Cattolica, mirava a riaffermare la propria autorità e dottrina in risposta alla Riforma Protestante, attraverso un profondo processo di rinnovamento interno e di riconquista spirituale dei fedeli.

Il Barocco, emergendo quasi contemporaneamente, si manifestò come un movimento artistico e culturale che, con il suo stile esuberante, emotivo e drammatico, rifletteva e promuoveva gli ideali della Controriforma, diventando uno strumento di comunicazione visiva ed emotiva per la Chiesa.

L’inizio dell’età della Controriforma

Quali sono gli avvenimenti più importanti che determinano la fine del Rinascimento? Non c’è una data precisa, ma sicuramente con il Concilio di Trento e l’inizio dell’età della Controriforma si incrina la fiducia nel progresso e il clima culturale ne esce fortemente mutato.

L’età della Controriforma, che si apre nel 1545 con il Concilio di Trento, segna l’inizio di una nuova era nella storia e nella letteratura dopo il Rinascimento: la fiducia nell’uomo e nel progresso lascia il posto a un clima culturale di sospetto e controllo e l’equilibrio rinascimentale viene superato dal gusto disarmonico tipico del Barocco.

Il Concilio di Trento e la Controriforma sono la risposta della Chiesa cattolica alla riforma protestante di Lutero del 1517. La Chiesa instaura un controllo su tutte le manifestazioni di pensiero e gli intellettuali come Galileo, convinti dell’autonomia del pensiero scientifico dai dogmi cristiani, rappresentano una minaccia da cui difendersi. Tutte le opere vengono infatti sottoposte al controllo del Tribunale dell’Inquisizione e il pensiero scientifico si vede fortemente limitata la propria libertà di espressione.

La Controriforma e la censura letteraria

La Controriforma ha avuto profonde implicazioni non solo sul piano religioso e politico, ma anche culturale, in particolare nella sfera della letteratura. Uno degli aspetti più significativi di questo movimento è stata l’introduzione di una rigida censura letteraria, con lo scopo di preservare la purezza della dottrina cattolica e contrastare la diffusione di idee ritenute eretiche o moralmente pericolose.

Il fulcro di questa censura fu l’Indice dei Libri Proibiti, un elenco di opere letterarie, scientifiche e filosofiche vietate dalla Chiesa. Questa politica di controllo editoriale, promulgata nel 1559 da Papa Paolo IV, non solo limitò la libertà di espressione degli scrittori, ma influenzò anche il contenuto e lo stile delle opere letterarie dell’epoca, promuovendo temi religiosi conformi alla dottrina cattolica e scoraggiando qualsiasi forma di critica o dibattito.

Tra la lista di libri proibiti, compilata dall’Inquisizione e che ne vietava la stampa, la vendita, l’acquisto e il presto, c’erano anche le opere di Machiavelli, il Decameron di Boccaccio e il De Monarchia di Dante.

Nel corso dei secoli l’Indice fu più volte aggiornato, fino ad essere definitivamente abrogato nel 1966 da Papa Paolo VI.

Lo sviluppo del Barocco

Si diffonde contemporaneamente in ambito artistico il Barocco, un nuovo gusto caratterizzato da artificiosità e ostentazione che dall’Italia sarà esportato in tutta Europa. Questa nuova corrente artistica, che punta sulla ricerca dello stupore e della meraviglia, si manifesta in diverse discipline, dall’arte alla musica, e trova nel marinismo la sua espressione letteraria.

Il Barocco, con la sua enfasi sulla grandiosità emotiva, sull’illusione e sul dramma, è stato ampiamente adottato dalla Chiesa come strumento di comunicazione visiva per ispirare la devozione e riaffermare i valori cattolici.

Attraverso opere d’arte maestose, architetture imponenti e composizioni musicali elaborate, il Barocco ha cercato di coinvolgere emotivamente i fedeli, guidandoli verso un rinnovato senso di meraviglia e di spiritualità. In questo modo, il Barocco si è strettamente intrecciato con gli obiettivi della Controriforma, diventando un mezzo attraverso il quale la Chiesa ha potuto comunicare la propria visione del sacro e del divino, rafforzando così la propria influenza in un’epoca di profondi cambiamenti religiosi e culturali.

Il Barocco nell’arte e nella musica

Barocco è un termine che indicava la “perla irregolare” e fu usato per definire lo stile dominante nell’arte e nella letteratura del Seicento con un’accezione negativa per mettere in risalto la bizzarria di questo stile e la rottura con le regole classiche.

Il virtuosismo, l’ostentazione, la meraviglia sono tra le caratteristiche principali del Barocco e Roma ce ne offre molti esempi, su tutti Piazza San Pietro con il colonnato del Bernini.

Anche la musica subisce l’influenza del barocco, con forti contrasti sonori e una grande ricerca di virtuosismi. Tra i maestri della scuola barocca italiana va ricordato Antonio Vivaldi, compositore e violinista che influenzò profondamente il compositore tedesco Johann Sebastian Bach. L’opera più famosa di Vivaldi sono i quattro concerti per violino conosciuti come Le quattro stagioni.

Il Barocco nella letteratura

Il Barocco in letteratura si distingue per il suo stile ricco, che si riflette sia nella poesia che nella prosa di questo periodo. Nella poesia, Torquato Tasso in Italia offre un esempio precoce con il suo poema epico “Gerusalemme Liberata”, che mescola romanticismo cavalleresco e riflessioni morali. Allo stesso modo, Giambattista Marino, con il suo “L’Adone”, porta la poesia lirica a nuove vette di esuberanza, influenzando profondamente il canone letterario barocco.

Nel mondo anglosassone, William Shakespeare esplora la complessità umana attraverso il dramma, utilizzando un linguaggio simbolico che riflette le tensioni e le contraddizioni dell’epoca barocca. Le sue opere, da “Amleto” a “Il Re Lear”, sono pervase da temi quali l’illusione, il potere e la fragilità dell’esistenza.

Nel teatro francese, Molière satirizza le convenzioni sociali e la pretensione attraverso commedie come “Tartufo” e “Il Misantropo”, con uno stile che bilancia arguzia e introspezione psicologica, tipico del barocco.

Nella prosaTommaso Campanella, con la sua “Città del Sole”, offre una visione utopica che riflette le aspirazioni e i conflitti del suo tempo, mentre Miguel de Cervantes, con il suo capolavoro “Don Chisciotte della Mancia”, crea un’opera che incarna lo spirito del barocco attraverso la sua esplorazione dell’idealismo contro la realtà, usando un approccio narrativo che gioca con le strutture tradizionali della narrazione.

Questi autori e le loro opere rappresentano la diversità e la ricchezza del barocco nella letteratura, evidenziando come questo movimento abbia saputo catturare la complessità dell’esperienza umana attraverso forme espressive nuove e innovative.

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