MISSILI E PANICO: UE E NATO ARMANO PURE LE PAROLE da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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MISSILI E PANICO: UE E NATO ARMANO PURE LE PAROLE da IL FATTO

Missili e panico: Ue e Nato armano pure le parole

Cosimo Caridi  13 Dicembre 2025

Tempi bui. Rutte sollecita “una mentalità di guerra”, Cavo Dragone evoca attacchi preventivi e Cingolani teme per l’ultimo addio ai familiari

Da oltre tre anni l’intelligence tedesca annuncia un’imminente guerra con la Russia. I servizi segreti non parlano più di uno scontro convenzionale, ma di un conflitto ibrido che, secondo Berlino, è già in corso. Il ministero degli Esteri tedesco ha convocato ieri l’ambasciatore russo per contestare una serie di “attacchi ibridi” attribuiti a Mosca. Il portavoce del governo parla di un aumento delle operazioni russe contro la Germania: interferenze nelle elezioni federali del 2026, campagne di disinformazione e un attacco informatico ai sistemi di sicurezza aerea condotto dal gruppo APT28, noto come Fancy Bear. Berlino afferma di aver osservato un salto di qualità nelle attività ostili e definisce una minaccia diretta alla sicurezza nazionale. Secondo Johann Wadephul, ministro degli Esteri tedesco, “la Russia si sta creando l’opzione di condurre una guerra contro la Nato entro il 2029”. Nel settembre del 2022 la stessa intelligence tedesca aveva attribuito alla Russia il sabotaggio dei gasdotti North Stream 1 e 2, ricostruzione poi smentita dalla Procura tedesca che ha spiccato mandati di arresto per un commando di forze speciali ucraine. L’operazione era stata approvata dall’allora capo di Stato Maggiore, Valery Zaluzhny.

Per rispondere alla “minaccia russa” il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha affermato che fornirà tutte le risorse finanziarie necessarie affinché la Bundeswehr diventi “l’esercito convenzionale più forte dell’Unione europea”.

Nel clima di allarme crescente a Bruxelles e nelle capitali europee, la narrativa è diventata più dura. Mark Rutte, segretario generale della Nato, ha dichiarato che “dobbiamo essere pronti alla guerra e a un livello di sofferenza come i nostri nonni e bisnonni: adottare una mentalità di guerra, perché il momento di agire è ora”, definendo la Russia un pericolo strategico e insistendo sulla necessità di rafforzare la difesa collettiva e le capacità militari in coordinamento con la struttura europea.

Anche Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare della Nato, ha rilanciato l’allarme sul conflitto ibrido in un’intervista al Financial Times. Secondo l’ammiraglio “la Russia sta già conducendo una guerra ibrida contro di noi” e “dobbiamo passare da una postura difensiva a una più aggressiva nel dominio ibrido”. Lo stesso Cavo Dragone ha sposato pubblicamente l’idea di un “attacco preventivo alla Russia” come strumento di deterrenza in scenari estremi, sottolineando la necessità di capacità offensive integrate nei piani di difesa dell’Alleanza.

Il Regno Unito ha annunciato la creazione di una rete d’intelligence con i principali alleati Nato per coordinare l’allerta in caso di un conflitto con Mosca. L’obiettivo è integrare dati militari e civili, con una forte componente di analisi tramite intelligenza artificiale, un modello ispirato a strutture russe. Ad agosto il premier Keir Starmer aveva detto: “Se vogliamo scoraggiare un conflitto, il miglior modo è prepararsi a un conflitto”.

Sulla stessa linea si sono mosse le principali istituzioni dell’Unione europea. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha affermato che “l’Europa deve prepararsi alla guerra con la Russia”. L’Alta rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas, è andata oltre: l’Europa deve “essere più dura con la Russia, anche riducendole l’esercito”. Questa posizione riflette la linea baltico-polacca oggi centrale nelle scelte strategiche dell’Unione, che spinge per un indebolimento strutturale delle capacità militari russe e per il rafforzamento dell’industria bellica europea.

A conferma del cambio di tono anche su un piano tecnico-operativo, Andrius Kubilius, Commissario Ue per la Difesa, ha osservato che “quello che abbiamo visto da un punto di vista tecnico è che non abbiamo sufficienti capacità di rilevamento, non abbiamo mezzi efficaci dal punto di vista dei costi per distruggere i droni”, parlando delle provocazioni attribuite alla Russia. Sul fronte francese, il generale Fabien Mandon ha detto che “bisogna tornare ad accettare di perdere i propri ragazzi, di farsi male” per prepararsi a un conflitto di massa, sottolineando come la cultura della difesa debba includere la consapevolezza dei costi umani. Il presidente Emmanuel Macron ha parlato della possibilità di una “mobilitazione generazionale”. Per l’Italia, il dibattito pubblico si intreccia con quello industriale e politico. Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, ha detto: “Non sta finendo la guerra, sta iniziando la guerra nuova. Dobbiamo mettere su queste tecnologie, sennò ci sterminano… Da Mosca a Roma in tre minuti arriva un missile non ipersonico balistico che porta più di una testata nucleare. Per riconoscere la minaccia e valutarla ci vogliono 12 minuti, neanche il tempo di salutare i familiari… Ho paura come padre di tre figli, come cittadino, come europeo”.

L’affermazione ha sollevato discussioni tecniche: i tempi reali sarebbero più lunghi, ma l’intento era politico. Cingolani ha descritto un quadro di vulnerabilità e ha parlato della necessità di accelerare la creazione dello scudo europeo “Michelangelo Dome”, un progetto che punta a integrare sensori e sistemi di difesa in un’unica piattaforma. Dal governo italiano è venuta anche la precisazione di Antonio Tajani, ministro degli Esteri: “Il ponte sullo Stretto serve anche per un’evacuazione in caso di attacco da Sud”.

La narrazione della “Europa sotto attacco” si è consolidata anche grazie ai documenti tecnici della Commissione Ue. È in preparazione una versione europea del Defence Production Act, che garantirà priorità logistica e finanziaria all’industria della difesa per aumentare la produzione di munizioni, sistemi anti-drone, difesa missilistica e piattaforme di sorveglianza. L’Unione ha inoltre ampliato la lista di individui ed entità ritenute responsabili di attività destabilizzanti, includendo figure connesse alla propaganda russa, operatori cyber e organizzazioni accusate di interferenze politiche.

Al contrario da Mosca, a parole, arriva un messaggio diverso. Vladimir Putin minimizza: “È ridicolo pensare che la Russia attaccherà l’Europa; se volete lo metto per iscritto. Se però l’Europa decidesse di combattere contro di noi e lo facesse, saremmo pronti fin da ora”.

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