L’IMMANCABILE VITTORIA da SIMPLICISSIMUS
L’immancabile vittoria
ilsimplicissimus 2 Ottobre 2025
Se gli italiani conoscessero anche in maniera grossolana la loro storia, saprebbero che per la seconda volta in un secolo, stanno cadendo nello stesso tranello. Il fascismo, specie dopo la guerra d’Etiopia, aveva convinto tutti o quasi che l’Italia era una grande potenza e così quando dal fatale balcone di palazzo Venezia, Mussolini annunciò che “la dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia” tutti o quasi erano convinti della vittoria. Il duce, roso dai dubbi, aveva addirittura commissionato al capo della polizia Arturo Bocchini un’indagine per conoscere l’umore degli italiani riguardo alla guerra e il risultato fu che la grande maggioranza era favorevole. Le stesse opposizioni clandestine o meno erano preoccupate per la probabile vittoria delle forze dell’Asse. Lo stesso Mussolini pensava che tutto sommato poteva rischiare pur essendo ben consapevole dello stato di grave impreparazione delle forze armate: in realtà non aveva alcun obbligo di entrare in guerra a fianco della Germania, perché nel patto d’acciaio era specificato che un conflitto allargato non ci sarebbe stato prima del 1943 – 44, concedendo un certo tempo al riarmo e alla produzione industriale di aerei, carri armati e cannoni adeguati a un conflitto globale e non solo a guerre coloniali. Cosa che infatti avvenne quando tuttavia era troppo tardi. Ma la logica stessa delle cose, dopo aver scelto definitivamente un’ alleanza, lo costrinse a scendere in campo. Si fidava del fatto che la potenza della Germania lo avrebbe comunque coperto per il tempo necessario, così come adesso noi ci fidiamo che la potenza della Nato possa essere garante dell’immancabile vittoria finale.
Infatti siamo nella stessa situazione, sebbene in qualche modo invertita: ci siamo volontariamente disarmati per rifornire l’Ucraina e tuttavia un’incessante propaganda tenta di convincere le opinioni pubbliche che la Russia è finita, così che se ci unissimo tutti per un ultimo urrà, potremmo strappare la vittoria. Man mano che la sconfitta si delinea con maggiore chiarezza sul placido Dneper, la risposta dei nostri politici è quella di intensificare il controllo narrativo, continuando a sostenere che l’Ucraina sta vincendo, la Russia sta perdendo e che i giorni di Putin al Cremlino sono contati. Non solo i giornali e le televisioni di regime, ma pure i social sono inondati di messaggi che ritrasmettono questo delirio, così come sono sommersi di innumerevoli post che demonizzano la Russia e glorificano l’Ucraina in ogni aspetto possibile. In questo modo, anche al di là delle diverse convinzioni intorno alla guerra, viene quasi scontato pensare che comunque un conflitto contro la Russia verrebbe vinto, quando è evidente invece il contrario. Dal momento che l’Europa ha aumentato continuamente la posta in gioco, ora le classi dirigenti continentali temono che una sconfitta in Ucraina significherebbe la perdita della loro egemonia per sempre o comunque per molte generazioni a venire. Per loro la guerra in Ucraina è diventata una questione di “tutto o niente” che potrebbe giustificare misure estreme, come per esempio la distruzione della patina democratica che ancora resiste nonostante l’acido corrosivo dei poteri finanziari. Detto in poche parole e questo vale per tutto l’Occidente complessivo, se si perde in Ucraina, si perde il mondo per decenni. Una sconfitta potrebbe essere l’inizio della fine dell’età dell’oro dell’Occidente, come ha detto un leader polacco un giorno che c’era neve, ma non quella che scende dal cielo. Un’età dell’oro, se proprio vogliamo chiamarla così, che si è chiusa già da parecchio tempo per i ceti popolari e da una ventina d’anni per quelli medi. L’età dell’oro è solo per la razza padrona che vuole continuare la sua opera di rapina.
E tuttavia chi doveva perdere sta vincendo, creando oltretutto un cortocircuito cognitivo nelle menti di certo non eccelse dei milieu politici che alla fine viene risolto non con l’analisi delle ragioni di una sconfitta che metterebbe in gioco anche la bontà del sistema neoliberista, ma con la semplice negazione della realtà e la creazione di uno scenario del tutto illusorio. Scenario che se, da una parte, serve a nascondere, dall’altra riesce a strappare la maschera di un’Europa “civile” che oggi non ha altra strada che mantenere in vita un conflitto attraverso atti di terrorismo sul territorio russo nella speranza che Mosca risponda direttamente per poi chiamare in causa gli Usa, il cui scopo è invece quello di fagocitare il continente. Raramente nella storia si è assistito a un simile suicidio.
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