IL CASO ITALIA: L’ARGINE E LA POLITICA da IL MANIFESTO
Il caso Italia: l’argine e la politica
Albania tragica La responsabilità dei governi resta intatta ma non può essere esercitata contro le leggi che applicano i diritti fondamentali
Andrea Fabozzi 02/08/2025
Per mesi, di fronte ai ripetuti fallimenti del progetto Albania, il ministro dell’interno Piantedosi se l’è cavata così: stiamo aspettando la Corte di giustizia europea che vedrete darà ragione al governo. E allora le deportazioni dei migranti ripartiranno e il modello italiano che sta facendo proseliti in Europa, non solo nei governi di destra, si imporrà definitivamente. Non è successo. Con un’estrema riaffermazione del diritto europeo che ancora è in piedi, i giudici di Lussemburgo hanno ribadito che c’è un limite oltre il quale le politiche restrittive dei singoli stati non possono andare se non cancellando il diritto di asilo.
Così ancora non è. Anche se adesso il governo italiano può appellarsi al prossimo Patto Ue su asilo e migrazioni che questa cancellazione del diritto sostanzialmente realizza dal giugno 2026 – per quanto la sentenza di ieri della Grande chambre sia tanto ampia da far sperare in qualche resistenza possibile. Ma al dunque il tentativo di Meloni e Piantedosi è scoperto e persino dichiarato: violare le regole vigenti, anticipare e inasprire quelle di là da venire sperando nella compiacenza dei giudici nazionali e nella collaborazione della Corte di giustizia europea. Che in fin dei conti è composta da giudici nominati dai governi, ben undici dei quali si sono costituiti in giudizio, oltre alla stessa Commissione, a sostegno dell’Italia.
Era cioè il governo Meloni a tifare per una sentenza politica. Esattamente il contrario di quello che sostiene adesso, mentre accusa i giudici di volersi sostituire al potere esecutivo per decidere le politiche migratorie. Non è così, la responsabilità dei governi resta intatta ma non può essere esercitata contro le leggi che applicano i diritti fondamentali (lo è quello di asilo).
Fino a che le leggi tuteleranno effettivamente quei diritti, i tribunali – nazionali e comunitari – costituiranno un argine. Ma la difesa dei principi di civiltà si gioca da subito su un altro terreno, quello sì fino in fondo politico.
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