GAZA, FINO A100.000 MILA MORTI. I CIVILI NEL MIRINO IDF da IL FATTO
Gaza, fino a 100 mila morti. I civili nel mirino Idf
Cosimo Caridi 29 Giugno 2025
Raddoppiati. I dati del nuovo report londinese superano quelli Hamas (56 mila). Ong e istituzioni attive sul campo parlano di 120-150 mila decessi
Persino la distribuzione di aiuti umanitari “sta uccidendo persone”. Parola del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, secondo cui le operazioni gestite dai mercenari statunitensi della Gaza Humanitarian Foundation sono “intrinsecamente insicure”. In circa un mese, dalla ripresa dell’ingresso di beni di prima necessità nella Striscia, l’esercito israeliano e gli stessi contractor americani hanno ucciso quotidianamente tra i 15 e i 20 palestinesi in fila per ricevere cibo.
Il numero di vittime in queste “stragi del pane” rappresenta, purtroppo, solo una frazione dei decessi complessivi dall’inizio della guerra. Secondo il ministero della Salute di Gaza, le forze israeliane hanno ucciso 56.300 persone nella Striscia. Ma il bilancio è plausibilmente sottostimato.
Migliaia di persone risultano disperse, alcune in aree remote, e molte migliaia sono sotto le macerie da mesi, in diversi casi da oltre un anno. Ieri il quotidiano israeliano Haaretz ha pubblicato un’indagine di Michael Spagat, professore emerito di Economia alla Royal Holloway University di Londra (accanto l’intervista), secondo cui quasi 100 mila persone potrebbero aver perso la vita a Gaza dall’inizio del conflitto. E non si tratta della stima più alta: ong e istituzioni presenti sul campo parlano di 120-150 mila decessi, includendo quelli da “cause indirette”. Israele considera inattendibili persino le cifre più conservative. Le uniche statistiche che l’esercito diffonde tramite i propri comunicati riguardano i miliziani di Hamas. All’inizio della guerra il movimento islamista poteva contare su 25-30 mila combattenti. L’Idf dichiara di averne “neutralizzati” tra i 17 e i 20 mila. E lo stesso esercito israeliano stima oggi a Gaza tra i 20 e i 23 mila combattenti attivi. Secondo fonti locali, il numero reale si avvicinerebbe ai 40 mila. Lunedì 23 giugno, il ministero della Salute della Striscia ha pubblicato un elenco aggiornato di nomi, date di nascita e numeri di identificazione di 55.202 palestinesi uccisi a Gaza tra il 7 ottobre 2023 e il 15 giugno 2025.
L’elenco procede per età: si apre con i nati “da meno di un giorno” e, a pagina 21, si è ancora a bambini di 11 mesi. In totale sono 17.121 i nomi di minori. Tel Aviv contesta l’attendibilità del ministero della Salute gazawi, sostenendo che sia un’istituzione controllata da Hamas. Tuttavia, analizzando i dati su morti e feriti delle operazioni militari israeliane nella Striscia negli ultimi 15 anni, i numeri forniti dal ministero e quelli delle autorità israeliane risultano del tutto sovrapponibili. Le Nazioni Unite stimano che il margine di errore del sistema di raccolta dati gazawi sia intorno al 4 per cento.
Attualmente non è possibile alcuna verifica sul territorio da parte di enti terzi. Israele vieta l’accesso alla Striscia ai giornalisti internazionali, mentre i cronisti gazawi – che lavorano per i principali media mondiali – sono oggetto di una campagna mirata dell’esercito israeliano. Sono oltre 200 i reporter palestinesi uccisi, alcuni assieme alle loro famiglie, dall’Idf in meno di due anni. Tra i compiti di giornalisti e organizzazioni internazionali ci sarebbe anche quello di controllare e confrontare i numeri ufficiali con le informazioni raccolte sul campo. Secondo gli analisti di scenari di conflitto, le morti indirette a Gaza – dovute alla densità abitativa, alla mancanza di cibo, acqua, medicine e cure – avranno un impatto molto più alto rispetto ad altri conflitti degli ultimi decenni. Nelle guerre moderne, i grandi massacri spingono la popolazione a fuggire e rifugiarsi in campi protetti da strutture internazionali. Per i gazawi, invece, non esiste una via di fuga dalla Striscia.
Può uscire solo un numero molto ristretto di persone, trasferite direttamente in Paesi terzi. Israele ha finora garantito l’uscita a circa 100 mila persone, principalmente cittadini con doppia nazionalità o in possesso di visti e inviti da Stati Ue. Il prestigioso mensile medico Lancet, a luglio dello scorso anno, ha pubblicato uno studio secondo cui i decessi attribuibili al conflitto potrebbero arrivare a 186 mila, includendo le morti indirette dovute a fame, malattie e al collasso dei servizi, applicando un moltiplicatore di 5x sui 37 mila morti registrati al momento della chiusura della ricerca. Un altro studio Lancet ha calcolato una perdita di aspettativa di vita superiore ai 30 anni nei primi dodici mesi del conflitto, stimando una riduzione di quasi il 50% rispetto ai livelli prebellici. Prima della guerra, la popolazione di Gaza era stimata tra i 2,1 e i 2,3 milioni di abitanti. In un prospetto compilato lo scorso mese per la distribuzione degli aiuti, l’Idf ha previsto la necessità di rifornire circa 1,85 milioni di gazawi.
Michael Spagat: “Il più grande conflitto del XXI secolo. La Cpi non può certo negarlo”
Sabrina Provenzani 29 Giugno 2025
“Le nostre stime vanno oltre i morti in ospedale come per Hamas. Per noi i miliziani uccisi sono 1.000”
Professor Spagat, lei è un affermato esperto di mortalità nei conflitti violenti. Ha scritto, con altri esperti, il rapporto Violent and Nonviolent Death Tolls for the Gaza War: New Primary Evidence. Qual è la sua stima del bilancio effettivo delle vittime a Gaza?
Al 5 gennaio 2025, la nostra stima è di 75.200 morti violente con una forchetta di affidabilità al 95% (tra 63.600 e 86.800). Stimiamo inoltre 16.300 (sempre al 95% 12.300-20.200) morti non violente, ma circa la metà di queste si sarebbe verificata comunque senza la guerra. Sottraendo queste morti, restano 8.540 morti non violente in eccesso (intervallo tra 4.540-12.500).
Questi numeri su cosa si basano?
Si basano su un’indagine condotta su 2.000 famiglie selezionate a Gaza. In tutto quasi 10.000 persone al 6 ottobre 2023. A un rappresentante di ogni famiglia è stato chiesto di elencare tutti i membri prima del 7 ottobre e poi di indicare chi fosse morto. Spiegando se fosse stato ucciso violentemente o se morto in modo non violento.
Quali ostacoli avete incontrato nella raccolta dei dati?
Ci sono stati due grandi ostacoli. In primo luogo, c’erano molti spostamenti forzati. Moltissime famiglie non vivevano dove risultavano residenti secondo il censimento. Il Centro Palestinese per la Ricerca Politica e le Indagini ha affrontato questo problema monitorando i movimenti della popolazione durante il conflitto. Quindi avevano un quadro preciso della posizione delle persone e siamo stati in grado di basare il nostro campione sul loro enorme lavoro preliminare. In secondo luogo, c’erano alcune aree in cui gli intervistatori non potevano entrare perché troppo pericolose e/o perché c’erano ordini di evacuazione. Tuttavia, gli sfollati erano così tanti che siamo riusciti a includere le aree interdette nel campione intervistando gli sfollati originari di quelle zone.
Quanti morti sono civili e quanti donne e bambini?
Non abbiamo chiesto agli intervistati di dire se le persone che hanno dichiarato morte fossero civili o combattenti, quindi la nostra stima include entrambi. Gli israeliani hanno dichiarato a metà gennaio, subito dopo il nostro lavoro sul campo, di aver ucciso 20.000 combattenti. Per varie ragioni, ritengo che il numero effettivo di combattenti uccisi sia ben al di sotto dei 20.000. È difficile stilare un elenco specifico che superi di molto i 1.000. E secondo le stime, sono 22.800 bambini uccisi e 16.600 donne.
Quali sono le possibili spiegazioni della discrepanza tra la vostra stima e i dati ufficiali del Ministero della Salute di Gaza?
Penso che il numero sia più alto perché il Ministero della Salute cerca di registrare ogni decesso individualmente e richiede un elevato standard di prove per inserirli nell’elenco. Ma i corpi sepolti sotto le macerie semplicemente non esistono più, perché sono stati bruciati o fatti saltare in aria. Il sistema del Ministero si basa, prima di tutto, sulla registrazione dei corpi che passano per gli ospedali, ma gli ospedali stessi sono stati attaccati.
Come si confrontano queste cifre con altri conflitti in corso?
Ci sono diversi conflitti nel XXI secolo in cui sono state uccise più persone che a Gaza. Ma la Striscia ha una popolazione esigua. In termini percentuali, penso che questo conflitto possa essere il più grande del XXI secolo.
Dalla sua stima, può dedurre un modello di pulizia etnica, se non di genocidio?
Se sia stato commesso o meno un genocidio non è solo una questione di numeri. Direi che non riesco a immaginare la Corte Internazionale che stabilisce che non è stato commesso un genocidio a Gaza perché i numeri non sono abbastanza grandi. Ma dovranno valutare l’intenzionalità. Direi qualcosa di simile sulla pulizia etnica. Tuttavia, direi che l’intenzione di effettuare una pulizia etnica è esplicita e dichiarata inequivocabilmente da molti israeliani, fino a Netanyahu. Anche le dichiarazioni genocide sono facili da trovare.
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