DISASTRI CLIMATICI, ORA SAPPIAMO I NOMI DI CHI DEVE PAGARE I DANNI da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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DISASTRI CLIMATICI, ORA SAPPIAMO I NOMI DI CHI DEVE PAGARE I DANNI da IL MANIFESTO

Disastri climatici, ora sappiamo i nomi di chi deve pagare i danni

Eventi Estremi Uno studio su Nature: le 180 multinazionali del fossile colpevoli delle ondate di calore che causano migliaia di morti

Federico M. Butera  18/09/2025

L’estate è quasi completamente alle spalle, ormai, e dovrebbe essere alle spalle pure l’incubo delle ondate di calore, quella orribile successione di giorni torridi che costringono chi se lo può permettere a chiudersi in casa con aria condizionata a tutto spiano, e a soffrire chi non può. Sappiamo che dobbiamo abituarci al «nuovo normale», non sparirà, e sappiamo anche che è dovuto al cambiamento climatico, sulle cui cause, ci dicono, non c’è un preciso colpevole da additare. Ebbene, non è così. Uno studio pubblicato da poco sulla prestigiosa rivista scientifica Nature rivela che invece il colpevole c’è, anzi i colpevoli: le 180 multinazionali del fossile.

Utilizzando una metodologia che permette di identificare in che misura soggetti specifici siano responsabili di eventi estremi, la ricerca arriva alla conclusione che il cambiamento climatico ha reso più probabili e più intense le 213 ondate di calore storiche segnalate nel periodo 2000-2023, alle quali hanno contribuito in modo sostanziale ciascuno dei 180 principali produttori di emissioni di anidride carbonica (produttori di combustibili fossili e cemento).

Per quanto riguarda la responsabilità dei singoli produttori di emissioni, la metà delle ondate di calore è stata causata dai 14 più grandi, ma anche il contributo degli attori minori gioca un ruolo significativo.

Infatti, se andiamo alla nostra Eni, lo studio trova che «le emissioni della sola Eni hanno reso possibili 50 delle 213 ondate di calore esaminate fra il 2000 e il 2023. In altre parole, in un mondo ipotetico in cui esistessero solo le emissioni dell’Eni, ci sarebbero comunque 50 ondate di calore».

BENE, ORA SAPPIAMO chi dobbiamo maledire per le nostre sofferenze. Ma a parte le maledizioni, più importante è il fatto che ora abbiamo le evidenze scientifiche che giustificano azioni volte far pagare alle multinazionali del fossile il costo economico e sociale degli effetti della crisi climatica che stanno causando, anziché farlo ricadere sul resto della società. A sostegno di queste azioni è venuta recentemente in aiuto la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia che ha stabilito che le azioni governative che alimentano il cambiamento climatico sono illegali secondo il diritto internazionale. Di conseguenza, i Paesi – e per estensione le aziende – possono essere ritenuti responsabili degli impatti dei cambiamenti climatici e le persone e le comunità colpite hanno diritto a un risarcimento.

QUALCUNO POTREBBE OBIETTARE, non esageriamo, dopo tutto queste ondate di calore, a parte il forte disagio che ci provocano, non possono essere messe alla pari con un uragano, un’alluvione, una forte tempesta, che provocano morti e danni economici. Ebbene, non è così, al contrario, perché negli ultimi due decenni, a livello globale il caldo estremo è già stato responsabile di una media di 500.000 morti in eccesso all’anno; numero destinato a salire perché mentre oggi circa il 30% della popolazione mondiale è esposta a condizioni climatiche mortali per almeno 20 giorni all’anno, questa percentuale potrebbe salire a oltre il 70% entro il 2100.

SI MUORE PERCHÉ A PARTIRE dalla temperatura di 35 °C e contemporanea umidità relativa del 100% l’organismo umano non è più in grado di disperdere il calore prodotto dal suo metabolismo, e quindi la temperatura corporea cresce, supera i valori tollerabili per la funzionalità degli organi interni, e collassa: è la morte. In molti casi, quando si tratta di soggetti fragili, quali vecchi, bambini, malati e donne in gravidanza, basta una temperatura e umidità inferiore per portare alla morte.

DA NOTARE CHE QUESTE MORTI si concentrano sui soggetti che sono più deboli non solo fisicamente, ma anche socialmente. Sono infatti i più poveri a subirne di più le conseguenze: principalmente quelli dei paesi in via di sviluppo, che per la maggior parte sono situati nelle zone più calde del pianeta, ma anche quelli dei paesi sviluppati. Nessuno di questi può permettersi l’aria condizionata, e tutti in genere vivono nelle periferie urbane più degradate e prive di verde, che sono più calde.

VENIAMO ALL’EUROPA. Secondo l’Osservatorio Europeo sul clima e la salute della Commissione Europea, nel 2023 sono stati registrati 47.690 decessi in eccesso dovuti al caldo. Fra i paesi europei l’Italia è in testa con 12.743 morti, di cui 8.388 donne, molti di più di quelli provocati da alluvioni e nubifragi nello stesso periodo. La maggior parte dei morti si trova fra la popolazione che vive nella condizione di povertà energetica, ben 5 milioni di persone, il 9% delle famiglie.

GLI EFFETTI DELLE ONDATE di calore però, non si limitano al sia pure grave aumento della mortalità. Già oggi in Italia e in alcuni altri paesi è stata introdotta una norma che proibisce il lavoro all’aperto per temperature superiori ai 35 °C. Aumentando il numero delle ore in cui questa situazione si verifica, è inevitabile l’impatto sulla produttività. Attività come i lavori di costruzione e quelli agricoli subiranno un danno economico, e non solo quelle: è un danno che si ripercuote sulla società tutta.

MA C’È DI PIÙ. L’aumento della durata, frequenza e intensità delle ondate di calore induce altri effetti più subdoli e pericolosi, quelli sulla salute mentale. Con il perdurare di temperature elevate aumenta l’aggressività e il numero di suicidi: un impatto sociale non trascurabile.

Non occorre aggiungere altro, il danno è grave.

ORA CHE I COLPEVOLI DI TANTI MORTI e danni economici sono stati trovati, sarebbe giusto punirli, risarcendo intanto chi è stato danneggiato e poi mettendoli in condizioni di non potere continuare impunemente a massimizzare i loro profitti a danno della società tutta.

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