CONFISCARE I FONDI RUSSI SAREBBE UN DISASTRO: COME FU CON L’IRAN da IL FATTO
Confiscare i fondi Russi sarebbe un disastro: come fu con l’Iran
Stefano de Bosio 3 Ottobre 2025
I corpi sociali sono simili al corpo umano, il loro equilibrio è complesso, una ferita non curata in un distretto può causare una malattia grave o mortale, a distanza di anni, in un distretto lontano. Una causa di disastri particolare è quando a violare il diritto sono gli Stati, diceva un grande magistrato, il compianto Giuseppe Grechi, presidente della Corte di Appello di Milano e segretario generale del Csm, sono i grandi delinquenti. Quando poi gli Stati più grossi e prepotenti derubano ingiustamente altri Stati si ha il parossismo. La storia è questa.
L’Iran, con lo Shah, acquistava a mani basse armi statunitensi: a garanzia, lo Shah fu ‘invitato’ a depositare centinaia di migliaia di dollari di allora (prima del 1979) presso il Tesoro degli Stati Uniti. Dopo la rivoluzione in Iran, gli Stati Uniti convennero di restituire agli iraniani questi soldi. Poi ci fu il sequestro iraniano dell’ambasciata statunitense e l’Amministrazione Carter decise di confiscare i soldi iraniani. Nel 1982 l’Iran fece causa agli Usa per far valere l’ingiustizia della confisca.
Un gruppo di grandi giuristi, dopo il disastro delle due guerre mondiali, consapevoli che alla radice di tutti i disastri ci sono le (reciproche) delinquenze degli Stati, avevano promosso delle organizzazioni arbitrali internazionali specializzate in questo tipo di controversie.
Ho avuto la fortuna di conoscere uno di questi giuristi: Serge Lazareff, che fu, giovanissimo, consigliere giuridico di Dwight Eisenhower a Parigi. Queste istituzioni arbitrali, come la Camera Arbitrale presso la Camera di Commercio di Parigi, l’Uncitral legata alle Nazioni Unite, sono di conseguenza sempre inserite nei contratti di deposito di fondi che Stati piccoli effettuano presso Stati più grandi. Ecco che dunque nel contratto di deposito Iran-Stati Uniti, quello dei fondi confiscati dall’Amministrazione Carter, vi era la clausola che devolveva a questi arbitrati indipendenti dagli Stati la risoluzione delle controversie.
Contrariamente a quello che sarebbe successo se a decidere fosse stato un giudice ‘statuale’ statunitense, il Tribunale Arbitrale condannò dunque gli Usa a restituire all’Iran tutti i soldi confiscati. Con gli interessi divenuti miliardi. I governi americani rifiutarono per anni di adempiere, ma a un certo punto furono costretti, e siamo arrivati al 2015, all’Amministrazione Obama. La somma da restituire è di 2 miliardi di dollari, ma le sanzioni anti Iran impediscono di pagare per via bancaria e prescrivono che l’Iran non possa usare questi soldi in Occidente per acquisti ‘regolari’. L’Iran accetta i contanti. Vengono dunque riempiti e mandati all’Iran tre jumbo jet pieni di contanti. Cosa mai può avere fatto il regime iraniano di questa montagna di contanti utilizzabili solo sul mercato internazionale ‘nero’? Guarda caso dal 2015 sono aumentati esponenzialmente i gruppi militari armati dall’Iran, Hamas, la Jihad islamica, gli houthi, i tagliagole che vessano le donne iraniane, ecc. Fino al pogrom perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023, con gli ulteriori e financo maggiori disastri che ne sono conseguiti.
Cosa insegna questa storia? Che uno Stato che confisca ingiustamente (si auto dà il potere di farlo) fondi di altri Stati causa disastri incalcolabili che pagheranno i nostri figli. Ursula von der Leyen&C. propone di fare proprio un simile disastro: confiscare 140 miliardi del popolo russo depositati presso la banca europea Euroclear (soggetta alla Bce). Il contratto è soggetto ad arbitrato commerciale internazionale. L’esito sarà come quello paragonabile alla confisca statunitense. La speranza è che Christine Lagarde, presidente della Bce, giurista che ha avuto esperienza di arbitrato commerciale internazionale, resista, come ha fatto finora.
Chissà se questa volta Von der Leyen verrà fermata.
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