PERUGIA-ASSISI, UNA MAREA IN MARCIA. “A GAZA UNA TREGUA, NOI NON CI FERMIAMO” da IL FATTO
Perugia-Assisi, una marea in marcia. “A Gaza una tregua, noi non ci fermiamo”
Tommaso Rodano 13 Ottobre 2025
“È la più grande dal 2001”, un’altra mobilitazione fluviale per la Palestina
L’onda del movimento per la Palestina si allunga fino alla Perugia-Assisi: un altro fiume di persone in cammino, in quest’autunno di risveglio della vita civile. Alla storica marcia per la pace fondata da Aldo Capitini, che si tramanda come rito di fede e politica dal 1961, stavolta, secondo gli organizzatori hanno partecipato 200 mila persone. Era una vita che non si vedeva tanta gente, lungo i 25 chilometri tra il capoluogo umbro e la città del Santo. “È la più grande dal 2001 – conferma l’organizzatore Flavio Lotti – ma allora si tenne nei giorni dell’invasione in Afghanistan, dopo l’attacco alle Torri gemelle. È una mobilitazione fluviale”.
La tregua promossa da Donald Trump a Gaza non ha sgonfiato le ruote della mobilitazione, la parola d’ordine che circola tra la gente in marcia verso la Rocca Maggiore di Assisi è netta: quello appena siglato non è un accordo di pace, al limite un cessate il fuoco necessario; non ci sarà pace senza giustizia, e non ci sarà giustizia finché non sarà coinvolto il popolo palestinese. Lo spiega Safwat Kahlout, giornalista gazawi rimasto nella Striscia fino ad aprile 2024, prima di fuggire in Italia per mettersi in salvo con la moglie e i sette figli: “È bellissima questa connessione tra Gaza e Assisi, non avrei mai creduto di vedere qui tante bandiere palestinesi, tante kefiah sulle spalle delle persone. Noi abbiamo ancora bisogno di aiuto: questa non è pace, è una resa. ‘Pace’ significa diritti e indipendenza”.
Sfilano gli uni accanto agli altri: i gonfaloni dei sindaci, la presidente dell’Umbria Stefania Proietti, le bandiere dei sindacati; poi la solita, tenace galassia della società civile che ogni anno riempie le strade umbre (Arci, Anpi, Acli, Emergency, Legacoop, Banca etica e centinaia di altre sigle). Ci sono, al completo, anche i leader dei partiti di centrosinistra. Nicola Fratoianni non manca mai un’edizione e guida ancora la delegazione di Avs assieme ad Angelo Bonelli. “Questa straordinaria partecipazione – dice – ci conferma che il Paese è vivo. La Meloni e i suoi accoliti hanno sempre una paura terribile delle piazze: che guardino con attenzione e rispetto questo fiume di persone”. Giuseppe Conte insiste su uno dei temi cruciali per i Cinque Stelle: “Siamo qui perché la bandiera blu dell’Europa si è tinta di verde militare. Mentre abbiamo bisogno di un piano choc di investimenti per la sanità e per tagliare le tasse, il governo programma 20 miliardi di spese in armi nei prossimi tre anni”. C’è anche Elly Schlein, insieme a un gruppo di parlamentari del Pd: “Continuiamo a mobilitarci per la pace: per i palestinesi – pieno riconoscimento dello Stato di Palestina e fine dell’occupazione illegale in Cisgiordania –, per gli ucraini e per tutti i popoli coinvolti in oltre 50 conflitti nel mondo”.
Quando la testa del corteo raggiunge lo spiazzo della Rocca, dove è stato montato il palco, dalle mura della fortezza trecentesca viene calato un enorme drappo giallo con la scritta “Fermiamo il genocidio a Gaza”. Il vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, legge il saluto di Papa Leone, che benedice i partecipanti alla marcia e li esorta a “implorare il dono della riconciliazione e della stabile concordia in quelle parti del mondo segnate dai conflitti”. Parole un po’ formali e fredde, che qualcuno dalla pancia della piazza commenta con una battuta ad alta voce (accolta da una piccola ovazione e molte risate): “Ridatece Francesco!”.
Gli interventi dal palco, com’è ovvio, sono più radicali di quello papale. Si alternano, molto applauditi, la giornalista Paola Caridi, Tomaso Montanari e Anna Foglietta. L’ambasciatrice palestinese, Mona Abuamara, chiede alla gente di non smettere di riempire le piazze: “Per favore, continuate ad alzare la vostra voce per noi, non lasciateci soli adesso”. Chiude Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu sui territori occupati, che dal popolo della Perugia-Assisi (del tutto indifferente alla campagna di stampa denigratoria degli ultimi giorni) viene acclamata come una rockstar. “Nel piano di pace proposto da Trump e Netanyahu ci sono troppi assenti, innanzitutto i palestinesi”, aveva detto all’inizio del cammino. “Perché la pace sia duratura non è sufficiente che le bombe si fermino. È un bene che tutti gli ostaggi tornino a casa, ma è necessario che ci sia giustizia. Chi ha commesso crimini e chi li ha supportati in modo complice, si presenti davanti all’Aia e ai tribunali”.
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