“NO KINGS” OGGI IN ASSEMBLEA ALLA SAPIENZA da IL MANIFESTO
«No Kings» oggi in assemblea alla Sapienza
Redazione 15/11/2025
Movimenti Ci saranno anche Francesca Albanese, Silva Albano e i portavoce della Global Sumud Flotilla in nome della convergenza delle lotte e della costruzione di uno spazio autonomo e plurale dell’opposizione sociale. Nel pomeriggio tutti al Climate Pride
Questa mattina alle 9.30 alla Sapienza di Roma (Aula A, Dipartimento di Biochimica, edificio Cu010), c’è l’assemblea nazionale «Contro i re e le loro guerre». Ci saranno organizzazioni sociali di tutto il paese, mentre scriviamo sono già più di cinquanta gli iscritti a parlare. Hanno risposto alla lettera aperta per un movimento «No Kings» e per rilanciare le piazze plurali per la Global Sumud Flotilla pubblicato dal manifesto. Si va dalla Rete No Dl Sicurezza «A Pieno Regime» al Global Movement to Gaza alla campagna Stop Rearm Europe, dagli esponenti della comunità palestinese alla rete ebraica antisionista alle associazioni di solidarietà per la Palestina. Ci saranno, in nome della convergenza delle lotte, anche i lavoratori della ex Gkn, le associazioni studentesche, ambientaliste e per i diritti umani. E poi diversi centri sociali e sindacati fino ai giornalisti e mediattivisti della Rete #NoBavaglio.
L’idea è quella di ribadire l’alleanza tra diversi in nome di obiettivi concreti. Uno di essi è la liberazione del leader palestinese Marwan Barghuthi. A questo proposito è previsto l’intervento di Arab, suo figlio, E poi Francesca Albanese, Luisa Morgantini, presidente di Assopace Palestina, Maria Elena Delia, portavoce nazionale del Global Movement to Gaza, e gli attivisti della Global Sumud Flotilla, Thiago Avila e Tony la Piccirella. Ci sarà anche Silvia Albano, presidente di Magistratura democratica.
Nel pomeriggio, proprio davanti all’ingresso principale dell’ateneo, partirà il corteo del Climate Pride, cui si uniranno i «No King». Sono previsti collegamenti con la Cop 30 sul Clima, in corso a Belém, e l’Unsilence Forum, a Barcellona, incontro euromediterraneo per la Palestina e contro genocidio, guerra, riarmo e autoritarismo. «Abbiamo questa data proprio per convergere con la grande mobilitazione ambientalista – dicono i promotori – per rafforzare la connessione tra lotte, territori, politiche globali e ricadute locali. Questa assemblea nazionale prende il titolo dai movimenti che, negli Usa, si sono opposti alle politiche liberticide di Trump. Nasce da una convergenza ampia e plurale contro l’economia di guerra, le politiche di riarmo, il genocidio e l’autoritarismo. Si inserisce in un percorso di mobilitazione globale permanente che, dopo le piazze di settembre e ottobre attivate anche grazie alla Flotilla, attraverserà le mobilitazioni di novembre e dicembre».
L’obiettivo è costruire uno spazio politico autonomo continuativo, per dare corpo all’opposizione sociale e di promuovere «un’alternativa dal basso al governo Meloni – dichiarano gli organizzatori – Equipaggi di mare e di terra si riuniscono di nuovo per catalizzare il dissenso contro il progetto politico di ‘Europa armata’, la recrudescenza delle politiche colonialiste e la finanziaria di guerra del Governo Meloni, che connette economia bellica e autoritarismo con precarietà, repressione della libertà d’informazione e d’espressione, patriarcato, militarizzazione della cultura e delle coscienze».
«No Meloni day», studenti in piazza contro il riarmo
Luciana Cimino, Albertina Sanchioni 15/11/2025
No Meloni Day Manifestazioni in 60 città ma la destra si allarma per i tafferugli a Bologna e Torino
nestazione degli studenti contro la guerra e il governo Meloni a Napoli – foto Cesare Abbate/Ansa
Se c’è davvero un problema con l’ordine pubblico delle piazze, forse va cercato non solo fra i manifestanti, come pretende il governo. Come già successo in occasione di altri cortei, anche nel caso dello sciopero studentesco di ieri gli unici momenti di tensione si sono verificati a Bologna e Torino. E naturalmente la destra li ha cavalcati per denunciare un presunto clima d’odio contro Meloni e la necessità di un’altra torsione sul diritto al dissenso. Anche se niente di tutto questo è successo nelle altre 60 città dove erano previste manifestazioni con contenuti, slogan e corollario visivo (cartelli e striscioni, anche macchiati di rosso, contro la presidente del Consiglio e i suoi ministri all’Istruzione e alla Famiglia) identici.
«VALDITARA ALIMENTA un’idea di scuola sempre più repressiva e improntata all’obbedienza – ha spiegato Angela Verdecchia, coordinatrice nazionale della Rete degli studenti medi -. Siamo stanchi di sentire che non ci sono soldi per l’istruzione: ci sono, il governo ha scelto di investirli in armi e non nel futuro del paese, chiediamo che il 5% del Pil previsto per il piano di riarmo venga destinato a scuola, università e ricerca». La piattaforma dello sciopero studentesco non riguarda solo l’istruzione. Oltre alla ferma opposizione alle riforme di università e scuola, (targate Bernini e Valditara) e al decreto sicurezza, ragazzi e ragazze hanno infatti portato in strada il loro dissenso per il genocidio dei palestinesi e per il nuovo assetto globale e europeo, che sacrifica il welfare e l’ambiente per concentrarsi sulla guerra permanente. Non è un caso che ieri abbiano sfilato anche i Fridays for Future. «Dopo le centinaia di occupazioni e picchetti che hanno attraversato scuole e atenei negli ultimi mesi, continua a crescere l’opposizione al governo e alle sue politiche a partire dalla manovra», hanno detto Cambiare Rotta e Osa (vicini a Usb e Potere al Popolo) che hanno intitolato la loro protesta “No Meloni day”. «Facciamo fatica a immaginare un futuro con casa, lavoro e servizi dignitosi, non sopportiamo più l’oppressione della scuola-gabbia, non più ascensore sociale, e le difficoltà di un’università costosa ed escludente».
I collettivi rivendicano il ruolo avuto nelle piazze contro il genocidio di ottobre e rilanciano: «Ora proviamo a immaginare nuovi strumenti per rispondere alle varie esigenze che si sono espresse in quelle manifestazioni».
DAL TRENTINO alla Sicilia le manifestazioni si sono svolte regolarmente. I tafferugli si sono verificati a Torino, dove sono state fermate due persone che avevano partecipato ai tentativi di raggiungere le stazioni di Porta Nuova e Porta Susa, e a Bologna. Qui il corteo “No meloni Day” è stato bloccato dalla polizia in tenuta antisommossa mentre si dirigeva l’assemblea dell’Anci. I manifestanti hanno lanciato uova contro le forze dell’ordine che hanno risposto con una carica.
Animato da flash mob il corteo di Milano, partecipato da oltre 10 mila studenti: davanti la sede di Assolombarda è stato esposto uno striscione con i nomi dei bambini palestinesi uccisi. Sotto il consultorio di via Larga è stato bruciato un cartello che conteneva «tutti i tabù sessuali e omofobi imposti dalla società». Davanti alla sede della Città Metropolitana sono apparsi manifesti «contro ogni forma di degrado nelle scuole». E infine gli studenti si sono imbavagliati davanti alla prefettura per «rappresentare la repressione contro i movimenti».
Il coordinamento degli studenti palermitani, invece, ha sfilato per le vie del centro storico «contro il degrado dell’edilizia scolastica e l’emigrazione forzata dei giovani dalla Sicilia». Doppio presidio a Bari: «Più aule e non più bombe», lo slogan di Udu, Uds e Zona Franka. «Scuole e università pubbliche devono tornare a essere un presidio di inclusione ed emancipazione socioeconomica e rappresentare gli spazi in cui la formazione sia il presupposto per lo sviluppo del pensiero critico e non sia asservita all’ideologia conservatrice che ci vuole rendere cittadini passivi e ubbidienti- hanno detto dall’Uds -. L’istruzione sta diventando un lusso per pochi». Anche a Napoli, dietro gli striscioni contro «genocidio, repressione e riarmo», migliaia di studenti hanno sfilato per il centro cittadino, partendo da Piazza Garibaldi.
MOLTO PARTECIPATI anche i cortei nella Capitale, partiti da luoghi diversi per ricongiungersi davanti al ministero dell’Istruzione, con tappe al Colosseo e conclusione davanti all’Ufficio scolastico regionale. «Da qui partono le circolari repressive che l’Usr manda alle scuole per evitare di farci parlare di Palestina o transfemminismo – hanno spiegato – il sistema scolastico italiano è gerarchico e autoritario».
«Ho cominciato da poco a partecipare alle manifestazioni perché pensavo che certe cose non mi riguardassero -ha detto Sasha, 16 anni, di Bracciano – ma la mia scuola cade a pezzi e i soldi vanno alle armi che ammazzano i palestinesi. Quindi scendo in piazza».
No Comments