LE MANI DEL GOVERNO SUGLI ATENEI: NEI CDA NOMINE MINISTERIALI da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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LE MANI DEL GOVERNO SUGLI ATENEI: NEI CDA NOMINE MINISTERIALI da IL MANIFESTO

Le mani del governo sugli atenei: nei Cda nomine ministeriali

Facoltà di controllo Il progetto di Galli della Loggia, dopo altre circolari, per colpire le proteste degli studenti e limitare l’autonomia universitaria. Alle Camere arriva anche il decreto per portare l’Anvur (che valuta i corsi) sotto l’esecutivo

Luciana Cimino  16/10/2025

Dopo la scuola nazionalista, le università governative. A tre anni dall’insediamento dell’esecutivo si fa più chiaro il disegno della destra sull’istruzione, come sul controllo delle istituzioni universitarie. Un tema diventato urgente per mettere un freno alle manifestazioni degli studenti contro il genocidio a Gaza e contro la ricerca a fini bellici.

LA COMMISSIONE per la riforma della governance universitaria ha prodotto una bozza che prevede l’ingresso di una persona nominata dal governo nei consigli di amministrazione degli atenei, come denuncia la Rete 29 Aprile (associazione nazionale per la ricerca e l’università pubblica). A guidare il gruppo di lavoro è ancora una volta l’editorialista del Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia, già autore della sezione relativa agli insegnamenti umanistici delle nuove indicazioni nazionali che cominciava con la contestata frase: «Solo l’Occidente conosce la Storia». Come per le linee guida (che mutuavano i contenuti di un libro scritto proprio da Galli della Loggia con la presidente della commissione, Loredana Perla, “Insegnare l’Italia, una proposta per la scuola dell’obbligo”), anche in questo caso l’intenzione è di tradurre in norma un editoriale del professore pubblicato lo scorso 10 aprile. Nel suo pezzo si lamentava dell’eccessiva autonomia degli atenei proponendo di concedere «un po’ di competenze al tanto vilipeso potere centrale di una volta». Detto fatto. Nella bozza in possesso della Rete 29A è previsto l’obbligo di ogni ateneo di far sedere nel consiglio di amministrazione un componente nominato dal ministero dell’Università e due componenti scelti dagli enti locali. Rimarrebbe elettiva solo la componente studentesca.

LE INFLUENZE governative non finirebbero qui dato che il Mur imporrebbe anche delle «linee generali», di cui le università dovrebbero «tenere conto». Verrebbe inoltre esteso il mandato dei rettori che passerebbe dai sei anni attuali a otto, superando così anche l’incarico del presidente della Repubblica che è di sette. «Per di più – notano dalla rete – nelle bozze non sarebbe neppure più previsto il limite di un mandato ma un imbarazzante plebiscito di “conferma in carica”, senza candidature alternative, a metà incarico. Il rettore si trasforma da uomo solo al comando a uomo filo-governativo solo al comando». Un rettore fortemente condizionato dall’esigenza di ottenere la quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario e quindi non autonomo rispetto al governo. «Quale che sia la forma che prenderà la proposta di legge finale, l’indirizzo complessivo che emerge è dirigistico, intollerante anche a pallidi spiragli democratici e caratterizzato dalla volontà di controllo governativo sempre più capillare delle università», sottolineano docenti e ricercatori.

QUESTO DOCUMENTO è l’ultimo di una serie che la ministra Bernini sta facendo circolare: nei giorni scorsi la nuova presidente della Crui, Laura Ramaciotti (considerata vicina al centrodestra) ha mandato ai rettori alcune indicazioni per comunicare le borse di studio per gli studenti palestinesi citando quanto fatto da «soggetti istituzionali», cioè Bernini e il suo collega agli Esteri Tajani. Neanche 48 ore dopo i rettori ricevono un’altra missiva, ancora più irrituale, da parte del segretario generale del Mur, Marco Mancini, dal titolo “Liberiamo le università” con l’obiettivo di «sensibilizzarli al rispetto del diritto allo studio, ovvero consentire a tutti gli studenti di partecipare alle lezioni», senza essere «subalterni ad alcuna influenza di carattere polarizzante». E cioè iniziative di carattere politico.

INFINE, DENUNCIA la Flc Cgil, questa settimana è arrivato alle Camere il decreto ministeriale che intende portare anche l’Anvur (agenzia di valutazione del sistema universitario e della ricerca) sotto stretto controllo ministeriale, con nomina diretta del presidente e controllo sul consiglio direttivo. «Componendo tutte le tessere si vede l’insofferenza del governo per le crescenti manifestazioni di dissenso che, soprattutto nelle università, si sono sviluppate – dicono i docenti di R29A che invitano tutte le componenti accademiche a mobilitarsi – non sono solo interessi economici a motivare questi provvedimenti, c’è anche la preoccupazione per un pensiero critico non gradito». Anche da Roars (piattaforma di analisi del mondo accademico) confermano: «C’è nervosismo per gli studenti che protestano perché sono riusciti a trovare una serie di elementi critici come il dual use della ricerca (i progetti che finiscono per agevolare le industrie belliche) e gli accordi con le università israeliane, mettendo in discussione i finanziamenti: queste sono le conseguenze».

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