LA CREAZIONE DEL NEMICO È UN “NUOVO FASCISMO 2.0” da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
22635
wp-singular,post-template-default,single,single-post,postid-22635,single-format-standard,wp-theme-stockholm,wp-child-theme-stockholm-child,cookies-not-set,stockholm-core-2.4.6,select-child-theme-ver-1.0.0,select-theme-ver-9.13,ajax_fade,page_not_loaded,,qode_menu_,wpb-js-composer js-comp-ver-8.2,vc_responsive

LA CREAZIONE DEL NEMICO È UN “NUOVO FASCISMO 2.0” da IL FATTO

La creazione del nemico è un nuovo “fascismo 2.0”

 Angelo d’Orsi  23 Dicembre 2025

Sono reduce da un originale convegno internazionale svoltosi a Parigi sul tema “Neoliberalismi, neofascismi, neopopulismi” (e un sottotitolo che dichiarava una linea generale foucaultiana: “Spettri di Foucault”). L’incontro (organizzato da Francesca Belviso, Cynthia Fleury, Guillaume Le Blanc, sotto l’egida della Sorbonne e di altre istituzioni parigine), è stato ricco di spunti utili per comprendere anche la situazione italiana. Del resto la nostra bella nazione, dopo aver dato i natali al fascismo di Mussolini, è stata patria del neopopulismo berlusconiano, del neoliberalismo autoritario di Mario Draghi, e del neofascismo alla Meloni.

In effetti si è parlato soprattutto di Italia, sia di quella in cui sorse e si affermò il fascismo con l’appoggio dei poteri forti dell’epoca (largamente gli stessi di oggi), sia di quella dei nostri tempi, prona agli Stati Uniti e ultima fra le aspiranti al rango di media potenza, con i salari più bassi d’Europa (solo la Grecia martirizzata da Bce, Fmi e Ue fa peggio), con tassi di scolarizzazione infimi e carenza di libertà nei media. Ma si è parlato in generale di neoliberismo, come malato delle ingiustizie del mondo presente, una sorta di basso continuo che determina e spiega molte delle situazioni di conflitto nel mondo. Come mostrano gli eventi quotidiani, dalla Palestina all’Ucraina, assistiamo a un vero e proprio rovesciamento della massima più o meno correttamente attribuita a von Clausewitz, ossia non è la guerra la prosecuzione della politica con altri mezzi, ma l’opposto: oggi la politica è essa stessa guerra, è la prosecuzione della guerra con altri mezzi. E il nuovo fascismo, come il fascismo classico, tende a trasformare la convivenza interna alla nazione in scontro violento, a trasformare “un” popolo “nel” popolo, il solo autorizzato a dialogare col “capo”, quel popolo che opportunamente indottrinato, convinto che c’è un nemico alle porte e che ha degli agenti nel Paese (il “nemico interno”) dovrà prima credere, poi obbedire, infine combattere. Ossia il fascismo, ricorrendo a ogni opportuno strumento della propaganda, all’asservimento dei media, combinato con dispositivi di “prevenzione” esasperata e di controllo pervasivo, spacca in due blocchi la comunità mettendo l’uno contro l’altro, ma l’uno dei due è sorretto dai poteri apparentemente neutrali, che sono però espressione dello stesso centro da cui si genera il fascismo. In altri termini la corruzione del liberalismo, l’avvento del neoliberismo sorretto dal turbocapitalismo (ormai tecnocapitalismo), producono situazioni politiche che, combinate con nuove forme di populismo, diventano il nuovo fascismo.

Il livello del convegno si è alzato quando è arrivato uno degli ultimi “grandi vecchi”, Etienne Balibar, l’allievo di Althusser, con il quale aveva firmato l’originale, e discussa, rilettura strutturalista di Marx, Leggere il Capitale, nel fatidico anno 1968. (Quando saranno scomparsi tutti, quelli nati fra le due guerre, mi chiedo se vi saranno forze intellettuali in grado di rimpiazzarli). Balibar, con sorridente anche se preoccupata pacatezza, ci ha confermato che il fascismo, come risultato di quei fattori sopra descritti, è di nuovo fenomeno di drammatica attualità. E che esso innanzi tutto ingigantisce gli apparati di controllo, che con le nuove tecnologie sono divenuti una forma di colonizzazione della mente, pressoché inarrestabile, creando quel “senso comune” di cui Antonio Gramsci per primo ha parlato, denunciandolo come essenza stessa del meccanismo di propaganda. E la finalità è da un lato stabilire o ristabilire feroci gerarchie sociali all’interno delle nazioni e, dall’altro, produrre un meccanismo perpetuo di guerra. Il totalitarismo fascista infatti ha bisogno di movimento, di mobilitazione perenne delle masse, trasformate in folle obbedienti e anonime, pronte ad andare a caccia dei nemici interni e a farsi massacrare in guerre all’esterno. Non importa se neppure sanno chi siano coloro contro cui devono combattere, e coloro per i quali devono morire. Il fascismo, ieri col passo dell’oca, il fez e il manganello, oggi dietro gli schermi del pc o in tv, in blazer e cravatte blu, ha bisogno, per conto del blocco sociale dominante, di creare nemici, per aumentare il proprio controllo sociale, di decidere anticipatamente chi deve vincere le elezioni, di domare la magistratura, di irreggimentare partiti, sindacati, giornali. Possono anche continuare a esistere i dissidenti, purché vengano silenziati o almeno ridotti in un angolo sempre più ristretto, dal quale non potranno mai venir fuori. E lorsignori, sempre meno numerosi, sempre più scandalosamente ricchi, domineranno la Terra, nel contempo distruggendola con la loro stessa bramosia di potere e di ricchezza. Una nemesi storica e antropologica della quale c’è poco da rallegrarci, dato che saremo tutti destinati a soccombere. A meno che ora, fin d’ora, non riusciamo a invertire la rotta.

Liceo di Vicenza cancella un dibattito sulla Palestina: gli studenti lo organizzano fuori da scuola

Edoardo Mario Francese  23 Dicembre 2025

La preside ha cancellato l’incontro riferendosi alle direttive del ministero sulla pluralità di pensiero: “L’iniziativa potrà avvenire solo quando sarà possibile il confronto tra parti diverse”

Ancora censura sul dibattito nelle scuole sulla questione israelo-palestinese. L’ultimo episodio è avvenuto a Vicenza: gli studenti del liceo Fogazzaro avevano organizzato un’assemblea su alcune questioni estere, ma la preside ha cancellato il capitolo sulla Palestina perché, riferendosi alle direttive del ministero sulla pluralità di pensiero, “tale condizione non appare rispettata e pertanto l’iniziativa potrà avvenire solo quando sarà possibile il confronto tra parti diverse”. Tradotto: Palestina sì, ma solo se c’è il contraddittorio, altrimenti si parla d’altro. Pochi giorni prima un’esponente locale di Fratelli d’Italia, Giulia Gennaro, aveva contestato l’idea dei ragazzi perché “la scuola non deve diventare luogo di militanza politica”. Gli studenti, in risposta, hanno preparato una contro-assemblea fuori da scuola per martedì 23 dicembre.

Racconta la vicenda Asia Curró, studentessa del Fogazzaro, membro della Rete Studenti Medi di Vicenza. “Il programma era stato pensato dai rappresentanti d’istituto. Prima abbiamo letto i commenti della rappresentante di Fratelli d’Italia, poi si è diffusa la voce che l’assemblea non si sarebbe fatta; infine la circolare della preside, in cui leggiamo che quattro laboratori (due su Gaza e due sulla Cisgiordania) sono stati cancellati perché un direttivo regionale sostiene che quelle attività non sono consone. Non capiamo cosa ci sia di sbagliato nel voler parlare di un genocidio: la scuola deve insegnare anche a rendere partecipi a ciò che succede”.

Le indicazioni del ministero dell’Istruzione e del merito, pubblicate a novembre e dicembre, impongono il contraddittorio nelle manifestazioni scolastiche. Nel programma iniziale dell’assemblea c’erano delle ricerche sulla questione israelo-palestinese, alcuni documentari sul Medio Oriente e sull’occupazione della Palestina, la testimonianza di un attivista sulla Flotilla e un’intervista a chi ha vissuto nella Striscia di Gaza. Dopo l’appello di Gennaro e dopo l’intervento dell’ufficio scolastico regionale, la preside del liceo Maria Rosa Puleo ha annullato tutto. “Un grande disagio e un dispiacere – continua la giovane Asia – vediamo che gli adulti ci impediscono di imparare qualcosa. Sappiamo che alcuni professori avrebbero seguito i laboratori e che la preside non li ha cancellati volentieri, ma purtroppo la scuola non sembra un posto totalmente libero. Questo tema riguarda anche il nostro governo, che ha supportato Israele. Tuttavia, più ci tolgono la voce e più ci faremo sentire”.

Le reazioni politiche

“Non accettiamo questa censura, che limita il diritto degli studenti ad organizzare in libertà le loro assemblee – dice il nuovo consigliere regionale Carlo Cunegato di Alleanza Verdi Sinistra, insieme all’assessore alle Politiche giovanili di Vicenza Leonardo Nicolai e al consigliere comunale Mattia Pilan, di Coalizione Civica – condanniamo le ingerenze di Fratelli d’Italia, finalizzate a limitare la libertà delle persone”. L’europarlamentare di Avs Cristina Guarda ritiene “inaccettabile che la scuola venga piegata da un clima intimidatorio che soffoca il pensiero critico. L’obiettivo del governo è silenziare ogni dissenso, trasformando anche la scuola in un luogo di paura”.

Si mobilita la Rete degli Studenti Medi

“C’è stata un’esplicita censura da parte della politica ministeriale e territoriale, che usa una scusa per non parlare di temi scomodi al governo – dice Micol Papi, esponente della Rete – non può esistere contraddittorio con un genocidio. Il progetto prevedeva l’ascolto delle testimonianze di un attivista della Flotilla, di un giovane gazawi e di un volontario che avrebbe raccontato le iniziative di solidarietà. Ma se non vogliono farci parlare, noi troviamo il modo”. Insieme al sindacato, l’Intifada studentesca di Vicenza ha organizzato una contro-assemblea fuori dal Fogazzaro. Spiega Ines Saad: “È sia a scopo dimostrativo che informativo. Ci vogliamo opporre alla scelta di vietare certi laboratori sulla Palestina. Parleremo con un’attivista, uno skipper della Flotilla e terremo una conferenza stampa. Gli incontri sono stati annullati per delle indicazioni dall’alto: non ci permettono di parlare di argomenti che andrebbero trattati a scuola. Siamo molto arrabbiati, non tolleriamo la piega di questo governo, repressivo e autoritario”. E intanto in sala Europa a Vicenza martedì 23 arriva Dario Crippa, volontario sulla Flotilla, per un evento indipendente.

No Comments

Post a Comment

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.