NON SOLO TRUMP: LA PACE È DELLA “GENERAZIONE Z” da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
21924
wp-singular,post-template-default,single,single-post,postid-21924,single-format-standard,wp-theme-stockholm,wp-child-theme-stockholm-child,cookies-not-set,stockholm-core-2.4.6,select-child-theme-ver-1.0.0,select-theme-ver-9.13,ajax_fade,page_not_loaded,,qode_menu_,wpb-js-composer js-comp-ver-8.2,vc_responsive

NON SOLO TRUMP: LA PACE È DELLA “GENERAZIONE Z” da IL FATTO

Non solo Trump: la pace è della “Generazione Z”

Stefano Bartolini  16 Ottobre 2025

Le proteste per Gaza sono dilagate in tutta Europa, con l’Italia frontrunner. Con la sua massiccia partecipazione alle proteste, la Generazione Z (i nativi digitali) ha smentito coloro che la descrivevano come disimpegnata socialmente e politicamente. In realtà una gran quantità di dati mostra che la passività politica dei giovani è dovuta a un senso di isolamento, impotenza, scoraggiamento, rassegnazione. Non sono disinteressati, sono sfiduciati e profondamente pessimisti sulla possibilità di incidere sulla realtà attraverso l’azione collettiva. A cominciare dall’azione politica – la forma di azione collettiva istituzionalizzata più importante. E probabilmente la più screditata.

Sono atteggiamenti diffusi in tutta la popolazione, non solo nei giovani. La crisi della democrazia in cui sono sprofondati da decenni i paesi occidentali, produce schiere di cittadini sfiduciati, non-votanti, distaccati o persino rancorosi verso il sistema politico. In queste schiere i giovani sono in prima fila.

Un recente studio di Bordandini, Bellanca e Maltagliati ha mostrato che in Italia la tradizionale frattura tra i cittadini civici (che si informano sui temi politici, hanno fiducia nel sistema politico e probabilmente votano) e quelli “qualunquisti” (disinformati, sfiduciati e probabilmente non votanti) non è più una descrizione esauriente della realtà. Si è formato un terzo gruppo di cittadini (circa un terzo degli italiani) che sono interessati ai temi politico-sociali ma non votano. Sono civici ma delusi dal sistema politico. La Generazione Z ricade ampiamente in questo gruppo.

Lo scopo delle proteste era fare pressione sui governi perché si opponessero concretamente al massacro dei palestinesi. Hanno ottenuto molto di più: il cessate il fuoco. Lucio Caracciolo su La7 ha riferito uno scambio tra Trump e Netanyahu durante una telefonata decisiva. Trump dice: “Non puoi fare guerra a tutto il mondo”. Netanyahu risponde: “Sì, lo capisco”. In pratica Trump si è reso conto dell’insostenibilità politica del massacro di Gaza di fronte alle proteste enormi e in ascesa in Europa. Nessun governo può ignorare a lungo milioni di persone in piazza. La data di scadenza del sostegno europeo a Israele si stava avvicinando rapidamente. Alla fine se ne è reso conto anche Netanyahu.

Insomma, le manifestazioni hanno vinto. Sono state un fattore cruciale nello spingere a un cessate il fuoco. E i giovani hanno giocato un ruolo molto importante. Quale impatto può avere sulla Generazione Z questa consapevolezza? Verosimilmente enorme, visto che si parla di una generazione finora convinta che l’azione collettiva sia una perdita di tempo. La coscienza dell’impatto delle proteste contribuirebbe a trasformare la sfiducia in attivismo, la rassegnazione in spinta al cambiamento, l’impotenza in entusiasmo, il pessimismo in ottimismo, il senso di isolamento nella percezione di appartenere a una generazione che in massa aspira a un mondo più umano. In pratica, si affaccerebbe sul palcoscenico politico un nuovo, inaspettato protagonista. E potrebbe farlo anche in forme diverse dalle manifestazioni. L’integrazione nella vita politica e civile del paese di una nuova generazione finora auto-esclusa sarebbe naturalmente un’ottima notizia per la salute della democrazia e della società. Ma non è detto che succeda. Infatti c’è una contro-narrazione secondo la quale le manifestazioni sono state inutili perché si stava già facendo la pace: in fondo è tutto merito di Trump.

È vero che Trump ci ha messo del suo in questo cessate il fuoco, e anche parecchio. Ma una parte importante del suo merito è aver capito che le proteste rendevano insostenibile il massacro. Senza le manifestazioni questa pace non ci sarebbe stata e infatti prima delle proteste Trump ha lasciato fare all’Idf tutto quello che voleva. Se, invece, prevalesse la narrazione secondo cui “è tutto merito di Trump”, nella quale sono specializzati buona parte dei media, questo contribuirebbe a far tornare la Generazione Z (insieme a molti altri) nell’angolino solitario in cui si era rintanata. I potenti interessi che concepiscono la democrazia come una tecnica di manipolazione dell’opinione pubblica temono la discesa in campo di questa nuova generazione: per questo la narrazione del “grazie Trump” ha molto spazio. Chi invece pensa che la democrazia funzioni solo se fa rima con partecipazione può mandare alle ragazze e ai ragazzi che protestano un messaggio diverso: “Non bevetevela, avete vinto!”. Non da soli naturalmente.

No Comments

Post a Comment

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.