REFERENDUM SULLA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE: “I GIUDICI LIBERI DANNO FASTIDIO AL GOVERNO” da IL FATTO
Referendum sulla separazione delle carriere, Conte in campo per sostenere la raccolta delle firme
Luca De Carolis e Ilaria Proietti 28 Dicembre 2025
La partenza era stata sprint. Ma in meno di ventiquattro ore il dato è addirittura triplicato: le firme raccolte per chiedere il referendum popolare sulla separazione delle carriere sono schizzate ieri oltre quota 32 mila. Con un aggiornamento sulla piattaforma del ministero della Giustizia che dà il senso dell’accelerazione esponenziale (per chi vuole sostenere l’iniziativa basta munirsi di Spid o Cie e collegarsi all’indirizzo https://firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/5400034). E ora potrebbero scendere in campo anche i partiti di opposizione.
Di certo a quanto apprende il Fatto il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte è intenzionato a sostenere sui social (molto seguiti dal popolo pentastellato e non solo) la raccolta delle 500 mila firme nata su iniziativa di 15 giuristi contrari alla riforma Nordio. Iniziativa che sta sparigliando i piani di Palazzo Chigi intenzionato ad accelerare i tempi fissando già all’inizio di marzo la data del voto. “Sarebbe una campagna referendaria straordinariamente breve, come potrebbero essere informati adeguatamente tutti i cittadini?” ha detto ieri il presidente dell’Anm Cesare Parodi. Ma in realtà c’è di mezzo soprattutto la legge che prevede, al di là delle interpretazioni possibili, una tempistica per gli adempimenti connessi al referendum che mal si concilia con il disegno del governo. A maggior ragione ora che, dopo le richieste promosse per via parlamentare è in campo l’iniziativa popolare. Che, come detto costituisce un inciampo per il centrodestra di governo: questo per il rischio che un decreto che fissi anzitempo la data del voto possa essere fatto oggetto di ricorso al tar, cosa che complicherebbe ulteriormente la partita. “Sono molto rispettoso delle competenze del Consiglio dei ministri e ovviamente dei poteri del Capo dello Stato, che metterà la sua firma sul decreto” ha detto ieri il Sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano rispondendo ai cronisti che gli chiedevano della data del voto in vista del cdm fissato per domani.
A quanto si apprende all’interno della maggioranza restano valutazioni diverse sul da farsi: se forzare la mano anticipando la data del voto o meno, ancora non è stato deciso. È certo che con grande attenzione sono valutati il rischio Tar e soprattutto che il Quirinale decida di non avallare la scelta di Palazzo Chigi.
Referendum sulla separazione delle carriere, il procuratore di Bari Roberto Rossi: “I giudici liberi danno fastidio al governo”
Liana Milella 28 Dicembre 2025
“È la prima volta che una norma dettata dal governo arriva a diventare legge costituzionale senza dibattito”
Procuratore Roberto Rossi ha letto? Il quotidiano Libero scrive che ha inventato un nuovo genere di dibattito pubblico, il “broadcast Whatsapp”. La criticano per quelle poche righe pubblicate su Whatsapp in cui dice che lo utilizzerà per “inviare materiale del comitato del No per il referendum”.
Mi fa impressione che venga contestata la libertà di pensiero e d’espressione, cioè diritti protetti dalla Carta costituzionale. Non capisco lo scandalo, se non il desiderio di far tacere una voce a difesa dei cittadini. Peraltro affermando una cosa non vera, e cioè che si tratta di una lettera contro il governo, mentre la nostra è una battaglia a favore dei cittadini, tra i primi proprio quelli che sostengono il governo e desiderano una magistratura indipendente.
Sono tempi duri per voi toghe. Sembra che, anche se il referendum riguarda la separazione delle carriere, voi dovreste stare solo a guardare. E in silenzio.
La riforma Nordio riguarda tutti gli italiani. Capovolgo il ragionamento. Io avevo un nonno fascista e militante del Msi. Sono sicuro che avrebbe votato no, perché considerava i magistrati una tutela per tutti.
Con la riforma Nordio non sarà più così?
Purtroppo la sua riforma ridurrà di molto l’indipendenza dei magistrati.
Da voi magistrati pretendono il silenzio, mentre componenti del governo e della maggioranza gridano e attaccano. Forse pensano di perdere?
Sono convinto che i cittadini vinceranno dicendo no alla riforma. L’aggressione quotidiana contro la magistratura è un danno terribile per le istituzioni e rafforza l’idea che questa legge costituzionale non è per i cittadini, ma solo un’arma contro i magistrati.
È un fatto che i toni aggressivi viaggiano al massimo, sfruttando ogni possibile argomento. Basti pensare alla querelle su Falcone. Lei ci ha litigato col sottosegretario Sisto.
Lo conosco da anni, anche con un corretto confronto in tribunale, ma considero offensivo l’utilizzo di una persona che non può più parlare contro quegli stessi magistrati, e fatemelo dire con un pizzico d’orgoglio, che ogni giorno continuano la lotta contro la criminalità organizzata. Chi continua l’opera di Falcone sono giudici e pm, e tra questi mi permetto di dire che ci sono anche io, che sacrificano la loro vita e il loro tempo per liberare l’Italia dal cancro delle mafie.
E gli avvocati come lui non lo fanno?
Gli avvocati fanno il loro dovere costituzionale di difesa, necessario in un Paese civile. Quello che non è necessario invece è introdurre norme che ostacolano la lotta alla criminalità, come l’interrogatorio preventivo e il ddl sugli smartphone, che spero proprio non passi.
Sisto s’è arrabbiato lo scorso 20 novembre qui a Bari, in un pubblico dibattito, e lei gli ha detto che a Falcone “non è degno di guardargli la punta delle scarpe, come del resto io stesso”.
Questo continuo richiamo a Falcone da parte dei sostenitori del sì dimostra una grande debolezza. Serve solo per distrarre l’opinione pubblica dalla vera ragione di questa riforma.
Beh, sgambetti ce ne sono, come quello di tentare in tutti modi di anticipare la data del voto nel timore che gli italiani si convincano che questa è una riforma inutile e sbagliata.
Le Costituzioni sono il punto di riferimento di tutta una comunità civile. È la prima volta che una norma dettata dal governo arriva a diventare legge costituzionale senza discussione, né modifiche in Parlamento. Vogliamo lasciare ai cittadini la libertà di informarsi oppure serve solo sfruttare argomenti sensazionalistici?
Pensa all’insistente battaglia sui casi giudiziari, dai bambini del bosco al caso Garlasco?
Questi casi citati dai sostenitori del Sì non c’entrano nulla con la riforma Nordio, servono solo a buttare fumo negli occhi. Garlasco? Con accertamenti oggi in corso, è presto per dire che ci sono stati errori in passato. Ma proprio questa vicenda dimostra un’assoluta indipendenza dei giudici rispetto ai pm e dimostra che i pm di oggi vogliono accertare la verità anche se altri giudici e altri pm l’hanno pensata diversamente. La verità è che siamo liberi e indipendenti, e questo dà fastidio.
E i bambini del bosco?
Parliamo di un procedimento civile che non c’entra nulla con la riforma Nordio che riguarda il penale. Ciò indica ancora una volta la debolezza degli argomenti a sostegno del Sì, da qualunque parte vengano.
Guardiamo la riforma allora, che vantaggio avrebbero i cittadini dalla separazione definitiva tra pm e giudici? Una potente corporazione di pm con l’unico obiettivo di vincere i processi, a fronte di giudici sempre posizionati in seconda battuta.
Come procuratore sono preoccupato di un pm sganciato dai giudici, nonché del grande potere già dato dalla legge proprio ai pm di selezionare le notizie per i giornalisti.
Parla della presunzione d’innocenza, in versione Costa-Cartabia?
Proprio di quella che ha dato ai capi delle procure l’enorme potere di scegliere quali notizie rendere pubbliche e quali no. L’effetto di rimbalzo sarà quello di doverlo limitare, e di conseguenza di sottoporre il pm al potere esecutivo come nella quasi totalità dei Paesi in cui c’è la separazione delle carriere.
E che dire dei due Csm, nonché dell’Alta corte? E il sorteggio dei magistrati? Se questa non fosse una legge costituzionale definirebbe questo intervento incostituzionale? Si può togliere a una categoria professionale il diritto di scegliere chi deve rappresentarla?
Il vero obiettivo della riforma è ridurre l’indipendenza dei magistrati tramite un Csm debole. Ma eliminare il principio democratico del voto libero è un precedente gravissimo. Oggi tocca ai magistrati, domani ai sindacati, ai medici, ai professori, a qualsiasi categoria che disturba il manovratore.
Il 2025 chiude con un ultimo segnale negativo, la stretta sulla Corte dei Conti.
È un segnale molto preoccupante che va nella stessa direzione della riforma Nordio, e cioè ridurre i poteri di controllo. La Corte dei Conti aveva scritto, in un provvedimento mai contestato nel merito, che il ponte di Messina doveva essere realizzato tutelando i soldi dei contribuenti. Il problema non era ‘Ponte sì, Ponte no’ perché questa è una scelta discrezionale della politica. La Corte tutelava i cittadini. Ora una legge riduce sostanzialmente questa tutela.
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