ANTIMAFIA, CONTRO SCARPINATO E DE RAHO LA LEGGE DEL RANCORE da IL FATTO
Antimafia, contro Scarpinato e De Raho la legge del rancore
Isaia Sales 9 Ottobre 2025
Alcune Commissioni parlamentari antimafia si sono distinte per una decisa volontà di ricercare i nessi politici ed economici che rappresentano le caratteristiche fondanti di questa particolare forma di violenza organizzata. Il dato peculiare che distingue, infatti, la mafia dalle altre forme di criminalità è la ricerca di un collegamento permanente con il potere politico e con gli apparati dello Stato che dovrebbero, teoricamente, combatterla. Chi sorvola su questi aspetti non ha intenzione di occuparsene seriamente. Della prima Commissione non si ricordano i nomi dei presidenti che si succedettero alla guida in tre diverse legislature. Nei tanti documenti raccolti (alcuni rimasti a lungo non consultabili), si possono trarre sicuramente considerazioni importanti sulle cause del fenomeno ma è indubbio che essa è passata alla storia per la straordinaria relazione di minoranza firmata da Pio La Torre e da Cesare Terranova, alla cui stesura collaborarono alcuni magistrati palermitani. A dimostrazione di quanto possa essere utile il contributo dell’opposizione.
Ci sono state, poi, alcune Commissioni che nessuno più ricorda perché lo scopo di chi le guidava era quello di negare o annacquare tali nessi. Invece, quella attuale, presieduta dall’on. Chiara Colosimo di Fratelli d’Italia, si è da subito caratterizzata per la volontà di modificare radicalmente le interpretazioni acquisite sul fenomeno mafioso e di emarginare, di conseguenza, tutti coloro che la pensano diversamente.
In effetti, stiamo assistendo al secondo tempo delle leggi ad personam, di quelle norme, cioè, votate dal Parlamento con il solo scopo di favorire le aziende di Berlusconi e garantirne l’impunità. Oggi il Senato sta discutendo di una legge presentata da Fratelli d’Italia e Forza Italia, che al posto di favorire una sola persona ne vuole distruggere due. I destinatari-bersagli sono unicamente gli ex magistrati Roberto Scarpinato e Federico Cafiero De Raho. Non era mai successo nella storia del Parlamento italiano che si arrivasse a tanto. La proposta di legge non prevede che chi ha un presunto conflitto di interessi debba essere escluso da ogni Commissione parlamentare. No, niente affatto: solo e unicamente dalla Commissione antimafia, in spregio totale della nostra Costituzione. Questa norma, uno dei punti più bassi della democrazia parlamentare, la si può benissimo definire la “legge del rancore” contro Scarpinato e Cafiero De Raho.
D’altra parte, ex magistrati sono stati sempre presenti nelle varie Commissioni antimafia. Tra essi Piero Grasso, Cesare Terranova, Filippo Mancuso, Oscar Scalfaro, Giuseppe Di Lello, Ferdinando Imposimato, Nitto Palma, Luigi Bobbio (eletto con Alleanza nazionale). Ben quattro magistrati l’anno presieduta: Donato Pafundi, Luciano Violante, Tiziana Parenti e Roberto Centaro (questi ultimi di Forza Italia). Solo due volte furono sollevati problemi di incompatibilità quando la Dc propose uno stretto collaboratore di Salvo Lima e quando nel 2008 furono prescelti dei condannati per corruzione. Le spiegazioni della norma? In più momenti è sembrato che a dettare la linea dei lavori della Commissione fossero il generale Mori e il colonnello De Donno, alla ricerca di una rivincita sulla Procura di Palermo e sulla Dna. Scarpinato è, poi, fortemente convinto che nella stagione eversiva di Cosa Nostra abbiano giocato un ruolo importante terroristi di destra in collegamento con settori dei Servizi segreti. Alcuni di essi, condannati con sentenze definitive, avevano rapporti con esponenti di Fratelli d’Italia. Che mondo politico capovolto è quello in cui si propone di vietare la partecipazione alla Commissione non ai collusi con le mafie o ai condannati per corruzione, ma a coloro che li hanno tenacemente contrastati!
Legge contro Scarpinato. protesta in Senato dei 5S: “Oggi parliamo tutti dal suo scranno”
dAntonella Mascali 9 Ottobre 2025
“Siamo tutti Roberto Scarpinato”. I senatori del M5S, che a turno hanno parlato dal banco dell’ex magistrato, hanno cominciato con questo incipit di grande sostegno, gli interventi ieri in aula durante la discussione generale del Ddl del centrodestra sul conflitto di interessi in commissione Antimafia, pensato per estromettere dai lavori sulle stragi proprio Scarpinato e Federico Cafiero De Raho. I due ex magistrati, oggi senatori M5S, sono contrari ai lavori a senso unico dell’Antimafia in merito alle stragi 1992-1993: al centro dell’attenzione c’è solo la strage di via D’Amelio e la tesi che la morte di Paolo Borsellino sia legata al dossier “Mafia e appalti” del Ros dei carabinieri di Mario Mori, come ha sempre voluto far credere l’ex generale dei CC. In particolare Scarpinato, una vita trascorsa da Pm a Palermo, aveva presentato una relazione di minoranza per indicare, con fatti circostanziati, quali elementi approfondire sui mandanti delle stragi. Il risultato è stato il Ddl sul conflitto di interessi. “Si vede bene il carattere personalistico, punitivo e persecutorio”, ha detto la senatrice Ada Lopreiato, M5S, “a totale dispetto dei requisiti di generalità e astrattezza che necessiterebbe un disegno di legge. Questa è una legge contra personam, contro Roberto Scarpinato e Federico Cafiero De Raho. Il riferimento al conflitto di interessi è indefinito, viene incredibilmente lasciato all’arbitrio di una sola parte politica”. Infatti, se la maggioranza in Commissione stabilisce che un membro sia in conflitto di interessi su una vicenda, ha il potere di vietargli di partecipare ai lavori. Invece, se un componente è indagato, potrebbe subire solo alcune limitazioni. Anche il Pd è contro questo Ddl e condivide l’analisi dei 5Stelle. Per il senatore dem Andrea Giorgi “il testo introduce misure contra personam; con il principio di irretroattività, valendo anche per le cariche ricoperte o per le attività svolte in passato; con il principio di indeterminatezza”, manca la tipizzazione del conflitto. Contro il Ddl ha parlato Nino Di Matteo, oggi Pm della Procura nazionale antimafia: “Lo scopo, non dichiarato ma perfettamente individuabile, è quello di estromettere dalla commissione Antimafia il senatore Scarpinato. Un membro della commissione che, forte della sua trentennale esperienza di magistrato antimafia, si è dimostrato in grado di poter indirizzare la ricerca della verità sulle stragi 1992-1994 anche in direzione del possibile coinvolgimento di entità esterne a Cosa Nostra”. Si vota martedì.
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