IL TIMBRO DELL’ONU SUL PIANO COLONIALISTA E SCHIAVISTA DI TRUMP PER GAZA E LA PALESTINA da PROSSO
Il timbro dell’ONU sul piano colonialista e schiavista di Trump per Gaza e la PALESTINA
PROSSO 18/11/2025
Ieri, 17 novembre, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 2803, che recepisce il piano Trump per Gaza. Tredici i voti a favore, due gli astenuti: Cina e Russia.
Quello che abbiamo da subito definito – nel silenzio di molti – un piano schiavista e colonialista, porta adesso l’imprimatur definitivo dell’ONU. Quest’organizzazione, ritenuta anche da tanti “insospettabili” il tempio di un “diritto internazionale” accreditato come cosa buona, si mostra ancora una volta per quello che realmente è: copertura e strumento ausiliario per la difesa degli interessi di dominio e di sfruttamento delle grandi potenze, USA in testa.
Cos’altro è, infatti, il cosiddetto “piano di pace” yankee, accettato da Netanyahu nei suoi punti essenziali, e guardato con fastidio solo per le residue ambiguità lessicali e per la velleità trumpiana di coinvolgere maggiormente i regimi arabi complici del genocidio sionista, e il rivoltante collaborazionismo dell’ANP di Abu Mazen?
L’ISF, la Forza di Stabilizzazione Internazionale, e il Board of Peace previsti dalla risoluzione dell’ONU saranno gli strumenti per stabilizzare non una pace inesistente – che continua a seminare massacri e carestia fra la popolazione di Gaza – ma un’ancor più soffocante occupazione coloniale sionista-occidentale. E con essa il disarmo della resistenza palestinese e la protezione delle forze di repressione interna al servizio dei sionisti, rafforzando al contempo la separazione fra Gaza e Cisgiordania, proprio mentre quest’ultima è pesantemente sotto attacco da parte dei coloni israeliani spalleggiati dall’IDF.
Sostenitori in malafede e sionisti in doppiopetto, che blaterate ancora di “due popoli due Stati”, una prospettiva che da decenni è stata resa una farsa grottesca da Israele e dai suoi protettori, avete forse qualcosa da obiettare?
Il Board of Peace, a sua volta, col meccanismo dei “donatori volontari” e la copertura di docili “tecnocrati” palestinesi, si incaricherà di dirigere l’amministrazione coloniale di Gaza, avendo cura di soffocare ogni istanza di autodeterminazione.
E Cina e Russia? Non dispongono forse del diritto di veto come membri permanenti del Consiglio di Sicurezza? Washington lo ha usato innumerevoli volte per proteggere il regime sionista anche nei suoi più luridi interessi. Perché mai loro non l’hanno usato?
Ogni volta che abbiamo messo in luce la sostanziale complicità, non solo passiva, di Russia e Cina nel genocidio di Gaza, abbiamo visto silenzi imbarazzati, o raccolto dissensi pieni di fastidio. Come osiamo parlare “male” dei grandi amici storici dei palestinesi? Ma i fatti, i duri fatti, ai quali ci atteniamo rigorosamente, smentiscono i nostri critici o contestatori.
Un conto è pronunciare qualche frase demagogica per criticare “gli eccessi” israeliani; un conto è criticare gli “sbilanciamenti” di Washington; ben altra cosa è mettersi realmente di traverso alle grandi manovre sioniste-statunitensi finalizzate a soffocare la resistenza palestinese. Cina e Russia non ne hanno la minima intenzione. Perché per tutte le potenze imperialistiche senza eccezioni, come per tutti i regimi arabi e “islamici”, una vittoria sul campo di questo popolo proletarizzato e irriducibile sarebbe un precedente troppo pericoloso per tutti.
Compagne/i e militanti che avete dovuto toccare con mano, una volta di più, la complicità di Russia e Cina, quand’è che deporrete le vostre illusioni?
Non sarà certo dal “diritto internazionale”, dall’ONU o dall’azione degli Stati che si proclamano amici dei palestinesi (salvo poi agevolare i nemici mortali della causa palestinese) che potrà venire la fine dell’occupazione e l’autodeterminazione per la Palestina. Verrà solo da un movimento internazionale degli sfruttati che scenda in campo con ancor più decisione di quanto ha fatto finora per distruggere la macchina di sterminio di Israele ed espellere dall’area medio-orientale i suoi protettori internazionali – Stati Uniti, Unione europea, Italia per primi, e a seguire gli altri.
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