DAVANTI ALL’AULA VUOTA (ITALIA PRESENTE) NETANYAHU MENTE E ACCUSA MEZZO MONDO da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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DAVANTI ALL’AULA VUOTA (ITALIA PRESENTE) NETANYAHU MENTE E ACCUSA MEZZO MONDO da IL MANIFESTO

Davanti all’aula vuota Netanyahu mente e accusa mezzo mondo

Terra rimossa Decine di funzionari e ambasciatori lasciano l’Assemblea Onu all’arrivo del premier israeliano. Lui: «State premiando Hamas»

Marina Catucci  27/09/2025

NEW YORK

Mentre i manifestanti cercavano di circondare le Nazioni unite, il premier israeliano Benjamin Netanyahu entrava in una sala dell’Assemblea generale dell’Onu dove sedevano quasi solamente i suoi sostenitori. Quando ha raggiunto il podio i rappresentanti di decine di paesi avevano già abbandonato platealmente l’aula, ultima protesta pubblica contro Israele da parte dei leader mondiali che per tutta la settimana hanno chiesto la fine della guerra a Gaza.

Le poche potenze mondiali presenti, Canada e Regno unito, non hanno inviato i loro funzionari più alti in grado, né i loro ambasciatori all’Onu ma solo diplomatici di livello inferiore.

Condanno quei leader che, invece di condannare gli assassini, gli stupratori e i bruciatori di bambini, vogliono dare loro uno Stato nel cuore di Israel Benjamin Netanyahu

Bibi non è mai apparso più isolato mentre, in un discorso di sfida, ha avvertito che la sua nazione «deve finire l’opera» contro Hamas a Gaza: «I leader occidentali potrebbero aver ceduto sotto la pressione ma vi garantisco una cosa: Israele non lo farà (…) Condanno quei leader che, invece di condannare gli assassini, gli stupratori e i bruciatori di bambini, vogliono dare loro uno Stato nel cuore di Israele». La soluzione dei due Stati, che la comunità internazionale ha abbracciato per decenni e in questi giorni al centro del dibattito globale, è stata subito stroncata da Netanyahu perché premierebbe Hamas: «Non accadrà», ha promesso. Ma Netanyahu ha attaccato tanto Hamas quanto i «cosiddetti moderati dell’Autorità nazionale palestinese», chiarendo che per lui non esistono moderati quando si parla di Palestina e che la narrazione dei fatti non è altro che propaganda anti-israeliana.

DAL PODIO dell’Assemblea generale il primo ministro ha affermato che il suo paese non starebbe affamando i palestinesi, anzi, starebbe distribuendo giornalmente cibo pari a 3mila calorie per persona, ma che verrebbe intercettato e distrutto da Hamas. A sostenerlo, oltre al suo piccolo gruppo di fedelissimi, non c’era quasi nessuno. Dallo stesso podio nei giorni precedenti si è più volte parlato apertamente di genocidio a Gaza, affermazione definita «bugia antisemita» da Netanyahu: più volte, ha detto, Israele ha ordinato l’evacuazione delle Striscia, cosa che la Germania nazista non ha mai fatto con gli ebrei, tralasciando che proprio tale pratica, che ha portato la maggior parte di 2,2 milioni di palestinesi a fuggire dalle proprie case almeno una volta, viene indicata come parte del genocidio a Gaza, e non come una sua confutazione.

NETANYAHU ha elogiato soltanto, e a più riprese, Donald Trump, suo principale alleato nell’approccio politico e militare nella regione, sostenendo che i cambiamenti in Medio Oriente hanno creato nuove opportunità, come i negoziati avviati da Israele con la Siria per raggiungere accordi di sicurezza con il nuovo governo del paese, guidato da un ex qaedista. Con Trump Netanyahu condivide anche lo stile sopra le righe della politica spettacolo da reality show. Dopo aver ricordato che nelle mani di Hamas ci sono ancora 20 ostaggi in vita, di cui ha letto i nomi, ha spiegato che l’intelligence israeliana ha fatto in modo che il suo discorso all’Onu venisse trasmesso da altoparlanti nella Striscia di Gaza e si è rivolto direttamente agli ostaggi in ebraico e poi in inglese: «Non vi abbiamo dimenticati, nemmeno per un secondo. Molti nel mondo non ricordano più il 7 ottobre, ma noi sì. Liberate gli ostaggi adesso – ha continuato rivolgendosi ad Hamas – Se lo fate vivrete, sennò vi daremo la caccia».

INDICANDO la propria giacca con sul bavero un Qrcode ha invitato a usare il cellulare per visualizzare le atrocità commesse il 7 ottobre. Come suo solito ha mostrato una mappa della regione, stavolta per spuntare con un pennarello nero i paesi vicini i cui leader sono stati eliminati: Yahya Sinwar a Gaza, Hassan Nasrallah in Libano, metà dei leader Houthi in Yemen, il regime di Assad in Siria, i comandanti e gli scienziati nucleari in Iran.

NELL’AULA SEMIVUOTA le affermazioni di Netanyahu sono state accolte dagli applausi di un gruppo di un centinaio di persone agghindate a festa, accreditate come ospiti vip e vestite da cocktail party più che per un evento politico alle 9 del mattino. Tutti donatori del partito di Netanyahu. Dopo l’intervento sono scesi nei sotterranei dell’Onu «per avere la possibilità di stringere la mano di Bibi», come ci dice uno di loro. Chiediamo ad alcuni cosa pensino del discorso: «Brillante, come al solito», rispondono, anche loro isolati, che aspettano il loro leader mentre fuori dall’Onu migliaia di organizzazioni ebraiche manifestavano contro quello che sta succedendo a Gaza e che chiamano «genocidio».

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