“CARO PRESIDENTE, MACCHÈ FORZA DI PACE: È UN’EUROPA IN COMA” da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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“CARO PRESIDENTE, MACCHÈ FORZA DI PACE: È UN’EUROPA IN COMA” da IL FATTO

“Caro presidente, macché forza di pace: è un’Europa in coma”

Tommaso Rodano  7 Settembre 2025

Saluti ai “valori occidentali”: “La Cina è un fattore di equilibrio, il pericolo è altrove”

Professor Canfora, a Cernobbio il presidente della Repubblica è tornato a chiedere un salto di qualità nel processo di integrazione europea. Secondo Sergio Mattarella l’Europa è un’area di pace. È d’accordo?

Io ho ascoltato con attenzione le sue parole, e la frase che lui ha pronunciato è leggermente diversa da come è stata riportata. Mattarella non ha detto che “l’Europa” non ha mai scatenato guerre, ha parlato dell’Unione europea. Ed è un’altra cosa: l’Ue, come tale, non è un soggetto che possa scatenare guerre, se non quelle economiche attraverso le sanzioni, perché non dispone di un comando militare unico. Quindi, formalmente, non può dichiarare guerra.

Ma i Paesi europei, individualmente, sono stati protagonisti di diversi conflitti.

Certo. Qui sta l’ambiguità nelle parole del Capo dello Stato. Paesi membri dell’Unione, in quanto parte della Nato, hanno promosso e partecipato a guerre vere e proprie: nel 1999 contro la Jugoslavia, nel 2003 contro l’Iraq, nel 2011-2012 contro la Libia. La famosa battuta di Kissinger – “datemi il numero di telefono dell’Europa” – resta valida: l’Europa come Stato non esiste, non ha una personalità giuridica che le consenta di dichiarare guerra. Ma i singoli Stati sì, e lo hanno fatto.

Anche oggi è difficile sostenere che l’Europa e i suoi stati membri siano una forza pacifica, non trova?

È vero. Ci stiamo proponendo di entrare direttamente nel conflitto ucraino, trainati da un Paese che nemmeno fa parte dell’Unione, cioè l’Inghilterra, alla guida dei cosiddetti “volenterosi”, una trentina di Paesi compresi Australia e Nuova Zelanda. Dunque la frase di Mattarella, di per sé, non significa molto: è ovvio che l’Unione Europea non ha mai dichiarato guerre. Ma i Paesi europei che ne fanno parte, invece, sì.

Nel suo discorso Mattarella ha evocato anche i grandi poteri economici globali, le corporation. Le ha definite “nuove Compagnie delle Indie”. Eppure l’Europa promossa dal presidente della Repubblica, è la stessa responsabile della deregulation e della supremazia del mercato sulla politica.

Qui mi pare ci sia una certa forzatura. La Compagnia delle Indie è un’altra cosa: nasce nel XVI secolo, è parte integrante dell’espansione britannica, anzi la sua perla. Piuttosto, trovo significativo un altro punto del discorso: l’idea che il pericolo di guerra venga dalle cosiddette “autocrazie”.

Non è d’accordo?

No. Abbiamo ascoltato Xi Jinping che dice l’esatto contrario. Ho letto un’intervista di D’Alema, di ritorno da Pechino, che ha sottolineato come la Cina sia oggi un fattore di equilibrio, non di guerra. È una grande potenza economica, militare, demografica, e rappresenta un punto di riferimento per altri giganti come l’India. In questo senso, contrapporre una presunta superiorità morale dell’Europa alle autocrazie è un’operazione retorica. Ma non certo una novità.

Non è il primo richiamo retorico alla presunta superiorità dei “valori occidentali”.

Esatto. Da anni la propaganda si regge su questo concetto, che però è molto discutibile e oggi è in crisi profonda.

Quali sono le ragioni di questa crisi?

Gli organi dediti alla propaganda, cioè i giornali, le radio, le televisioni, hanno il problema insolubile di come valutare l’ormai ex alleato americano. Da punto di riferimento, sono diventati un attore spesso in contrasto con l’Europa.

Se gli Stati Uniti non sono più un alleato, significa che non esistono valori comuni.

Io sono sempre stato restio a usare la formula “valori occidentali”. A meno che non si voglia sostenere che gli Stati Uniti appartengano all’Oriente, come credeva Colombo quando voleva andare in India e si trovò in America, oggi mi pare bizzarro parlare di valori occidentali comuni. Il termine è entrato in crisi con la frattura, temo insanabile, tra Europa e Stati Uniti. E con quest’Europa in coma.

Perché in coma?

Perché ha abbandonato l’idea di trasformarsi in uno Stato federale. Sul piano militare si fa guidare dall’Inghilterra, che non ne fa parte. Sul piano economico è divisa su come rapportarsi ai presunti nemici. È un’incompiuta, e il suo destino sarà deciso da altri.

Mattarella si scorda Kosovo&C.: “La Ue non ha fatto guerre”

 Lorenzo Giarelli  7 Settembre 2025

Il presidente: “Il mondo ha bisogno di Bruxelles”

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non si rassegna a un’Unione europea piuttosto marginale nei grandi processi geopolitici. Chiede uno sforzo a Bruxelles, invita a “rafforzare le istituzioni”, e nell’elogiare l’Unione si spinge a una azzardata amnistia sul passato: “L’Europa non ha mai scatenato un conflitto”.

Il Capo dello Stato manda un video-messaggio al Forum Ambrosetti di Cernobbio e gran parte dell’intervento è un accorato sostegno al progetto comunitario, a partire da un cruccio: “Come è possibile che l’Europa oggi venga considerata da alcuni un ostacolo, un avversario se non un nemico?”. Mattarella invita a respingere “la favola di una superiorità dei regimi autocratici” e vede una “leva europea” ancora “decisiva”, ma che necessita di “istituzioni più forti, di volontà di governi capaci di non arrendersi a pericoli e regressioni che non sono ineluttabili”. E poi si arriva al riferimento al passato: “L’Unione Europea si è affermata come un’area di pace e di cooperazione capace di proiettare i suoi valori oltre i suoi confini, determinando stabilità, benessere, crescita, fiducia. Non ha mai scatenato un conflitto, non ha mai avviato uno scontro commerciale. Al contrario, ha agevolato intese e dispiegato missioni di pace. Ha contribuito a elevare standard di vita, criteri di difesa del pianeta”.

Una visione che dà prestigio a Bruxelles, ma che consegna all’oblio precedenti non proprio in linea con lo spirito pacifista. Dopo le Guerre mondiali (scatenate, neanche a dirlo, in Europa), l’Unione ha garantito certamente la pace tra i Paesi membri, ma senza smettere di combattere fuori. Lo sa bene Mattarella, vicepremier del governo D’Alema che nel 1999 partecipò ai bombardamenti nel Kosovo, pochi anni prima non solo della guerra in Afghanistan a rimorchio degli Usa, ma dell’invasione dell’Iraq (già teatro della Guerra del Golfo) giustificata da prove false sulla detenzione di armi di distruzione di massa da parte di Baghdad. In prima fila accanto a George W. Bush c’era Tony Blair, primo ministro del Regno Unito quando ancora la Brexit era uno scenario inimmaginabile. L’Unione europea non muove guerre nel suo insieme, ma i singoli Stati membri hanno un lungo curriculum al riguardo, anche solo limitandosi agli ultimi anni. Basti pensare alle operazioni in Libia contro Gheddafi nel 2011, con le conseguenze del caso, o i molteplici interessi europei nella guerra civile in Siria.

Ma nonostante tutto, e nonostante Bruxelles abbia finora rincorso nel processo di pace tra Ucraina e Russia, faticando a imporsi come interlocutore tra Mosca e Washington, il presidente Mattarella è convinto che le grandi decisioni passeranno ancora dall’Unione, e non in senso bellicistico: “Il mondo ha bisogno dell’Europa. Per ricostruire la centralità del diritto internazionale che è stata strappata”.

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