UN TRILATERALE A BUDAPEST SULLA GUERRA IN UCRAINA? da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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UN TRILATERALE A BUDAPEST SULLA GUERRA IN UCRAINA? da IL MANIFESTO

Un trilaterale a Budapest sulla guerra in Ucraina?

Visegrad e oltre La rubrica settimanale sui sovranismi dell’est Europa. A cura di Massimo Congiu

Massimo Congiu  22/08/2025

Fervono i preparativi per un vertice fra Putin e Zelens’kyj e il luogo dell’incontro potrebbe essere Budapest. Potrebbe, è d’obbligo il condizionale perché la capitale ungherese non è l’unica candidata a ospitare il faccia a faccia. C’è anche Ginevra; anzi, l’opzione rappresentata dalla città elvetica è fortemente sostenuta dall’Ue, presumibilmente con l’accordo del presidente ucraino. La Svizzera, dal canto suo, si dice più che pronta a ospitare il vertice anche a breve termine.

Sarebbe invece della Casa Bianca l’idea di sostenere la candidatura di Budapest per un incontro da tenersi con la partecipazione di Donald Trump, quindi un trilaterale. Vi è da dire che la capitale del Danubio sarebbe comunque un posto per lo meno scomodo per Zelens’kyj che non ha certo rapporti idilliaci col governo Orbán, lo stesso vale per le istituzioni comunitarie.

Di recente, Trump avrebbe chiamato il premier ungherese, suo grande sostenitore in Europa, per convincerlo a dare il suo assenso all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea e potrebbe essere stato in quella occasione che il premier danubiano ha offerto di ospitare l’incontro a Budapest. Al di là di questo, però Orbán avrebbe confermato la sua posizione contraria all’ingresso di Kiev nell’Ue. “L’adesione dell’Ucraina all’Unione europea non offre alcuna garanzia di sicurezza”, ha scritto il leader ungherese su Facebook. A suo avviso “collegare l’adesione alle garanzie di sicurezza è inutile e pericoloso”, questa la sua riflessione pubblica resa dopo la telefonata col presidente statunitense. È noto da tempo che Orbán preferisce sostenere l’adesione dei candidati balcanici, a suo modo di vedere molto più conveniente sul piano strategico a livello europeo.

Tornando al vertice vi è da ricordare che già negli anni scorsi il primo ministro ungherese aveva segnalato il paese da lui governato come possibile sede per colloqui aventi lo scopo di contribuire alla fine delle ostilità armate tra Russia e Ucraina. Su questo conflitto Orbán mostra di avere idee ben chiare che ha esposto prima dell’incontro fra Trump e Putin dicendo che Mosca ha vinto la guerra e chiedendosi quando l’Occidente che sostiene Kiev si deciderà ad ammetterlo. In realtà questo è quanto il primo ministro di Budapest afferma da tempo aggiungendo la considerazione secondo la quale l’Ue ha sbagliato tutto a fronte del conflitto in questione e non ammette la sconfitta.

Ci sarebbe per lo meno da osservare il fatto che nella circostanza si è fatto e si fa tuttora fatica a rintracciare un po’ di autorevolezza, di quella seria, dell’Unione, comunque tutt’altro che capace di scelte autonome sul piano della politica internazionale e per nulla disposta a riconoscere un complesso di responsabilità internazionali nella vicenda a fronte della quale ora si cerca una via d’uscita non facile e neanche indolore.

“Mosca ha già vinto la guerra”, dice Orbán, motivo centrale per il quale non condividere la dichiarazione congiunta sull’Ucraina, quella dei 26.
Come precisato prima e in più occasioni il governo ungherese non appoggia l’adesione dell’Ucraina all’Ue e nei giorni scorsi avrebbe minacciato velatamente di interrompere le forniture di energia elettrica al paese in guerra dopo che quest’ultimo ha bombardato l’oleodotto dell’Amicizia in territorio russo bloccando le forniture di petrolio a Ungheria e Slovacchia.

Insomma, le tensioni fra Budapest e Kiev sono un dato di fatto, se l’incontro dovesse svolgersi nella capitale ungherese, ed è un’ipotesi al momento, Zelens’kyj non starebbe proprio a suo agio; un po’ di più Orbán, essendo padrone di casa in compagnia di due leader che stima molto e con i quali vede affinità preziose. In tutto questo, come già scritto, non l’Ue non brilla per autorevolezza e sembra che stia sviluppando sempre di più una vocazione da perdente, o per lo meno da soggetto subordinato.

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