Gregory Bateson | Ogni scolaretto lo sa
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
1080
post-template-default,single,single-post,postid-1080,single-format-standard,stockholm-core-2.4,select-child-theme-ver-1.0.0,select-theme-ver-9.6,ajax_fade,page_not_loaded,,qode_menu_,wpb-js-composer js-comp-ver-6.13.0,vc_responsive

Gregory Bateson | Ogni scolaretto lo sa

da Gregory BATESON, Mente e natura (1979), Adelphi, Milano, 1984

Gregory Bateson (1904-1980) ha dedicato gran parte dei suoi lavori al tema dell’insegnamento/apprendimento centrato sull’organizzazione olistica del sapere, e del contesto.

Cito alcuni brani che a mio parere conservano tutt’ora efficacia e validità, soprattutto se confrontati con gli orientamenti della cosiddetta “buona scuola”.

(e.s.)

OGNI SCOLARETTO LO SA*

Nel giugno 1977 ritenni di avere materiale sufficiente per iniziare due libri. Uno lo chiamai L’idea evoluzionistica e l’altro Ogni scolaretto lo sa. Ma quando cominciai a scriver[e il primo], trovai difficile immaginare un pubblico reale in grado di capire i presupposti formali e quindi semplici di ciò che andavo dicendo. Mi resi conto con spaventosa chiarezza che negli Stati Uniti e in Inghilterra, e immagino in tutto l’Occidente, la scuola evitava con tanta cura tutti i problemi cruciali, che avrei dovuto scrivere un altro libro per spiegare quelle che a me sembravano idee elementari che interessano l’evoluzione e quasi ogni altra indagine biologica o sociale, o addirittura la vita quotidiana fino all’atto stesso del mangiare. L’istruzione ufficiale non insegna quasi nulla riguardo alla natura di tutte le cose che si trovano sulle spiagge e nelle foreste di sequoia, nei deserti e nelle pianure. Perfino molti adulti con i figli non sono in grado di fornire una spiegazione sufficiente di concetti come entropia, sacramento, sintassi, numero, quantità, struttura, disegno, relazione lineare, nome, classe, pertinenza, energia, ridondanza, forza, probabilità, parti, tutto, informazione, tautologia, omologia, massa, messa, spiegazione, descrizione, legge unidimensionale, tipo logico, metafora, topologia, eccetera. Che cosa sono le farfalle? Che cosa sono le stelle di mare? Che cosa sono la bellezza e la bruttezza?

Mi parve che l’esposizione scritta di alcune di queste idee così elementari si sarebbe potuta intitolare, con un pizzico d’ironia, ogni scolaretto lo sa.

Insomma, cominciavo a usare le idee dello Scolaretto per riflettere non sul nostro sapere, ma su quel più ampio sapere che è la colla che tiene insieme le stelle e gli anemoni di mare, le foreste di sequoia e le commissioni e i consigli umani.

Qualche tempo fa me la sono presa con i difetti dell’istruzione scolastica occidentale. Stavo scrivendo ai miei colleghi del Board of Regents dell’Università della California quando nella lettera mi si insinuò questa frase:

Infrangete la struttura che connette gli elementi di ciò che si apprende e distruggerete necessariamente ogni qualità

 

LA STRUTTURA CHE CONNETTE*

Perché le scuole non insegnano quasi nulla su questo argomento? Forse perché gli insegnanti sanno di essere condannati a rendere insipido, a uccidere tutto ciò che toccano e sono quindi saggiamente restii a toccare o insegnare ogni cosa che abbia importanza vera e vitale? Oppure uccidono ciò che toccano proprio perché non hanno il coraggio di insegnare nulla che abbia un’importanza vera e vitale? Dov’è l’errore?

Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei noi con l’ameba da una parte e lo schizofrenico dall’altra?

Qual è la struttura che connette tutte le creature viventi?

[Bateson tenta un esperimento: offre ai suoi studenti un granchio e li sollecita a fare osservazioni]

I ragazzi esaminarono il granchio, e la prima cosa che osservarono fu che era simmetrico, cioè che la parte destra somigliava alla sinistra.

Poi osservarono che una chela era più grande dell’altra: dunque non era simmetrico. Uno disse: “Sì, una chela è più grossa dell’altra, ma entrambe sono composte delle stesse parti”.

Ah! Com’è bella e nobile questa osservazione, con che prontezza il ragazzo aveva educatamente gettato nel cestino dei rifiuti l’idea che le dimensioni potessero avere un’importanza primaria o radicale e si era concentrato sulla struttura che connette. Aveva scartato un’asimmetria di dimensioni a favore di una più profonda simmetria di relazioni formali.

*da Mente e Natura, Milano, Adelphi, 1984

No Comments

Post a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.