Educazione e scuola
di Luigi VAVALÁ –
La crisi dell’educazione presenta aspetti drammatici; comprendo anche lo sforzo scolastico sulle competenze di cittadinanza, ma non sono sufficienti e nettamente inadeguati rispetto ai nodi di oggi.
Tenterò di elencare i punti fortemente critici che rendono difficile l’esistenza delle giovanissime generazioni di liceali:
1) il mondo viene avvertito e percepito come spettro minaccioso e spesso incombente; persa la levita’ i giovani vedono ovunque spettri di difficoltà insormontabili ; contenuti manichei e sbilanciamento sulla tragedia peggiorano questa pesantezza rappresentativa;
2) fortissima indifferenza storica; non vengono resi visibili le possibilità del mutamento effettuale e vengono interiorizzate subito necessità permanenti e asfissianti, con quasi scomparsa del senso critico;
3) la pesantezza rappresentativa non viene affrontata in modo adeguato con la forza persuasiva dei contenuti e frequentemente si propongono iniziative che non interferiscono e non facilitano l’esistenza e aldilà della vetrina del momento, non lasciano segni e tracce durature;
4) Ariosto e Leopardi insegnati con rigore e non con spirito festivaliero, possono aiutare più degli antidepressivi; il primo ha compiuto il miracolo di trasformare in splendida levità tutti gli acuti ma malinconici temi affrontati da Leon Battista Alberti nelle Intercenali; il secondo, con il capolavoro delle Operette morali, direttamente ispirate al greco Luciano, ha trasformato in altrettanta splendida levità il suo sguardo malinconico sulla vita;
5) commedia e tragedia vanno bilanciate nel gioco rappresentativo dei giovani;
6) teologie e finalismi non aiutano a superare una paralisi dell’azione;
7) apparati scenici sempre proposti non smuovono forze interne;
8) la terza inattuale di Nietzsche: «Schopenhauer come educatore» andrebbe letta e commentata in tutte le classi; così come lo splendido scritto di Alberti: «Fatum e fortuna».
Proposte provvisorie, certamente i contenuti possono aiutare ancora senza trasformarli per forza in rappresentazioni teatrali che non lasciano il segno.
Pesa come un macigno il cedimento completo della nostra ricchezza umanistica e scientifica di fronte alla prepotente ondata del “metacognitivo” che forza i contenuti e li subordina a competenze-funzioni.
Si viene così a smarrire l’universalità concreta di molti contenuti della cultura umana, rafforzando le tecniche del fare senza più nessuna padronanza o sguardo complessivo sulla nostra condizione. Si tratta di una perdita secca dell’umanesimo che certamente non aiuta i nostri ragazzi ad affrontare le difficoltà della vita. Ne esce rafforzato un ilotismo tecnico e oggi “digitale” privo di qualsiasi respiro.
Il “metacognitivo” non aiuta affatto a conoscere meglio la condizione emotiva dei ragazzi poiché invece di comprendere i conflitti pulsionali e la delicatezza della formazione umana, monitora e standardizza continuamente.
Si preparano così ed in modo drammatico le condizioni di una gigantesca “cineseria” pronta ad essere sfruttata e utilizzata dagli spiriti animali del capitale e dal cinismo economico dei pescecani moderni. L’alternanza scuola/lavoro, frequentemente, diventa anticamera per future utilizzazioni e sfruttamenti di varia natura e non facilita il rapporto con il mondo storico e sociale.
Luigi Vavalà.
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