EDUCAZIONE CIVICA: “CARO MINISTERO, CHE CITTADINI VOGLIAMO FORMARE?” da IL FATTO
Educazione civica, la contro-guida dei Teachers for Future: “Caro ministero, che cittadini vogliamo formare?”
Dall’educazione alimentare a quella digitale, dal codice della strada alla sicurezza climatica: ecco, punto per punto, cose servirebbe nelle scuole
F. Q. | 10 Settembre 2024
Teachers For Future
Le nuove Linee Guida per l’Educazione Civica, anticipate il 7 agosto da una nota ministeriale, ci pongono di fronte a un interrogativo inquietante: qual è il vero intento dietro questi “nuovi contenuti”? Il documento, che dovrebbe gettare le basi per la formazione di cittadini consapevoli, sembra invece minare uno dei pilastri fondamentali della legge sull’Educazione Civica: l’ambiente e la sostenibilità. Questi temi cruciali, centrali nel discorso contemporaneo sulla giustizia climatica e sociale, vengono relegati in secondo piano, soffocati da una visione che continua a perpetuare modelli insostenibili e logiche di mercato.
Noi, Teachers for Future Italia, leggiamo in questa scelta una pericolosa disconnessione tra la retorica e la realtà. Non basta sbandierare la sostenibilità come principio astratto; occorre un impegno concreto che attraversi tutti i livelli del sistema educativo. Eppure, osserviamo con crescente preoccupazione un silenzio assordante sui temi ambientali, a favore di argomenti che sembrano voler limitare e rallentare la transizione ecologica.
Il parere unanime del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), che ha rifiutato di approvare queste linee guida, evidenzia le “numerose e rilevanti criticità” che minacciano il cuore stesso dell’educazione civica e ambientale. Il richiamo del CSPI è un’ulteriore occasione per riflettere sulla necessità di un cambio di rotta, pena il rischio di tradire le nuove generazioni, già esposte agli effetti devastanti della crisi climatica.
Per questo motivo, come Teachers for Future, abbiamo deciso di stendere una nostra Guida alle Nuove Linee Guida, che si configura come tentativo di colmare le gravi criticità emerse.
Ecco alcuni esempi tratti dalla nostra guida:
A come… educazione alimentare
La tanto celebrata dieta mediterranea sta scomparendo, sostituita da modelli alimentari che ignorano le radici culturali e ambientali del nostro paese. Parliamo di sovranità alimentare, ma la realtà racconta di un’agricoltura intensiva che esaurisce il suolo e compromette il futuro.
C come… cultura d’impresa
Il mito dell’impresa come motore di progresso continua a nascondere le sue ombre: l’inseguimento del profitto a scapito delle persone e dell’ambiente. Finché non si abbandonerà questa logica predatoria, non ci sarà sostenibilità possibile.
D come… educazione digitale
Seppur apprezziamo l’attenzione del ministero verso l’alfabetizzazione digitale, è necessario domandarsi: quale tipo di cittadino digitale vogliamo formare? Un consumatore passivo o un individuo critico e consapevole?
E come… educazione stradale
Rivisitare il codice della strada in chiave automobilistica non farà che aggravare l’emergenza climatica. Perché non parlare invece di mobilità sostenibile e di città a misura d’uomo, dove muoversi a piedi o in bicicletta diventi la norma?
F come… educazione finanziaria
Non possiamo più ignorare l’impatto devastante degli investimenti in settori distruttivi come i combustibili fossili e l’industria bellica. La finanza etica non è un’utopia, ma una necessità per salvaguardare il nostro futuro.
L come… libertà di movimento
La libertà di movimento è un diritto fondamentale che riflette l’essenza stessa di una società equa e inclusiva. Ciò significa promuovere infrastrutture adeguate per chi si sposta a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici, riducendo la dipendenza dall’automobile privata. Ogni strada sicura per una bambina che va a scuola, ogni pista ciclabile che attraversa il cuore della città, ogni autobus accessibile è un tassello di questa libertà.
R come… regole e sicurezza climatica
Gli impegni presi dai governi per contrastare la crisi climatica rimangono lettera morta, schiacciati da interessi economici a breve termine. Ogni Stato ha il dovere di agire ora, perché il tempo delle scuse è finito.
S come… dall’individuo alla società (e viceversa!)
L’illusione che siamo tutti uguali, che la società serva indistintamente ogni membro, maschera una verità scomoda: chi ha accesso alle risorse, al potere, alle opportunità, chi davvero può permettersi di svilupparsi in questa società? Non tutti. Solo alcuni. E questo disequilibrio alimenta l’ingiustizia.
T come… tutto il mondo è la nostra patria
In un’epoca di crisi globale, i confini nazionali si rivelano sempre più anacronistici. Il cielo che condividiamo, le risorse che ci sostengono, le biodiversità da proteggere e perfino le emissioni che ci avvelenano non conoscono frontiere. L’educazione civica dovrebbe insegnare che siamo custodi del Pianeta intero, responsabili della sua tutela e del suo futuro. Questo significa abbandonare la logica nazionalista in favore di una coscienza planetaria. La nostra vera identità non è definita da un passaporto, ma dalla nostra capacità di contribuire a un futuro comune e sostenibile per tutti, ovunque ci troviamo.
Non possiamo più permetterci compromessi: l’educazione civica deve essere un terreno fertile per coltivare un pensiero critico e una coscienza ecologica. Il nostro pianeta, e le generazioni future, non possono aspettare.
Anche l’operaio vuole il figlio dottore: Valditara glielo nega
Sottosopra * 13 Settembre 2024
Anche l’operaio vuole il figlio dottore, ma è bene essere chiari: probabilmente non lo avrà. E le chance andranno diminuendo man mano che va a regime la riforma degli istituti tecnico-professionali voluta dal ministro dell’Istruzione e del merito Valditara, che ha il merito – quello sì – di giocare a carte scoperte: la restaurazione sostanziale dell’avviamento professionale è la certificazione del classismo istituzionalizzato.
La prole di medici e professionisti assortiti studierà; gli altri saranno attrezzati per affrontare le richieste del mondo del lavoro: meglio detto, saranno “addestrati”, come ha scritto lo stesso ministero nel testo di legge. Apprezzabile sincerità: “Un sistema di istruzione che dia a ogni giovane gli strumenti per costruirsi, in base alle proprie inclinazioni, un solido futuro. E che al tempo stesso consenta al sistema produttivo di avere le professionalità necessarie per essere competitivo. Ad oggi la metà delle aziende fa fatica a coprire i posti disponibili, un mismatch drammatico tra offerta e domanda di lavoro. Noi ce ne siamo fatti carico”, ha spiegato Valditara, segnalando involontariamente con la quantità di parole rivolta agli uni e alle altre che chi gli interessa convincere non sono certo alunne e alunni, ma le imprese a cui serve manodopera. Ecco, dunque, che queste potranno stipulare contratti con le scuole per attività di “insegnamento e di formazione nonché di addestramento”, per preparare insomma un esercito – è il caso di dirlo – di giovani laboriosi e pronti al sacrificio, come nel miglior spirito patrio. In barba al fatto che molti istituti tecnico-professionali eccellono proprio combinando formazione critica generale e specializzazione tecnica slegata da specifici interessi. C’è, insomma, parecchio di cui preoccuparsi.
Tanto più che le scuole aprono con una carenza del 25% degli insegnanti, almeno 250 mila supplenze da attivare e 20 mila posti vacanti nei posti amministrativi, secondo stime della Cgil. Per non parlare della strutturale e sempiterna mancanza di docenti di sostegno, ulteriormente precarizzati e già in mobilitazione. In compenso, a dispetto del parere negativo del Consiglio di Stato, dovrebbe debuttare in questi giorni il liceo del Made in Italy, che ha registrato nemmeno 2 mila iscritti in tutto il Paese. Ma più degli esiti contano le intenzioni, e ogni mossa del ministro di quella che fu la Pubblica istruzione segnala qual è il nuovo standard: promuovere il privato business. Proprio come fatto con la sanità, diventata grande affare per pochi mentre l’universalità di accesso ai servizi prevista dalla Costituzione viene nei fatti cancellata. L’idea di scuola delineata nella Carta – luogo aperto a tutti, a prescindere dai mezzi, per crescere, sviluppare capacità critica, coltivare aspirazioni – viene infatti seppellita dalle nuove linee guida per l’educazione civica promosse dal dicastero. Oltre a promuovere la “patria”, la formazione dell’identità italiana e l’iniziativa economica privata, Valditara col consueto candore ha cancellato dai programmi il concetto di responsabilità sociale, sostituito con “la responsabilità individuale, in una logica che è moderna e autenticamente liberale”. Difficile, così facendo, spiegare “il tema della libertà, che è uno dei pilastri fondamentali della nostra Costituzione, e del rispetto verso ogni individuo”: perché a garantire quella libertà sostanziale è proprio la responsabilità sociale appena cancellata. Ma questo al ministro sfugge. C’è una sola consolazione: per mandare in porto la riforma mancano i decreti attuativi. Resta un po’ di tempo: andrebbe utilizzato per mobilitarsi in protesta. Chissà se il centrosinistra se ne renderà conto in tempo.
* Per il Forum Disuguaglianza e Diversità
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