PUPI E PUPARI: “UN MONDO D’INGANNI” da 18BRUMAIOBLOG e INTERFERENZA
Olympe de Gouges 1 luglio 2024
Un terzo dei francesi è fascista? Non è questo il punto. La maggioranza dei francesi non si sente più a casa sua, in Francia. Causa l’immigrazione, che è un problema. Uno dei maggiori problemi, da cui deriva in larga parte il successo elettorale del Rassemblement National. L’altro tema è il declino economico della Francia, il fallimento del riformismo che altro non è che il neoliberismo che fa più ricco chi lo è già e più povero chi già non se la passa bene. Insomma, gli stessi identici motivi che hanno segnato il successo di FdI in Italia (già MSI, partito fondato da esponenti della Repubblica di Salò, alleata di Hitler).
Si dovrà attendere il secondo turno elettorale per vedere se il Rassemblement National (già Front National, fondato da ex Waffen SS) otterrà la maggioranza assoluta. Cosa possibile se al ballottaggio i macroniani non voteranno per i candidati del Nuovo Fronte Popolare (France Insoumise, Ps, Pcf, Verdi) e viceversa. Ad ogni modo, in Francia, in sostanza, non cambierà nulla. Il declino economico delle classi popolari continuerà, il debito pubblico aumenterà, i problemi dell’immigrazione verranno affrontati e risolti solo a colpi di propaganda.
Accadrà in Francia quello che è già accaduto in Italia. Nessun reale cambiamento. Accade in Francia e in Italia ciò che accade nella UE, dove sono stati eletti dei tirapiedi e dove il 18 luglio al Parlamento europeo von der Leyen potrebbe aver bisogno dei voti di Meloni, nel caso in cui il tasso di defezione dalla sua maggioranza sia alto come cinque anni fa. In alternativa, von der Leyen potrebbe chiedere i voti dei … Verdi! Accade in Europa ciò che accade negli Stati Uniti: se Biden, chiaramente affetto da demenza, non sta gestendo il governo degli Usa, chi lo sta facendo?
Chi gioca meglio a golf, Biden o Trump?
Fabrizio Marchi 29 Giugno 2024
Al di là del palese rimbambimento di Joe Biden, definire bassissimo il livello del “dibattito” televisivo fra quest’ultimo e Donald Trump è un eufemismo. Siamo ampiamente al di sotto del peggiore fra i peggiori dei talk show a cui siamo normalmente abituati. Un paio di studenti del quarto o del quinto anno di un liceo darebbero vita ad un dibattito infinitamente più ricco ed elevato rispetto a quello che hanno inscenato i due.
Pensare che questi due guitti da avanspettacolo siano chiamati a decidere delle sorti dell’umanità è qualcosa che dovrebbe preoccuparci tutti, e seriamente. Alla luce di ciò, un paio di considerazioni.
La prima. In realtà sappiamo perfettamente che negli USA (e non solo…) a tirare le fila sono i gruppi di potere, le grandi lobby del capitale finanziario, le grandi multinazionali, le potenti lobby sioniste, l’apparato militare e l’industria delle armi, il cosiddetto “deep state” (CIA ed FBI in particolare, il Dipartimento di Stato ecc.) che stanno alle spalle dei presidenti eletti, e quando questi non rispondono ai loro diktat rischiano anche di essere assassinati come è avvenuto a suo tempo a J. F. Kennedy. Normalmente ci si dovrebbe preoccupare di ciò, e anche molto, ma il livello dei due mi porta incredibilmente a pensare che forse è addirittura meglio che ci sia qualcun altro a decidere al loro posto. Il problema è che quel qualcun altro che gli sta alle spalle è ancora più criminale e privo di scrupoli di chi va in scena. Insomma, da una padella a un’altra padella. Non se ne esce. Se l’uno vuol continuare la guerra in Ucraina l’altro vuole aprirla con la Cina, e tutti e due fanno a gara a chi è più amico di Israele.
La seconda. E’ evidente che società americana versa in uno stato comatoso se il top che riesce ad esprimere per la corsa alla Casa Bianca sono due catenacci bolliti come Biden e Trump. E non mi riferisco alla loro età, naturalmente, perché nella storia abbiamo avuto fulgidi esempi di leader politici di grande lucidità, saggezza e vigore, anche e forse soprattutto in età avanzata.
Biden e Trump sono l’ultima protesi di una società ideologicamente radicalizzata – ultraconservatori da una parte e liberal dall’altra, ed entrambi gli schieramenti con fazioni estremiste, anche robuste, al proprio interno – che però non sono in grado di avere una visione politica realmente alternativa, di partorire un’idea diversa di società e di stato. Una certa concezione messianica, l’idea che l’America rappresenti la sola nazione indispensabile, dalla quale l’umanità stessa non può prescindere, accomuna democratici e repubblicani, conservatori e progressisti (concetti, questi ultimi, che hanno da tempo smarrito il loro significato originario in tutto il mondo occidentale…). E questa concezione radicata più o meno in (quasi) tutti gli americani rappresenta la sovrastruttura ideologica degli Stati Uniti, quella che sta alla radice della natura imperialista di quel paese. Pensare che questo o quel leader politico, questo o quel presidente, questo o quel gruppo dirigente possano cambiare rotta e disinnescare la vocazione imperialista degli USA è un’illusione. E questa è una delle peculiarità degli Stati Uniti d’America.
Trump, nella sua pochezza, recita tutto sommato bene la sua parte. Non gli è richiesto più di tanto, Il suo popolo è con lui, e anche quelle che noi consideriamo come gaffe contribuiscono in realtà a rafforzare la sua immagine presso il suo elettorato. Biden invece è semplicemente improponibile, al punto tale che arrivo addirittura a pensare che sia stato mandato allo sbaraglio per poi poterlo sostituire con un candidato più credibile. In tutto ciò, ovviamente, non siamo in grado di sapere cosa si sta muovendo all’interno del complesso “deep state” che va ben oltre i confini stessi degli Stati Uniti. Nel frattempo la guerra si allarga in Medioriente coinvolgendo il Libano, Hezbollah e quindi anche l’Iran, la mattanza etnica a Gaza (dove però Israele incontra una seria resistenza…) prosegue senza sosta e in Ucraina la NATO intensifica le provocazioni contro i russi (vedi bombardamento privo di ogni finalità di ordine militare a Sebastopoli).
Tutto ciò mentre Biden e Trump, litigano in diretta su chi sia più in forma psicofisicamente o chi sappia giocare meglio a golf. Confortante.
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