MONI OVADIA: “NULLA PIÙ DELLA VERITÀ AIUTA LA PACE” da PRESSENZA
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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MONI OVADIA: “NULLA PIÙ DELLA VERITÀ AIUTA LA PACE” da PRESSENZA

“Nulla più della verità aiuta la pace!” Moni Ovadia su Israele, il mandato di arresto per Netanyau e la risoluzione del conflitto

Veronica Tarozzi  20.06.24 

In questa fase cruciale della guerra di Israele al popolo palestinese, le notizie si rincorrono a ritmi forsennati, rendendo difficile comprenderne l’effettiva portata. Come quelle della volontà dell’esercito israeliano di portare la guerra oltre il confine col Libano o quella dell’accentramento dei poteri su Netanyahu a seguito dello scioglimento del gabinetto di guerra.

Ci sono però notizie la cui rilevanza spicca prepotentemente su tutte le altre, come il recente servizio del Guardian, che attesterebbe le forti pressioni e minacce alla propria incolumità da parte dell’ex capo dei servizi segreti israeliani, Yossi Cohen, ai danni dell’allora procuratrice capo della Corte Penale Internazionale (CPI), Fatou Bensouda, affinché abbandonasse l’indagine sui presunti crimini israeliani contro l’umanità nei territori occupati.

Indagine che è andata avanti nonostante tutto, e che è culminata lo scorso mese nella richiesta di arresto da parte della CPI per il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e il ministro della Difesa, Yoav Gallant; ma anche per tre leader di Hamas.

Quanto segue è l’estratto di una lunga intervista allo scrittore, attore e musicista Salomone Ovadia, detto Moni. Di origine bulgara, ma trapiantato a Milano subito dopo la nascita, è cresciuto in una famiglia di ascendenza ebraico sefardita. Rappresenta una delle numerose voci di ebrei sparsi per il mondo che ripudiano la politica ultranazionalista israeliana e chiedono a gran voce di farla rientrare nel solco del Diritto internazionale.

Moni, ti chiedo di fare un’analisi oggettiva di ciò che sta accadendo in Medio Oriente

Secondo me quello che sta succedendo in Palestina in questo periodo, se non si vuole usare la parola “genocidio” in quanto terrorizza, è comunque una strage di massa alla stregua della rappresaglia di tipo etnico. 

Io credo che dovremmo chiedere che ci sia una Commissione indipendente sul 7 ottobre, perché non c’è stata. Le commissioni di parte non sono credibili, né dall’una, né dall’altra parte, ci vuole una Commissione indipendente, perché gli israeliani, purtroppo per loro, non l’hanno permessa, per cui resterà sempre il dubbio. Sono certamente state ammazzate delle persone innocenti, ma sul fatto dei bambin decapitati e di tutte quelle atrocità, non ci sono prove.

I palestinesi potrebbero rivendicare orrori e violenze che hanno subito 1 milione di volte più di quelle che hanno subito gli israeliani, quindi dove si va in questo modo? Da nessuna parte, e poi se tu sei sicuro che la tua gente abbia subito delle cose così atroci, perché devi avere paura di una Commissione indipendente?

Dunque è venuto il momento di cessare immediatamente questa carneficina e soprattutto dovremmo tenere conto dei bambini: che vite avranno quelli che hanno sofferto queste atrocità? E pensare che degli uomini del Governo israeliano hanno osato dire che lì [in Palestina, ndr.] son tutti terroristi, anche i bambini. 

Corsi e ricorsi della storia…

Questo è lo stesso linguaggio che i nazisti usavano nei confronti degli ebrei: è come un corto circuito psico-patologico, bisogna avere il coraggio di riconoscere i propri errori. Anche quando c’è una lite fra i due coniugi, dire: “Sai, forse ho sbagliato”, immediatamente permette l’instaurarsi di un clima di pace.

Io credo che l’umanità non abbia ancora imparato questa lezione. Il Giappone, ad esempio, non ha ancora ufficialmente riconosciuto i danni fatti alla Cina con il massacro di Nanchino (1937-38 ndr.). È stupido! Perché come dimostra la Germania, chi riconosce i crimini dei governi che ha albergato, cammina a testa alta: la Germania oggi è una nazione rispettata. 

Gli israeliani hanno subito purtroppo un terrificante lavaggio del cervello persino nelle scuole. C’è un libro di una giornalista israeliana che ha ricevuto il Premio Sakharov, Nurit Peled-Elhanan, che si intitola “La Palestina nei testi scolastici di Israele – Ideologia e propaganda nell’istruzione”. Anche i nazisti, quando nazificarono la nazione, convinsero tanti bravi tedeschi che gli ebrei erano come dei parassiti, dei topi di fogna. 

Non bisogna fare mai queste cose, questa è la prima lezione che viene dalla Torah: “Il nemico è un essere umano come te”. Nel Levitico c’è un versetto: “Se incontrerai un bue del tuo nemico o un suo asino disperso, glielo riporterai”. Quando si cessa di vederla in questo modo, non c’è limite alla catastrofe.

Del resto, Netanyahu continua a dire: “Non ci sarà uno Stato palestinese”, ma lui non ha la sovranità su quelle terre, ha solo la sovranità su quelle che la comunità internazionale riconosce essere di Israele, eppure parla come se fosse sovrano su ogni terra! 

Lo Stato di Israele non si è mai dato confini, questo fa capire perché non l’hanno fatto: perché speravano di allargarsi contro tutte le regole del Diritto internazionale, contro tutte le regole della Convenzione di Ginevra.  

Potresti commentare la richiesta di mandato d’arresto della CPI per i leader israeliani e quelli di Hamas?

La prima cosa che va detta è che Hamas è un’organizzazione palestinese che ha scelto la via del terrorismo. Ma è comunque una reazione a un’oppressione enorme. Quindi va detto, tutto va detto, troppo comodo sottacere che i palestinesi sono occupati, colonizzati, discriminati, segregati. 

Le condizioni [tra Israele e Hamas, n.d.r.] sono assolutamente diverse: uno ha perpetrato il ruolo di carnefice, si è appropriato di terre non sue, le ha colonizzate e ha sottoposto il popolo colonizzato a vessazioni inaudite; l’altra è una reazione a questa situazione. E se nella reazione sono stati perpetrati crimini, vanno individuati, stigmatizzati e condannati, ma tenendo conto della situazione, se no si fa la solita retorica, la solita ipocrisia. 

I palestinesi si difendono da un’aggressione israeliana ultracinquantennale fatta di ogni sorta di crimini, vessazioni, devastazioni. Non si possono mettere sullo stesso piano. Anche se ci sono crimini commessi da Hamas non sono paragonabili. 

Gli israeliani sono i carnefici perduranti – parliamo di oltre 56 anni – e i palestinesi, dopo aver subito di tutto e di più, hanno reagito. Ora, se anche loro nella loro reazione hanno espresso comportamenti criminali, questo va stigmatizzato, ma considerando che è una reazione a una situazione di oppressione inenarrabile e perdurante da quasi 6 decenni, ininterrottamente. 

Però gli USA, che fanno sanzioni a tutti, non hanno fatto altro che perpetrare guerre criminali con uccisioni di civili e violazione di ogni regola del Diritto Internazionale. Sono decine e decine di guerre in tutto il Novecento che gli americani hanno perpetrato: guerre criminali con prezzo pagato dai civili. 

Israele non avrebbe subito il 7 ottobre se da così tanti anni i palestinesi non fossero stati costretti a vivere in una prigione a cielo aperto subendo ogni forma di vessazione, di negazione dei propri diritti. 

Potrebbe essere la fine dell’impunità per Israele?

Io mi auguro che venga dato inizio a un processo di demolizione e trasformazione di quello che è stato finora; cioè gli israeliani hanno perpetrato violazioni del Diritto Internazionale e crimini di guerra, avendo garantita l’impunità. Mi auguro che i governanti e i membri dell’apparato militare sappiano che è finita l’impunità. L’impunità l’hanno garantita gli americani, che sono complici allo stesso titolo! Si rendano conto che è finita! 

La grande parte dell’umanità non accetta più queste cose. Perché i Paesi che hanno riconosciuto che lo Stato di Palestina debba avere gli stessi diritti degli altri Stati e degli altri popoli costituiscono la stragrande maggioranza dell’umanità. È finita l’epoca del dominio israeliano che ha garantito impunità a Stati Uniti e Israele!

Io spero che subiscano un giusto processo e che vengano condannati per ciò che hanno fatto: crimini contro l’umanità e crimini di natura genocidiaria. Io spero che sarò ancora vivo quando finirà l’egemonia degli USA, che ha provocato così tanti crimini! Certo, non sono stati solo gli americani e gli Occidentali a perpetrare crimini. Ma mi auguro che finisca la leggenda dei buoni e dei cattivi! Dell’Impero del bene e dell’Impero del male! Che gli americani vengano finalmente giudicati per quello che hanno fatto. 

Da ebreo e da uomo di grande saggezza quale sei, come immagini si possano interrompere le ostilità e cominciare delle trattative di pace?

Tutti quelli che ritengono di avere responsabilità, devono accettarle e accoglierle perché questo le riporta in un contesto di rispetto universale. 

Bisogna affidarsi a uomini che non siano piegati a una volontà di mortificare l’avversario. C’è una grande differenza fra il concetto di pace e pacificazione, quella pacificazione – in inglese “appeasement”- di cui sappiamo a seguito della I Guerra Mondiale. 

Una vera pace, non può che fondarsi sul concetto di giustizia e di pari dignità degli interlocutori, altrimenti non si può fare la pace. Ecco quale fu l’errore di Versailles nel Primo Dopoguerra: quello di mortificare i tedeschi, accusandoli di essere stati gli unici responsabili, gravandoli con delle condizioni infernali, umiliandoli, e questo ha favorito la Seconda Guerra Mondiale! 

Ma non è una cosa che si dice ex post: qualcuno l’aveva capito già allora, nel Primo Dopoguerra, come il grande economista inglese John Maynard Keynes: aveva lasciato le trattative di pace a cui era stato chiamato, dicendo: “Queste non sono trattative di pace, questa pacificazione prepara una nuova guerra.” Ed è stato proprio così! 

Per la Palestina, che viene oltretutto da anni di occupazione delle terre da parte israeliana, ci vorrebbe proprio un grande colpo di reni da parte di una nuova dirigenza israeliana, che si renda conto che non si può andare avanti così, perché sarà il male di Israele, non solo dei palestinesi, che sono le vittime, evidentemente.

Non dire queste cose non aiuta la pace: nulla più della verità aiuta la pace e la presa di consapevolezza da parte di chi impedisce anche solo il costituirsi di un’ipotesi di pace.

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