LA GUERRA DEI SONNAMBULI da IL ROVESCIO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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LA GUERRA DEI SONNAMBULI da IL ROVESCIO

La guerra dei sonnambuli

«Sabotiamo la guerra»  11/04/2024

Riflessioni dall’incontro dell’assemblea «Sabotiamo la guerra» del 24 marzo 2024 a Genova

Nell’ultima assemblea «Sabotiamo la guerra», svoltasi a Genova il 24 marzo scorso, sono emersi alcuni spunti di analisi e riflessione sulle tendenze belliche in atto che forse meritano di essere messi per iscritto. Per carità, non si tratta di chissà quale scienza infusa, ma di istantanee sul presente per orientarci meglio contro l’avvenire da incubo che ci stanno apparecchiando.

1) Riprendendo un concetto caro a Marcel Mauss, la guerra va oggi interpretata come “fatto sociale totale”, mentre siamo di fronte a una propaganda che incute paura e minimizza allo stesso tempo. Prendiamo l’espressione sempre più ricorrente e abusata di “guerra ibrida”. In un misto di linguaggio pubblicitario – compra la nuova auto ibrida! – e di progetti transumani di ibridazione tra corpi, cervelli e macchine, questo orrifico reso familiare rimuove ciò che l’etimologia non tace. Ibrido non rinvia a una combinazione di elementi diversi, bensì a hýbris, termine che per i Greci significava tracotanza, oltrepassamento di limiti da non oltrepassare, e che in francese viene infatti tradotto con dismisura. Guerra ibrida non vuole dire guerra fatta un po’ con questo e un po’ con quest’altro, ma guerra smisurata, senza limiti, incrementale.

2) Lo scarto tra linguaggio e realtà rivela quella tracotanza da sonnambuli che sembra muovere le classi dominanti d’Europa. Un analista lo ha definito “bellicismo disarmato”. Perché dei presidenti ipotizzano di inviare in Ucraina truppe di cui non dispongono in numero sufficiente, a combattere con munizioni che si esaurirebbero in pochi giorni? Perché si lanciano giganteschi piani di riarmo i cui tempi sono incompatibili con quelli di tenuta di un fronte ucraino sempre più prossimo al crollo? Se nel caso di Macron si può anche ipotizzare che le sue uscite abbiano lo scopo di mettere le mani avanti rispetto al fatto che diverse decine di soldati francesi – chiamati eufemisticamente “istruttori”, “forze non regolari” “presenze di supporto” ecc. – sono già morte sul terreno di battaglia ucraino, c’è anche un gioco di rilancio del proprio ruolo dentro l’imperialismo europeo, in virtù del fatto che quello francese è l’unico apparato bellico dell’Unione dotato di armi nucleari. Eppure, uno Stato che non riesce a intervenire militarmente nel Sahel, non sembra proprio una garanzia nel caso di uno scontro più diretto con la Federazione Russa. E in quanto a bellicismo da sonnambuli, come leggere la volontà di dichiarare in anticipo che in caso di attacco russo alle truppe occidentali in territorio ucraino non scatterebbe l’art. 5 della NATO (cioè l’automatica chiamata alle armi di tutti i suoi membri), articolo che rimarrebbe sospeso persino se l’esercito russo colpisse gli aeroporti di decollo degli F-16 promessi a Zelensky (potenzialmente dotabili di armi atomiche, e che il governo ucraino userebbe senza dubbio per colpire direttamente il territorio russo)?

3) La dottrina militare del Pentagono esclude che l’esercito statunitense possa impegnarsi contemporaneamente su tre fronti bellici. Vista la situazione in Medio Oriente e il ruolo strategico dello scontro con il capitalismo cinese, è proprio agli Stati europei che gli USA vogliono “lasciare” il fronte russo – ruolo, questo, che rende non più rinviabili programmi di riarmo e allargamento del numero degli arruolabili nei diversi Paesi del vecchio continente. Se in tal senso spingono ovviamente i fabbricanti di armi, i loro azionisti e, più in generale, quelle componenti tecnocratiche che avrebbero tutto da guadagnare da un’economia di guerra, è quantomeno arduo sostenere che uno scontro con la Federazione Russa risponda agli interessi collettivi del capitale europeo. Sarebbe tuttavia un’illusione imperdonabile trarne la conseguenza che il principio di realtà (capitalistica) alla fine prevalga sulla tracotanza (bellicista). Primo, perché nella storia è già successo che alcune fazioni della borghesia trascinassero i popoli al macello (e altre componenti capitalistiche alla bancarotta) senza la benché minima preparazione militare; secondo, perché l’economia di guerra e l’Emergenza senza fine sono oggi i due ingranaggi fondamentali per centralizzare in senso statale gli ambiti decisivi della produzione e del controllo; terzo, perché – come ha fatto notare un generale… –, quando il potere politico continua a ripetere che bisogna prepararsi alla guerra, gli apparati militari si mobilitano concretamente in tale direzione.

4) È forse proprio l’insostenibilità logistico-militare di una guerra “convenzionale” con la Russa a rendere tutt’altro che impossibile l’impiego delle armi nucleari. Stante la determinazione statunitense a bruciare il tempo contro i propri concorrenti in ascesa (Cina su tutti), quali sono i mezzi a disposizione? L’accerchiamento militare della Russia ha anche lo scopo di mettere a punto un sistema di contenimento – se non proprio di neutralizzazione – della risposta moscovita al first strike atomico da parte degli USA. Quando i centri tecnocapitalistici progettano piani B su Marte, e quando la materia-mondo sembra così docile a tutti gli esperimenti di potenza con cui la si manipola e ricombina, i Mezzi assoluti dànno letteralmente le vertigini a chi s’illude di controllarli, divorando i Fini per cui quei “mezzi” dovrebbero essere impiegati. Sembra in atto un certo congelamento del da farsi in Ucraina in vista delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Ma non sembra certo un segnale di forza il fatto che il più grande imperialismo al mondo affidi per la prima volta al “popolo” modi e priorità della guerra totale per riaffermare il proprio primato in declino. Intanto la vocazione militare tra i giovani statunitensi ed europei è in caduta netta da decenni. Intanto la guerra ibrida scava le sue trincee, anche quelle lontane da ogni radar.

5) Mentre la realtà (capitalistica) non ha ancora deciso da che parte andare, e la schiuma del Nuovo Disordine Mondiale produce gli uomini-macchina più tracotanti e ciechi della storia, il Leviatano militare ha bisogno di carne fresca. Visto che i cittadini consumisticamente modificati non sembrano scalpitare dalla voglia di andare a morire per i Valori dell’Occidente, perché non arruolare gli immigrati in cambio della cittadinanza? Nemmeno il tempo di parlarne in un’assemblea antimilitarista, che lo stato maggiore dell’esercito italiano comunica a qualche organo di stampa le sue intenzioni al riguardo ( https://infosannio.com/2024/03/31/pochi-uomini-per-la-patria-arriva-la-legione-straniera/ ). Ma, stante la bella mostra di sé che l’Occidente sta fornendo agli oppressi del mondo intero nella striscia di Gaza, un tale deal potrebbe rivelarsi un boomerang per i reclutatori e un’occasione di propaganda disfattista per gli antimilitaristi. Dai due lati della barricata sociale, il tempo stringe.

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