ARCHIVI STORICI IN “OUTSOURCING”: E IL FANGO SE LI È MANGIATI da IL FATTO
Archivi storici “in outsourcing”. E così il fango se li è mangiati
DANNI PER COLPA DELL’UOMO – Alluvione. Distrutti centinaia di documenti di molti comuni toscani di montagna: hanno avuto la folle idea di separarsene pagando un’impresa che li conservasse
TOMASO MONTANARI 13 NOVEMBRE 2023
La terribile alluvione di Campi e della Piana da Firenze a Pistoia svela molte cose. Svela il mal governo del mondo, che ha cambiato il clima anche qua, facendoci oscillare continuamente tra siccità e monsoni. Svela il mal governo di un territorio retto da una cosiddetta sinistra: Campi Bisenzio è il terzo comune in Toscana per consumo di suolo, il primo in provincia di Firenze. E sappiamo bene che un suolo sigillato dal cemento amplifica a dismisura gli effetti della pioggia. A danno abbiamo dunque sommato danno, creando le condizioni per una catastrofe annunciata: per amore di profitto, per miopia, per smarrimento del bene comune. Svela l’inadeguatezza del sistema degli allarmi, e poi dei soccorsi: la quantità di foto postate su Instagram da politici in abiti della Protezione Civile è inversamente proporzionale alla tempestività e all’efficienza degli aiuti. Svela, per fortuna, la capacità di solidarietà, di amore disinteressato, di spirito di sacrificio dei tantissimi che sono andati a spalare fango: a partire dai ragazzi delle scuole delle province di Firenze e di Prato, e non solo. I loro volti stanchi e sereni, insieme alla dignità su quelli chi ha perso tutto, sono la cosa più commovente di questo disastro senza senso.
Tra le tante cose che quest’onda di fango ci permette di vedere ce n’è una quasi incredibile. L’alluvione ha colpito, in modo grave e forse fatale, centinaia di metri lineari di archivi storici di numerosi comuni toscani (Agliana, Pelago, Torrita di Siena…; ma anche archivi di deposito di Prato e Pistoia): in misura drammatica quello di San Marcello Pistoiese. Ma come diavolo è possibile che un archivio di una cittadina di montagna venga raggiunto da un’alluvione della piana? È possibile: perché non è stata la natura, sono stati la politica e il mercato.
Le amministrazioni di questi comuni hanno avuto la folle idea di separarsi dalla memoria storica delle loro comunità pagando un’impresa, la Archivi spa, perché li conservasse per loro “in outsourcing”. Basterebbe questa parola (che sta per “esternalizzazione”) a far capire la natura della malattia: aziendalismo, mercatismo, neoliberismo. Lo spazio vale denaro: e i comuni (ormai privi di archivisti e soprattutto di uno straccio di coscienza culturale di se stessi) lo liberano da tutta quella carta vecchia. Così i governi locali smarriscono la consapevolezza della funzione civile della memoria storica: quella che imporrebbe di garantirne la conservazione in loco, perché l’allontanamento coincide con un allentamento del legame e della responsabilità. E, incredibile, la memoria viene spedita in una zona palesemente a rischio. Ma, si dice, erano depositi in altezza, e l’onda di un metro e sessanta del Bisenzio era eccezionale: non c’è alcuna coscienza del fatto che stiamo vivendo un’eccezione climatica permanente.
La storia di San Marcello, poi, è emblematica: in luglio il comune decide di sbarazzarsi di tutto l’archivio storico per realizzare una nuova mensa scolastica, intercettando in tutta fretta un finanziamento del Pnrr. Ovviamente una mensa scolastica è un’ottima cosa: è tutto il resto che è sbagliato. Il taglio agli enti locali che aveva impedito di farla con una ponderata programmazione ordinaria, cercando con calma il luogo adatto: e anche il fiume di soldi che arriva improvvisamente, e va speso di corsa. Di qui la decisione di sacrificare l’archivio, mettendolo a pigione a Campi per 5.000 euro l’anno. Ed è così che un archivio di montagna è finito in una buca: e se ora non lo salviamo in fretta, la Montagna pistoiese piomberà in una sorta di Alzheimer collettivo.
Ed è così che la piena del Bisenzio svela anche la fine dello Stato. Lo spostamento dell’archivio di San Marcello è stato autorizzato dalla Soprintendenza archivistica nel luglio 2023: si stenta a crederlo, ma conosciamo gli effetti deleteri dell’indebolimento delle Soprintendenze, voluto da Renzi e compiuto da Franceschini: tutte (e quelle archivistiche in modo specialissimo: perché considerate irrilevanti dalla politica in cerca di consensi da grandi musei e grandi mostre) hanno personale e mezzi per il controllo sul territorio ridotti ai minimi termini, e soprattutto non hanno più dirigenti autorevoli in loco. Così rinneghiamo la nostra storia: i primi organismi di tutela istituiti dallo Stato dopo l’Unità (appunto le Soprintendenze archivistiche) rivolsero la loro attenzione proprio agli archivi dei Comuni, in cui si conserva tutta la lunga e gloriosa storia delle autonomie comunali: mentre oggi il Ministero della Cultura, che già affama gli archivi di Stato, non dà quasi più nulla per la tutela degli archivi comunali.
Così prosperano i depositi a pagamento, i comuni si spogliano e le alluvioni finiscono il lavoro. Ora a Campi inizia il tempo della ricostruzione: ma senza conoscere il passato, nessun futuro sarà possibile.
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