UNIFIL: “ATTACCANDO I CIVILI, ISRAELE VIOLA II PATTO DI GINEVRA” da IL FATTO
Unifil: “Attaccando i civili, Israele viola il patto di Ginevra”
Il portavoce Tenenti – Il contingente spagnolo ha trascorso 14 ore nel bunker. I piani di evacuazione sono già pronti
Alessandro Mantovani 26 Settembre 2024
Tra le migliaia di libanesi che hanno lasciato il sud ci sono anche molti di quelli che lavorano nelle basi del contingente dell’Onu. Cuochi, magazzinieri, addetti alle pulizie e molto altro, senza di loro la vita dei Caschi blu è più difficile. Se gli italiani almeno in cucina preferiscono fare da soli, quindi hanno meno problemi, ieri al quartier generale della missione Unifil a Naqoura la mensa internazionale era chiusa. Non è un dettaglio, offre un’altra misura del disastro che gli attacchi israeliani provocano nei distretti meridionali del Libano. L’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) ha registrato 90.530 nuovi sfollati da lunedì, si aggiungono ai 100 mila già costretti nei mesi scorsi a lasciare le loro case nei villaggi del sud: sono dunque circa 200 mila su 600 mila abitanti dei distretti meridionali, i più vicini alla Linea blu che separa il Libano dallo Stato ebraico. Uno su tre. Una tragedia.
Per ora la missione Unifil prosegue. Lo dice il Palazzo di Vetro a New York e lo confermava ieri mattina da Naqoura Andrea Tenenti, storico portavoce: “La missione rimane attiva nel sud e non ci sono feriti tra i nostri Caschi blu”, ha detto. Se Israele deciderà davvero di invadere il Paese via terra dovrà comunicarlo, il comandante spagnolo Aroldo Lázaro Sáenz parla tutti i giorni con i vertici militari israeliani così come con le Forze armate libanesi, che con tutta evidenza non controllano il territorio, ma a loro volta mantengono i contatti con i comandanti di Hezbollah e delle milizie alleate del partito armato sciita. Con l’invasione, che nel 2006 non andò benissimo per Israele, si rischia un’altra Gaza. Tenenti, che è in Libano proprio dal 2006 e ne ha viste tante, è molto allarmato, per quanto ieri mattina sembrava che l’intensità dei bombardamenti fosse diminuita rispetto a martedì e soprattutto a lunedì, la giornata più nera: “La situazione è ancora molto preoccupante – ha osservato il portavoce Unifil –, i bombardamenti stanno continuando in tutto il sud del Libano e anche in altre zone. Al momento, in base ai dati del ministro della sanità libanese ci sono 569 persone uccise e più di 1.800 feriti. Tra i morti 50 bambini e 89 donne. Gli attacchi ai civili sono violazione delle leggi umanitarie internazionali. La Convenzione di Ginevra vieta di colpire non combattenti – ha chiarito Tenenti –. Ci sono probabilmente vittime civili anche in Israele ma noi siamo qui, le cose le vediamo e abbiamo i dati”. I morti naturalmente aumentano, ieri ne hanno registrati altri 51. Il bilancio di tre giorni è più pesante di quello della “guerra controllata” in corso dall’8 ottobre 2023, quando Hezbollah ha cominciato a colpire Israele in solidarietà con i palestinesi di Gaza.
La missione Onu è attiva dal lontano 1978. Dal 2006, dopo l’ultima guerra, si regge sulla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, recentemente confermata, che prevede una zona smilitarizzata tra il fiume Litani e la Linea blu oltre la quale ci sono i verdissimi campi israeliani. A disarmare Hezbollah e le milizie, anche su segnalazione dei Caschi blu, dovrebbero essere le Forze armate libanesi, ma se volessero non ne hanno i mezzi, il Partito di dio sciita è radicatissimo oltre a contare sull’appoggio dell’Iran (e della Siria). Ovviamente è quello che vorrebbe Israele, come ribadito due giorni fa dal ministro della Difesa Yoav Gallant, sostenuto dai governi suoi alleati compreso il nostro. Unifil svolge comunque funzioni di deterrenza oltre all’addestramento dei militari libanesi e a una consistente attività umanitaria: mille targhe ricordano che strade, ospedali e scuole si devono alla missione Onu.
Intanto però i Caschi blu, in questi giorni terribili, passano gran parte del tempo nei bunker delle loro basi. Gli spagnoli, che sono 650, ci hanno trascorso ben 14 ore, ha detto ieri la ministra della Difesa Margarita Robles. Quasi tutti sono rimasti nei bunker nella notte tra martedì e mercoledì e fino a ieri mattina. Poi però i pattugliamenti sono ripresi, almeno in alcune zone, anche da parte degli italiani. Ci sono piani di evacuazione dei Caschi blu sempre pronti. Nel 2006 non furono attivati.
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