TEMPI DI CRISI: IN EUROPA AVANZA L’ULTRADESTRA da ANSA, SKYTG24, EURONEWS
Mitsotakis trionfa in Grecia, ha la maggioranza assoluta
Il premier esulta: ‘Ora le riforme’. Si rafforza l’ultradestra
ANSA ATENE 26 giugno 2023
I risultati delle elezioni tenute ieri in Grecia per eleggere il Parlamento vedono, con il 99,62% dei voti scrutinati, il Partito Nea Dimokratia al 40,52% dei voti e 158 seggi (su 300) e il partito di sinistra Syriza guidato da Alexis Tsipras al 17,84% e 48 seggi: lo riporta il sito di Kathimerini, secondo cui l’affluenza è stata del 52,83%.
Seguono i socialisti del Pasok con l’11,85% dei voti e 32 scranni, i comunisti del Kke con il 7,69% delle preferenze e 20 seggi e il partito Spartiates (Spartani) che ha superato la soglia di sbarramento ottenendo il 4,64% e 12 seggi.
La formazione di estrema destra nota per le sue posizioni anti-migranti, Soluzione Greca, registra il 4,48% (rispetto al 3,7% del 2019) e 12 seggi. Superano per la prima volta la soglia di sbarramento anche il partito Niki (Vittoria), con il 3,69% e 10 seggi e il Partito Rotta di Libertà di ispirazione antisistema con il 3,17% dei voti e otto seggi.
Il partito conservatore di Nea Dimokratia trionfa in Grecia e centra l’obiettivo della maggioranza assoluta. Con ormai il 99,62% dei voti scrutinati, il premier conservatore uscente Kyriakos Mitsotakis incassa il 40,52% dei voti e 158 dei 300 seggi di cui è composto il Parlamento. Il suo principale rivale politico, il partito di sinistra Syriza guidato da Alexis Tsipras, si ferma invece al 17,84%, ottenendo 48 seggi. Seguono i socialisti del Pasok con l’11,85% dei voti e 32 scranni e i comunisti del Kke (7,69% e 20 seggi). “Sento forte il mio dovere nei confronti del Paese”, ha commentato a caldo Mitsotakis. “Sarò il premier di tutti i greci, le grandi riforme procederanno con rapidità”, ha assicurato. I cittadini chiamati alle urne hanno confermato il verdetto già emesso nelle elezioni del 21 maggio scorso, quando i conservatori avevano vinto con il 40% dei voti, doppiando il partito di Syriza, fermo al 20.
Intanto, ieri sera, uomini con il volto coperto hanno attaccato con pietre e molotov gli uffici del Movimento Socialista Panellenico (Pasok) presso la via Charilaou Trikoupis, nel quartiere ateniese di Exarchia, noto per i movimenti anarchici. Dopo l’intervento della polizia antisommossa, la tensione si è placata. Lo riporta il sito di Kathimerini.
Ma il voto si era tenuto con un sistema elettorale diverso, un proporzionale puro che aveva fatto mancare, per pochi seggi, la maggioranza assoluta ai conservatori. Così Mitsotakis – contando sul premio di maggioranza per il primo partito previsto dalla nuova legge elettorale da lui stesso approvata – aveva deciso di non intraprendere i colloqui per formare una coalizione e aveva aperto la strada al ritorno alle urne. Una scommessa che alla fine lo ha premiato, nonostante l’affluenza sia crollata rispetto a maggio. Nea Dimokratia non è la sola a festeggiare il risultato. Si rafforza infatti in Parlamento anche la presenza dell’estrema destra: il partito ‘Spartani’ (Spartiates in greco) ha superato la soglia di sbarramento ottenendo il 4,64% e 13 seggi. Un traguardo incredibile se si pensa che il partito era sconosciuto fino a qualche giorno fa, quando ha ricevuto il sostegno dell’ex membro di Alba Dorata Ilias Kasidiaris, attualmente in carcere, dove sta scontando una pena di 13 anni per aver partecipato ad un’associazione criminale, ovvero il partito neonazista di Alba Dorata ormai disciolto.
“Dopo tanto tempo, una voce nazionalista sarà in Parlamento”, ha esultato il presidente del partito Vassilis Stigas riconoscendo che il sostegno di Kasidiaris è stato “il carburante” del successo. Supera per la prima volta la soglia di sbarramento anche il partito ‘Niki’ (vittoria in greco), con il 3,69% e 10 seggi. Guidato da un insegnante di teologia, il partito si è fatto conoscere per le sue posizioni xenofobe ed è considerato vicino alla frangia conservatrice della Chiesa ortodossa. Conferma infine la sua presenza in parlamento anche un’altra formazione di estrema destra nota per le sue posizioni anti-migranti, ‘Soluzione greca’, in crescita al 4,48% (12 seggi) rispetto al 3,7% del 2019. Entra in Parlamento anche il Partito Rotta di Libertà di ispirazione antisistema con il 3,17% dei voti e otto seggi. Resta fuori invece Mera25, il partito fondato dall’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis. “Il nostro mancato ingresso è il minimo. La cosa peggiore è il canto funebre della sinistra che non è riuscita a impedire la trasformazione della rabbia in una corrente di estrema destra”, ha commentato sconsolato Varoufakis.
Elezioni in Germania, vittoria del partito di estrema destra Afd in Turingia
RED. 26 giu 2023
Robert Sesselmann si è imposto alle urne del 25 giugno a Sonneberg, battendo il candidato della Cdu. I vertici esultano, mentre Georg Maier (Spd) ha commentato il risultato come “un segnale di allarme per tutte le forze democratiche”
Robert Sesselmann, del partito di estrema destra Afd, è il nuovo sindaco del distretto di Sonneberg in Turingia. Il candidato di ultradestra ha infatti vinto al ballottaggio contro il rivale della Cdu, Juergen Koepper, sostenuto da un’ampia coalizione di partiti (Spd, Verdi, liberali e Linke). L’Afd è riuscito a conquistare una carica locale di alto livello per la prima volta nella sua storia partitica. Secondo il risultato provvisorio, Sesselmann – scrive Welt – ha ottenuto il 52,8% dei voti al ballottaggio, contro il 47,2% di Koepper. Nelle elezioni per il Landrat (il presidente distrettuale) svoltesi oggi – domenica, 25 giugno – il candidato di estrema destra era il favorito.
Maier, Spd. “Segnale d’allarme”
Cinquant’anni, avvocato, Sesselamann, che era risultato in vantaggio al primo turno l’11 giugno, ha vinto con una campagna elettorale che ha messo al centro temi molto sentiti dalla cittadinanza, soprattutto nell’Est del Paese come la lotta all’inflazione, l’opposizione alla svolta sui termosifoni ecologici voluta dai verdi e l’aumento dei rifugiati in arrivo in Germania. Il ministro dell’Interno della Turingia, Georg Maier, Spd, ha commentato la sua vittoria come “un segnale di allarme per tutte le forze democratiche”, chiamate adesso a “mettere da parte gli interessi di partito per difendere la democrazia”.
La destra stravince nelle elezioni locali in Spagna
Centrosinistra battuto a Madrid, Barcellona, Valencia e Siviglia
Francesco Rodella MADRID 29 maggio 2023
Dura battuta d’arresto per i socialisti del premier spagnolo Pedro Sanchez e i loro alleati di sinistra a sei mesi dalle elezioni nazionali.
Nel voto amministrativo in alcune delle principali città spagnole, la destra ottiene alcune vittorie di alto peso specifico: oltre che nel tradizionale feudo conservatore di Madrid, il Partito Popolare (Pp) e Vox hanno ottenuto la maggioranza a Valencia e Siviglia, due grandi comuni controllati nell’ultima legislatura da formazioni progressiste.
A Barcellona, invece, la sindaca di sinistra uscente Ada Colau viene sconfitta da Xavier Trias, già primo cittadino della città tra il 2011 e il 2015 e candidato degli indipendentisti di Junts per Catalunya. Nel frattempo, lo scrutinio provvisorio avviato nella tarda serata di domenica indica che il centrosinistra potrebbe perdere anche il controllo di alcune delle 12 comunità autonome in cui si sono si sono tenute in giornata elezioni regionali: la sconfitta più sanguinosa per Sánchez e i suoi potrebbe arrivare nella Comunità Valenciana, dove Pp e Vox sono in vantaggio. Presagi negativi per le forze politiche progressiste spagnole erano arrivati già dal sondaggio diffuso dalla tv pubblica Tve alla chiusura delle urne. L’anticipazione è stata poi confermata dai risultati ufficiali: un colpo non da poco in particolare per le aspirazioni delle formazioni del governo nazionale (Partito Socialista e Unidas Podemos) di mantenersi al potere a Madrid anche nella prossima legislatura. Proprio dalla capitale arrivano altre notizie negative per i progressisti, con la popolare Isabel Díaz Ayuso vicina a ottenere un terzo mandato come governatrice, questa volta forse anche con una maggioranza assoluta. Mentre a livello comunale, il collega di partito José Luis Martínez Almeida e sindaco uscente ha ottenuto la conferma per un secondo mandato conquistando i 29 scranni necessari per un governo in solitaria, battendo ampiamente le formazioni di sinistra. Altre sconfitte per il centrosinistra potrebbero arrivare nelle regioni dell’Aragona, Baleari e La Rioja. Il doppio appuntamento con le urne di questo 28 maggio è stato largamente annunciato alla vigilia come un test cruciale per i partiti in lizza. Da un lato, i socialisti di Sánchez e i suoi alleati di sinistra hanno affrontato il giudizio degli elettori sulla propria risposta politica in molti territori a tutte le emergenze scoppiate negli ultimi quattro anni, dalla pandemia di Covid alla recente crisi inflazionistica legata alla guerra in Ucraina. Dall’altra, per gli avversari tradizionali del Pp e gli ultraconservatori di Vox la tornata ha rappresentato una grande opportunità per testare l’effettiva volontà degli spagnoli di propiziare il “cambiamento di ciclo politico” di cui si dicono promotori. Anche visto che, da diverso tempo a questa parte, nessuna delle due formazioni chiude la porta all’eventualità di dar vita ad un’asse post-elettorali come quello già sperimentato in alcuni territori, ad esempio nella regione della Castiglia e León. Alle ultime elezioni locali, tenutesi nel 2019, il Partito Socialista (Psoe) fu nel complesso la prima forza, con un vantaggio di circa 1,6 milioni di voti rispetto al Partito Popolare: il margine di vantaggio è stato invece completamente sgretolato dai secondi, che ora è invece prima forza con quasi 800.000 voti di vantaggio. Sotto la sede nazionale di questa formazione, a Madrid, diversi militanti si sono già riuniti per festeggiare il risultato.
L’estrema destra in Europa sempre più al potere
Efi Koutsokosta & Vincenzo Genovese • 20/06/2023
In Italia, Svezia e Finlandia i partiti di destra radicale formano parte del governo nazionale. La Spagna è il prossimo banco di prova di una tendenza che potrebbe confermarsi anche dopo le elezioni europee
Tre indizi fanno una prova: in Europa i partiti di centro-destra sono sempre più inclini ad allearsi con quelli di destra radicale per formare un governo.
In tempi di crisi, alcuni partiti populisti di destra propongono soluzioni abbastanza semplici a problemi molto complessi”
Cathrine Thorleifsson Professoressa all’Università di Oslo
Destra radicale al governo in tre Paesi dell’Ue
L’ultimo caso si è verificato in Finlandia: dopo quasi tre mesi di trattative, il partito nazionalista dei Veri Finlandesi, che si era presentato alle elezioni con un’agenda contraria all’immigrazione e profondamente euroscettica, formerà parte dell’esecutivo con il Partito di coalizione nazionale, del nuovo primo ministro Petteri Orpo.
La Finlandia si aggiunge alla Svezia, dove Ulf Kristersson ha avuto bisogno dell’appoggio dei Democratici Svedesi, e all’Italia, dove in realtà l’accordo fra destra moderata ed esetrema non è affatto una novità: Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia corrono quasi sempre insieme alle elezioni locali e coalizioni simili a quella attuale si sono registrate nei governi di Silvio Berlusconi.
“Molti elettori sono piuttosto delusi dai partiti politici convenzionali. E in tempi di crisi, alcuni partiti populisti di destra propongono soluzioni abbastanza semplici a problemi molto complessi”, dice a Euronews Cathrine Thorleifsson, professoressa all’Università di Oslo e direttrice della commissione del governo norvegese sull’estremismo, per spiegare il fenomeno.
“Promettono di proteggere il popolo e la sovranità nazionale contro le minacce, percepite e reali, che vengono dall’esterno”.
about:blank La tendenza potrebbe confermarsi pure in Spagna, dove il Partido popular e i nazionalisti di Vox già governano insieme a livello regionale, ad esempio in Castiglia e León e nella Comunità Valenciana: alle elezioni politiche del 23 luglio il Pp è favorito per ottenere il maggior numero di seggi, ma non otterrà facilmente la maggioranza assoluta necessaria per governare da solo.
Governi estremamente conservatori, inoltre, sono già al potere da anni in Ungheria e Polonia, Paesi spesso criticati dalle istituzioni comunitarie per le loro derive autoritarie.
No Comments