STRATEGIA E PROVOCAZIONI da IL FATTO e IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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STRATEGIA E PROVOCAZIONI da IL FATTO e IL MANIFESTO

Buoni motivi per evitare il nucleare in Ucraina

 

 ALESSANDRO ORSINI  4 MARZO 2023

Ho a lungo sostenuto su queste colonne che Biden voglia in Ucraina una guerra moderata e prolungata per favorire gli interessi americani. La conferma alla mia tesi giunge adesso da John Kirby, il portavoce del Consiglio nazionale per la sicurezza degli Stati Uniti. Kirby ha annunciato che gli Stati Uniti rigetteranno qualunque eventuale cessate il fuoco che Xi Jinping e Putin possano mai proporre. Se Biden è contrario a un cessate il fuoco, figuriamoci quanto sia favorevole alla pace. In sintesi, Biden vuole la guerra senza alcuna attenuazione. I media dominanti in Italia non fanno altro che ripetere che il blocco occidentale vuole una trattativa, ma è falso e Kirby lo dimostra: la Casa Bianca vuole soltanto una guerra che però dev’essere moderata e prolungata.

E qui torniamo alla mia tesi.

La guerra deve essere prolungata affinché il processo di separazione dell’Unione europea dalla Russia sia completo; moderata affinché Putin non usi l’arma nucleare temendo la sconfitta. La fine della guerra in pochi mesi sarebbe un disastro geopolitico per Biden che pensa di avere un’occasione unica per distruggere il nemico storico degli Stati Uniti scaricando il prezzo della resa dei conti sull’Europa. Quanto all’arma nucleare, avrebbe ricadute negative per gli interessi americani per almeno cinque motivi. Il primo è che determinerebbe la vittoria di Putin sul blocco occidentale che non replicherebbe con l’arma nucleare contro il territorio russo pena la mutua distruzione assicurata. Il secondo motivo è che l’arma nucleare causerebbe, quasi certamente, la fine dell’egemonia americana sulle classi governanti europee o un suo tragico indebolimento giacché moltissimi cittadini attribuirebbero la responsabilità di un esito così tragico all’oltranzismo di Biden contrario persino al cessate il fuoco. Il terzo motivo è che l’uso delle armi nucleari aumenterebbe il numero degli europei contrario all’espansione della Nato ai confini con la Russia, quindi, anche in Georgia e Finlandia. Il ragionamento dell’uomo comune sarebbe semplice: “Se la Russia ha usato l’arma nucleare per fermare la Nato in Ucraina, potrebbe ripetere la stessa operazione in Finlandia o Georgia in caso di conflitto”. In tal modo, tutta la strategia espansiva perseguita dalla Nato negli ultimi 25 anni, ovvero espandersi a spese della Russia, perderebbe sempre più consensi nei Paesi Nato in Europa. La Nato verrebbe contestata in casa propria, a iniziare dall’Italia. Gli italiani che si oppongono all’invio delle armi in Ucraina sono la maggioranza assoluta nel marzo 2023. Figuriamoci quale potrebbe essere la loro ostilità verso la Nato se Putin chiudesse la partita in Ucraina con le armi nucleari. Il quarto motivo è che l’uso dell’arma nucleare sconvolgerebbe la struttura delle relazioni internazionali.

Non è detto che la sua architettura complessiva crollerebbe, ma subirebbe una scossa dalle potenzialità letali per gli interessi americani. L’Unione europea potrebbe allontanarsi dagli Stati Uniti sotto la spinta di una società civile sempre più pacifista. Prima guerra mondiale, Seconda guerra mondiale e arma nucleare sul territorio europeo sarebbero sufficienti a innescare un processo di questo tipo.

Il quinto motivo per cui Biden vuole una guerra moderata e prolungata riguarda la Cina. Xi Jinping è contrario all’uso dell’arma nucleare. Tuttavia, se Putin la utilizzasse per evitare la sconfitta, la Cina si schiererebbe al fianco della Russia, tanto più che John Kirby ha rifiutato qualunque intervento moderatore di Pechino accusata di imbrogliare il mondo per favorire la Russia. Kirby ha dichiarato che la proposta del cessate il fuoco sarebbe soltanto un trucco disonesto della Cina per dare alla Russia il tempo di tirare il fiato e consolidare le conquiste territoriali. Mentre scrivo, Zelensky – ha dichiarato il capo della Wagner – ammassa 80.000 soldati nei pressi di Bakhmut: una cifra impressionante. Se la Russia arretrasse in quella roccaforte, i civili ucraini andrebbero incontro a pene indicibili. Dopo essersi riorganizzato, l’esercito russo finirebbe di sventrare quel che resta dell’Ucraina con relativo massacro di bambini. La mia previsione troverebbe nuove conferme: “Per ogni proiettile della Nato che gli ucraini lanceranno contro i russi, i russi ne lanceranno dieci contro gli ucraini”. L’Italia dovrebbe intervenire immediatamente per una mediazione come prevede la nostra Costituzione.

Pechino «allontana» una nave Usa. E si alza la tensione

SUD-EST ASIATICO. Secondo la Cina il cacciatorpediniere missilistico USS Milius è entrato «illegalmente» nelle sue acque territoriali. Washington nega: acque internazionali. Dipende: due le versioni sui mari nei pressi delle isole contese Paracelso

Lorenzo Lamperti, TAIPEI  24/032023

Dopo i palloni ecco le navi. E il gioco rischia di diventare più pericoloso. Nuove tensioni sul mar Cinese meridionale, dove ieri la Cina ha «monitorato e allontanato» una nave da guerra degli Stati uniti.

Pechino sostiene che il cacciatorpediniere missilistico USS Milius sia entrato «illegalmente» nelle sue acque territoriali, «danneggiando pace e stabilità» della regione. Washington replica che si trattava di un’operazione di routine condotta in una porzione di mare internazionale.

Le diverse versioni nascono dall’area scelta per il passaggio, nei pressi delle isole Paracelso. L’arcipelago, composto da atolli e soprattutto scogli con circa mille abitanti, è conteso tra Cina e Vietnam. Ma dal 1974 le isole sono amministrate de facto da Pechino, accusata di aver militarizzato la zona per sostenere le altre rivendicazioni in cui è coinvolta nell’area con diversi altri paesi del Sud-Est asiatico.

Il transito arriva proprio mentre le aziende della difesa statunitensi come Lockheed Martin e Boeing stanno cercando di chiudere degli affari con Hanoi, rimasta priva di diverse spedizioni di velivoli militari dalla Russia impegnata nella guerra in Ucraina. Washington sta serrando le fila in Asia e dopo aver rafforzato i rapporti militari con Giappone e Corea del sud prova a fare lo stesso nel Sud-Est.

Missione già compiuta nelle Filippine, con l’accordo sottoscritto qualche settimana fa per l’accesso a quattro nuove basi militari, di cui si è lamentato ieri il viceministro degli Esteri cinese Sun Weidong in un incontro a porte chiuse con l’omologa filippina Theresa Lazaro.

Sempre sul mar Cinese meridionale, a fine dicembre si era rischiata la collisione tra un jet americano e uno cinese. Visto quanto accaduto con il presunto pallone-spia, un eventuale incidente potrebbe avere conseguenze preoccupanti.

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