SCIOPERO PER LA SCUOLA: IN PIAZZA LA RABBIA DA IL MANIFESTO e IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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SCIOPERO PER LA SCUOLA: IN PIAZZA LA RABBIA DA IL MANIFESTO e IL FATTO

Firenze antifascista, in piazza contro i rigurgiti razzisti

SABATO ESCO. Una grande manifestazione scuote l’opposizione sociale e sindacale al governo Meloni. Un corteo solidale con la preside Savino attaccata dal ministro Valditara. Si saldano le istanze democratiche con la critica dell’autoritarismo e quella alla «Fortezza Europa»

Roberto Ciccarelli  04/03/2023

«Senza illuderci che questo disgustoso rigurgito passi da sé» ha scritto la preside fiorentina del liceo Da Vinci Annalisa Savino nella lettera agli studenti in cui ha denunciato il pestaggio fascista davanti al liceo Michelangiolo e ha formulato una vibrante critica delle politiche reazionarie, razziste e securitarie egemoni in Italia e nella «Fortezza Europa». Nessuno, tra le cinquantamila persone stimate oggi a Firenze alla manifestazione antifascista per la scuola pubblica e in solidarietà con la dirigente scolastica attaccata dal ministro dell’Istruzione «e del merito» Giuseppe Valditara, si illude che il blocco reazionario e neoliberale «passerà da sé».

IL CORTEO che si snoderà dalle 14 tra Piazza SS. Annunciata e piazza Santa Croce dove parleranno le Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) delle scuole fiorentine ha deciso di non restare indifferente davanti alla violenza fascista e ai crimini di sistema che possono provocare anche le stragi dei migranti, come quella vista sulla spiaggia di Cutro, a Crotone. Una sintesi della giornata l’ha fatta ieri Rossano Rossi, segretario della Cgil Toscana: «Il fascismo oggi prende il volto delle organizzazioni di estrema destra che picchiano giovani di sinistra davanti le scuole e assaltano le sedi sindacali», oppure «il volto del razzismo». «Dobbiamo essere partigiani e non indifferenti: Firenze e la Toscana oggi sono il centro dell’Italia democratica e antifascista».

IN POCHI GIORNI la protesta si è accesa e ha acquisito un peso politico non scontato dopo cinque mesi di governo Meloni. La manifestazione evidenzia le crepe prodotte dalle agghiaccianti uscite di alcuni ministri, a cominciare da quello all’Interno Matteo Piantedosi.

QUESTA potrebbe essere una scossa anche per gli studenti e in generale per l’opposizione sociale e sindacale, ancor più di quella politica che si ritroverà riunita nelle strade di Firenze: da Elly Schlein a Giuseppe Conte, da Rifondazione Comunista a Verdi-Sinistra, ci saranno tutti. Tranne Calenda che ha spaccato il «Terzo Polo». Il punto politico è stato ribadito da Maurizio Acerbo e Loredana Fraleone di Rifondazione. La critica antifascista, e la lotta antirazzista, tendono a saldarsi. «Piantedosi come Valditara dovrebbe dimettersi». Sono in molti ad averlo chiesto negli ultimi giorni. Alle dimissioni di Valditara ha alluso il sindaco di Firenze Dario Nardella (Pd) che ha invitato i suoi concittadini a partecipare alla manifestazione.

LA SCUOLA è al centro del conflitto. Episodi diversi come il pestaggio fascista a Firenze il 18 febbraio, o l’irruzione dei poliziotti in borghese nel liceo di Piazza Armerina in provincia di Enna durante un’assemblea informativa sulla liberalizzazione della cannabis mercoledì scorso, spingono a riaffermare un nuovo significato della sua autonomia connessa stavolta alla libertà di autodeterminazione dei docenti e degli studenti. Questa idea scombina il retroterra ideologico di chi sta al governo. Strozzati dai vincoli economici, Meloni & Co. si esercitano più volentieri sul controllo, sulle pedagogie repressive e sull’evocazione della scuola-impresa. Quest’ultima è spesso evocata da Valditara, quando non incespica in uscite disastrose che producono proteste di massa.

LA DIFESA della democrazia offre altri spunti per ragionare sul momento politico. Francesca Sinopoli, Ivana Barbacci e Giuseppe D’Aprile, segretari Flc Cgil, Cisl e Uil della scuola, hanno evidenziato il conflitto etico e politico sulla scelta di un «modello di vita che si contrapponga a quelli improntati a violenza, prepotenza e sopraffazione – dicono – È in questo modo che si pongono le basi per una democrazia fondata sulla civile convivenza. Il ruolo svolto dalla scuola è fondamentale». Un’idea affermata in modo chiaro sui fatti di Firenze anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, di recente, ha preso parola contro le violenze fasciste a Firenze e ha testimoniato un’altra consapevolezza della gravità del momento omaggiando le vittime della strage dell’immigrazione a Cutro.

LA TRASVERSALITÀ sociale della manifestazione di oggi ricorda quella delle piattaforme che si sono organizzate durante altre campagne delle sinistre organizzate da anni. Ci saranno le associazioni come Arci, Anpi , le Acli, i giornalisti della Fnsi, i Cobas scuola, insieme a «Priorità alla scuola» che ha raccolto online oltre 130 mila firme a sostegno della preside Savino. Un segnale dell’indignazione diffusa. Ci saranno gli studenti che hanno manifestato già in questi giorni e quelli del Fridays For Future che ieri hanno sfilato con la rete transfemminista «Non una di meno» in occasione del «Global Strike» per la giustizia climatica. L’otto marzo saranno insieme in tutto il paese per lo sciopero «contro il merito e il patriarcato». Quella in corso è la settimana «eco-trans-femminista».

“Valditara ha offeso la scuola, difendiamo la Costituzione”

LA DOCENTE – “Tacendo sulle botte, il ministro ha trasmesso un senso di impunità”

LORENZO GIARELLI  4 MARZO 2023

“Il ministro Valditara è stato agghiacciante. La piazza gli farà capire che la scuola è intrinsecamente politica e soprattutto antifascista”. Gloria Ghetti insegna Filosofia in un liceo di Faenza (Ravenna) e dal 2020 anima il comitato “Priorità alla scuola”, con cui si è a lungo battuta pure per tutelare l’insegnamento in presenza rispetto alla Dad. Oggi sarà in piazza per chiedere le dimissioni del ministro dell’Istruzione e per difendere la scuola pubblica.

Professoressa Ghetti, lei insiste sul fatto che la scuola pubblica debba essere politica. Non è un principio rischioso?

La scuola non c’entra nulla coi partiti, ma certo che è politica. È un bene comune, i genitori hanno il diritto di sapere che i propri figli quando sono a scuola sono al sicuro dalla violenza, dalle discriminazioni. Sono protetti dalla Costituzione e per questo abbiamo sostenuto con oltre 130 mila adesioni la lettera della preside Annalisa Savino.

Quella che ha fatto infuriare il ministro Valditara…

Di fronte a un pestaggio squadrista c’è stato un silenzio agghiacciante da parte del ministro. E non mi si venga a dire che quella era solo una rissa tra studenti, quella era un’aggressione realizzata con una modalità che purtroppo conosciamo molto bene, perché come ha ricordato Savino, è la modalità del fascismo.

Era così importante che Valditara condannasse il pestaggio?

Se non condanni, in qualche modo minimizzi il fatto e quasi incoraggi certi atteggiamenti. Lasciar cadere il pestaggio nel silenzio dà ai giovani un senso di impunità: questa cosa la possiamo rifare, tanto non è successo nulla. All’interno di Priorità alla scuola ci siamo sentiti tutti offesi nella nostra dignità personale e professionale.

Ma perché la protesta arriva a Piantedosi?

La tutela della Costituzione significa difesa anche dell’articolo 34: la scuola è aperta a tutti. E i “tutti” di oggi non sono quelli del 1948. Non è discriminante che un bambino che nasce, cresce e studia in Italia debba aspettare 18 anni per ricevere la cittadinanza? E se difendiamo la Costituzione ci ricordiamo dell’articolo 2: i diritti inviolabili dell’uomo. Vogliamo parlare delle parole di Piantedosi dopo la morte di 67 migranti? Se i ministri giurano ancora sulla Costituzione, è con la Costituzione in mano che chiediamo le loro dimissioni.

Con voi sfileranno sindacati e partiti, tra cui Pd e M5S. Che significa?

Siamo contenti delle adesioni a una piattaforma molto chiara lanciata in queste settimane. Per intendersi, abbiamo usato le parole di Gramsci: odio gli indifferenti. Certo, avrei preferito che i sindacati convocassero non soltanto il comparto scuola, perché la scuola è il pilastro attorno a cui si muovono gli altri. È un buon segnale e diciamo che per le opposizioni ci sono ampi spazi di miglioramento. Speriamo che questa sia una buona occasione anche per loro.

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