SALARIO MINIMO: DOMENICA IL “FIRMA DAY”, PIOGGIA DI CRITICHE SUL CNEL
Salario minimo: domenica il «firma day», pioggia di critiche sul Cnel
IL CONFLITTO. Le opposizioni attaccano il Cnel: in attesa delle “proposte” il suo documento “tecnico” è giudicato parziale, capzioso, arretrato e convergente con l’idea del governo Meloni di liquidare il salario minimo. Domenica 18 ottobre in piazza la raccolta firma per il salario minimo a 9 euro. Prosegue anche la proposta di legge di iniziativa popolare promossa tra gli altri da Unione popolare
Roberto Ciccarelli 06/10/2023
Parziale, capzioso, arretrato e convergente con l’idea del governo Meloni di liquidare il salario minimo. In attesa del 12 ottobre, quando saranno presentate le proposte «concrete», sul documento «tecnico» approvato dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) ieri è piovuta una pioggia di critiche da parte delle opposizioni parlamentari. Ciò che ha scatenato la reazione è l’idea generale di contrapporre, e mettere in concorrenza, la contrattazione con il salario minimo. Ad avviso di Maria Cecilia Guerra, responsabile lavoro del Pd, il documento avrebbe provato a interpretare in questo modo la direttiva europea sul salario minimo. «Non è così – sostiene Guerra – la direttiva dice il contrario e non stabilisce la priorità tra uno strumento e l’altro, anzi sottolinea che gli strumenti possono essere usati separatamente e anche insieme».
La proposta del salario minimo a 9 euro, presentata dalle opposizioni parlamentari (tranne Italia Viva), è coerente con l’impostazione europea e stabilisce il «minimo» sotto il quale la contrattazione collettiva non può andare. Una proposta che tornerà ad essere discussa in parlamento il 17 ottobre. Le opposizioni chiedono che il governo si pronunci con un «sì» o con un «no». Ma, forse, non andrà proprio così. Guerra, infatti, sospetta che Meloni & co. rimanderanno la «palla in tribuna, magari rinviando il nostro Ddl in commissione per fare le loro proposte». Proposte che, probabilmente, potrebbero richiamarsi a quelle che farà il Cnel guidato da Renato Brunetta il 12 ottobre.
L’idea di contrapporre la contrattazione e il salario minimo era fino a poco tempo fa diffusa anche tra i soggetti che oggi sostengono la necessità di introdurre un salario minimo in Italia. Un cambiamento nel frattempo è avvenuto, ed è positivo. Lo ha riassunto, per esempio, il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri. La sua organizzazione si è astenuta sul documento del Cnel, mentre la Cgil ha votato contro non solo perché il testo non è convincente, ma anche perché è chiaro il gioco dello scaricabarile tra il Cnel e il governo. «L’analisi del Cnel ha preso in considerazione valori discutibili – ha detto Bombardieri – Il salario minimo deve coincidere con il minimo contrattuale dei contratti maggiormente rappresentativi».
Da Conte a Calenda, da Schlein a Fratoianni, ieri tutti hanno attaccato il Cnel «brunettiano». E hanno condiviso il «firma day», l’iniziativa di domenica 8 ottobre con la quale si cercherà di implementare il sostegno a favore della loro proposta. «Chi può prendere sul serio un parere del genere del Cnel?» ha detto Maurizio Acerbo di Rifondazione ha rilanciato la raccolta firme con Unione Popolare.
Unione Popolare, parte la raccolta firme: salario minimo a 10 euro
L’INIZIATIVA. Il testo e le informazioni necessarie per firmare. De Magistris: “Prevediamo l’inasprimento delle pene nei casi di omicidio sui luoghi di lavoro per tutelare la vita di chi lavora”
Mario Pierro 03/06/2023
Salario minimo orario da dieci euro lordi. È la proposta lanciata ieri da Unione Popolare che ha iniziato a raccogliere le firme per una proposta di legge di iniziativa popolare già depositata alla Corte di cassazione il 19 maggio scorso.
In occasione della festa della Repubblica «fondata sul lavoro», ieri il portavoce di Unione popolare Luigi De Magistris ha detto che «la dignità del lavoro si smarrisce sempre di più in un paese in cui le classi dominanti tutelano i super ricchi e colpiscono il popolo. Nella nostra proposta c’è quello che i governanti di oggi e di ieri non vogliono, e c’è l’espressa previsione, con l’inasprimento delle pene, dell’omicidio sui luoghi di lavoro per tutelare la vita di chi lavora».
Il testo è consultabile sul sito web di Potere al popolo. Per le informazioni sulla raccolta firme si può consultare lo stesso sito e scrivere a : telefonorosso.pap@gmail.com e su poterealpopolo2018@gmail.com.
Il testo è composto da cinque articoli. Nel primo si sostiene che per salario minimo da 10 euro lordi all’ora «deve intendersi riferita al livello di inquadramento più basso previsto dalla contrattazione collettiva». Il secondo articolo aggiunge che il minimo salariale sarà rivalorizzato il primo gennaio e il primo luglio di ogni anno sulla base dell’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell’Unione Europea (Ipca).
Al terzo articolo si legge che il salario minimo, così concepito, sarebbe applicato sia ai rapporti di collaborazione e alle prestazioni di lavoro prevalentemente personali, continuative organizzate dal committente. La stessa regola dovrebbe valere anche nei casi in cui le prestazione siano organizzate mediante le piattaforme digitali. Il compenso non potrà essere complessivamente inferiore a quello stabilito dal contratto collettivo nazionale e «ogni lavoratore ha diritto al pagamento della tredicesima mensilità, delle retribuzioni differite, delle ore di lavoro straordinario, degli scatti di anzianità e altre competenze previste dai contratto nazionale di settore applicati al rapporto di lavoro e che prevedano una paga base non inferiore».
Le sanzioni sono previste nel quarto articolo. Si parla di multe da 1.500 a 9 mila euro per ciascun lavoratore retribuito in misura inferiore al salario minimo nel caso di trenta giorni di lavoro. Se invece lavorasse fino a 60 allora le multe crescerebbero da tremila a 18 mila euro. Nel caso di un lavoro più lungo di due mesi previste multe da seimila a 36 mila euro per ciascun lavoratore.
Alle aziende colpite sarà proibita anche la partecipazione alle gare pubbliche d’appalto di opere o di servizi, dalla concessione di agevolazioni finanziarie, creditizie o contributive e da finanziamenti pubblici di qualunque genere. Nel caso fosse approvata la legge permetterebbe di adeguare automaticamente, entro sei mesi, i contratti o gli accordi di lavoro con paga oraria inferiore al salario minimo di 10 euro lordi.
Dal 1990 a oggi l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui i salari sono crollati: -2,9%. Nel 2022 erano più bassi del 12% in termini reali rispetto al 2008, secondo il Global Wage Report 2022-23 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Ciononostante, né i governi Conte 1 e 2, né quello di Draghi, per non parlare di tutti quelli dal 1990 a oggi, hanno mai realmente avuto l’intenzione di introdurre una salario minimo. La presidente del Consiglio Meloni lo ha definito «buono sul piano filosofico ma nella sua applicazione rischia di essere un boomerang». Il governo preferisce il «taglio del cuneo fiscale». Poche decine di euro al mese ai dipendenti bruciati dall’inflazione.
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