RAFAH: UN CANTO FUNEBRE PER LA DEMOCRAZIA da PUNGOLOROSSO
Lo ero e non lo ero
Sorpreso
Vedere e sentire il tormento di Rafah.
Ho visto gli schermi illuminarsi
Bianco e arancione come il fosforo e il fuoco.
Ho visto i 75 anni e 128 giorni di edifici polverizzati,
Corpi spezzati, parti di corpi, bambini morti,
Guaritori distrutti, narratori messi a tacere, madri massacrate.
Hind, Ahmed, Yussuf, Heba.
Ho visto i trafficanti d’armi, i sorrisi di quelli
Che banchettano con carne umana e cercano di straziare le nostre anime
Da noi.
Lo ero e non lo ero
Muto.
C’è un modo per fermare l’eco?
Di urla
O qualche poesia abbastanza brutta da rappresentare un genocidio?
Mi sveglio ogni mattina e li cerco
Esistenza virtuale (che è pur sempre resistenza).
Bisan, Moataz, Mosab, Tayseer, Lama,
Sempre più giovane. La morte ha guardato
Nei loro occhi. Lo abbiamo visto.
Gaza, i nostri occhi sono pieni del tuo dolore.
I nostri piedi incerti sulle macerie
Di ciò che ci rende umani.
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