RAFAH: UN CANTO FUNEBRE PER LA DEMOCRAZIA da PUNGOLOROSSO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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RAFAH: UN CANTO FUNEBRE PER LA DEMOCRAZIA da PUNGOLOROSSO

Lo ero e non lo ero

Sorpreso

Vedere e sentire il tormento di Rafah. 

Ho visto gli schermi illuminarsi

Bianco e arancione come il fosforo e il fuoco.

Ho visto i 75 anni e 128 giorni di edifici polverizzati,

Corpi spezzati, parti di corpi, bambini morti,

Guaritori distrutti, narratori messi a tacere, madri massacrate.

Hind, Ahmed, Yussuf, Heba.

Ho visto i trafficanti d’armi, i sorrisi di quelli

Che banchettano con carne umana e cercano di straziare le nostre anime

Da noi. 

Lo ero e non lo ero

Muto.

C’è un modo per fermare l’eco?

Di urla 

O qualche poesia abbastanza brutta da rappresentare un genocidio?

Mi sveglio ogni mattina e li cerco 

Esistenza virtuale (che è pur sempre resistenza).

Bisan, Moataz, Mosab, Tayseer, Lama, 

Sempre più giovane. La morte ha guardato

Nei loro occhi. Lo abbiamo visto.

Gaza, i nostri occhi sono pieni del tuo dolore.

I nostri piedi incerti sulle macerie 

Di ciò che ci rende umani.

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