PARADOSSI STORICI: “DALLE SA TEDESCHE A QUELLE ISRAELIANE” da IL MANIFESTO e IL FATTO
«La Guardia nazionale di Ben Gvir colpirà le attività politiche palestinesi»
ISRAELE. Intervista all’analista Amir Makhoul sul via libera dato dal governo Netanyahu alla nuova forza di sicurezza voluta dal ministro di estrema destra che opererà nelle zone arabe di Israele
Michele Giorgio, GERUSALEMME 04/04/2023
A Nablus sono stati uccisi ieri due palestinesi durante una incursione dell’esercito israeliano. Mohammed Al Qoutuni e Mohammed Abu Baker Al Junaidi, due combattenti, sarebbero stati colpiti dal tiri di cecchini. Al Junaidi era stato uno dei fondatori del gruppo armato della Fossa dei Leoni. Non si placa intanto la denuncia della famiglia di Mohammed Al Osaibi, 26enne di Hura (Negev) fresco di laurea in medicina in Germania, ucciso qualche giorno fa dalla polizia nella città vecchia di Gerusalemme. La polizia sostiene che il Dna di Al Osaibi è trovato sul mitra di un agente. Ciò proverebbe la sua intenzione di impadronirsi dell’arma di un poliziotto. Ma stranamente non ci sono filmati dell’accaduto in un luogo, come la città vecchia, sorvegliato in ogni angolo. Da tempo anche i palestinesi di Israele denunciano l’aumento della violenza della polizia e guardano con timore al via libera dato domenica dal governo Netanyahu alla costituzione della Guardia nazionale richiesta dal ministro della Sicurezza e leader dell’estrema destra Itamar Ben Gvir. Ne abbiamo parlato con Amir Makhoul, giornalista e analista di Haifa.
Cosa vi preoccupa maggiormente della formazione, nei prossimi mesi, della Guardia nazionale.
Siamo preoccupati per diversi motivi ma, tengo a sottolineare, i problemi non nascono con il ministro Itamar Ben Gvir e non termineranno se e quando Ben Gvir non sarà più nella posizione che occupa ora nel governo. La Guardia nazionale sarà un problema enorme per noi ma la questione centrale è il rapporto tra lo Stato di Israele e la sua minoranza non ebraica che, tengo a sottolineare, rappresenta più del 20% della popolazione del paese. Le discriminazioni che subiamo sono evidenti e dal 2018 sono contenute in una legge fondamentale che proclama Israele come uno Stato che appartiene solo alla nazione ebraica. Peraltro, in passato siamo stati soggetti a un duro governo militare (1948-66) pur essendo cittadini. E adesso ci piove addosso la Guardia nazionale che risponderà solo a Itamar Ben Gvir che è il più estremista dei ministri in carica.
Ben Gvir è stato esplicito, la Guardia nazionale opererà in prevalenza nelle comunità arabe di Israele.
Non ci sono dubbi sulle intenzioni del ministro. La Guardia nazionale, dice, combatterà i crimini nazionalistici che nel linguaggio locale sono le attività politiche palestinesi. Ben Gvir parla di terrorismo e criminalità ma la sua Guardia nazionale prenderà di mira i palestinesi in Israele tutte le volte che proveranno a manifestare le loro opinioni, la loro identità. E (Ben Gvir) avrà libertà di azione. Il fatto che Netanyahu, per puntellare la maggioranza di destra (scossa dalle proteste contro la riforma giudiziaria, ndr), abbia accettato di dar vita a questa milizia chiesta da Ben Gvir ci dice che a controllare il governo è il ministro della Sicurezza.
Si dice che la nascente Guardia nazionale sarà attiva soprattutto nel deserto del Negev dove numerose comunità beduine non riconosciute dallo Stato rifiutano di essere ricollocate in township.
È probabile. Per i beduini e più in generale le comunità arabe, la Guardia nazionale andrà ad aggiungersi a gruppi informali pericolosi. Ad esempio, attivisti di Otzma Yehudit (Potere ebraico, il partito guidato da Ben Gvir) e altri militanti dell’estrema destra già operano come vigilantes nel Negev, a Bat Yam, a Giaffa, a Lod e nei centri abitati misti dove vivono insieme israeliani ebrei e arabi. È possibile che questi estremisti vengano assorbiti dalla nuova forza di sicurezza. Conosciamo ormai come operano la polizia e lo Shin Bet (intelligence interna), invece corriamo il rischio di scoprire il modo di agire della Guardia nazionale sulla nostra pelle. Inoltre c’è la possibilità che in futuro nei villaggi arabi possa essere impiegato anche l’Esercito. La destra lo reclama da anni, soprattutto dal 2021, dai fatti di Sheikh Jarrah (la minaccia di espulsione di 28 famiglie palestinesi da questo quartiere di Gerusalemme Est innescò scontri violenti in Israele tra ebrei e arabi, ndr). Non dimentichiamo che ci sono stati dei massacri quando ciò è avvenuto in passato, come a Kufr Qassem (ottobre 1956).
Temete che la Guardia nazionale possa proibire le commemorazioni palestinesi del Giorno della Nakba (15 maggio) e del Giorno della Terra (30 marzo)?
In non pochi casi ciò già accade anche senza la milizia ottenuta da Itamar Ben Gvir. Già ora è considerato un grave crimine sventolare la bandiera palestinese e la polizia interviene per impedirlo. Figuriamoci quando esisterà la Guardia nazionale. Temiamo di non avere protezione sufficiente contro abusi e violenze da parte di chi ci vedrà non come cittadini ma come dei nemici da combattere con ogni mezzo. Rimozioni ed espulsioni potrebbero diventare abituali.
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I cittadini israeliani contrari all’approvazione della riforma giudiziaria sono tornati a protestare in migliaia nelle strade di Tel Aviv e a Gerusalemme davanti alla residenza del primo ministro, come ogni sabato da tre mesi a questa parte. L’escamotage messo in campo dal premier Benjamin Netanyahu e dal ministro della Sicurezza, Itamar Ben-Gvir, di posticipare la votazione parlamentare di quello che i manifestanti considerano un golpe bianco a dopo la Pasqua ebraica, li ha convinti ancora di più della totale malafede di Bibi. Che ha accettato il ricatto del colono ortodosso razzista e di estrema destra – Gvir è il leader del partito Potere ebraico – pur di rimanere alla guida del neo esecutivo. Il potente ministro, la settimana scorsa, aveva infatti minacciato di far cadere il governo se Netanyahu avesse ritirato del tutto il disegno di legge. Per convincerlo il premier gli ha promesso la direzione della Guardia nazionale.
I 150 mila che hanno manifestato tre giorni fa torneranno di nuovo a protestare ancora più numerosi questa settimana avendo il governo israeliano dato il via libera ieri alla formazione di una nuova milizia di guardia nazionale mirata specificamente ad affrontare i disordini nelle città miste, ovvero quelle dove vivono la maggior parte dei palestinesi di nazionalità israeliana. Nei giorni scorsi i palestinesi con passaporto israeliano avevano scioperato in alcuni centri nel nord di Israele. La milizia di Gvir sarà costituita da circa 2.000 soldati, le discussioni relative a questa nuova guardia nazionale rimangono in corso. Mentre Ben-Gvir insiste che “la guardia aiuterà ad affrontare scenari di emergenza, crimine comune e terrorismo, oltre a rafforzare la sovranità”, i leader dell’opposizione hanno condannato la decisione del governo e denunciato che il budget è stato ricavato tagliandolo ad altri ministeri per finanziare “la milizia privata di Ben-Gvir”. L’idea di una guardia nazionale separata per far fronte ai disordini interni non è nuova in Israele, con il precedente governo di coalizione che considerava la formazione di una forza simile per opporsi agli episodi di violenza e scioperi scoppiati in tutto Israele dopo il conflitto del maggio 2021 contro Hamas a Gaza. L’ex capo della polizia israeliana, Moshe Karadi, ha affermato che il primo ministro Netanyahu “dovrebbe imparare un po’ di storia e vedere cosa succede nei Paesi in cui i politici hanno la propria forza armata”. Per alcuni osservatori indipendenti si profila all’orizzonte una situazione esplosiva perché Ben-Gvir con l’enorme potere a questo punto saldamente in mano potrebbe realizzare un golpe. Anche l’attuale commissario di polizia di Tel Aviv, Kobi Shabtai, che ha addirittura partecipato ad alcune manifestazioni ha messo in guardia contro il piano, affermando che le facoltà della nuova guardia rimangono poco chiare e che la presenza di una tale forza “potrebbe persino causare gravi disagi operativi”.
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