ONU: UN MILIONE DI SFOLLATI VERSO RAFAH. ADDIO OSTAGGI da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
14491
post-template-default,single,single-post,postid-14491,single-format-standard,cookies-not-set,stockholm-core-2.4.5,select-child-theme-ver-1.0.0,select-theme-ver-9.12,ajax_fade,page_not_loaded,,qode_menu_,wpb-js-composer js-comp-ver-7.9,vc_responsive

ONU: UN MILIONE DI SFOLLATI VERSO RAFAH. ADDIO OSTAGGI da IL FATTO

Onu: un milione di sfollati verso Rafah. Addio ostaggi

LA GUERRA WSJ – Israele vuole riempire d’acqua i tunnel di Hamas. Bibi: “Ora non possiamo liberare i rapiti”. I familiari: “Vergogna”

 FQ  6 DICEMBRE 2023

Ancora un esodo epocale: l’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi, stima che arriveranno a Rafah, città all’estremità meridionale della Striscia, porta tra Egitto e Palestina, almeno un milione di sfollati. Adnan Abu Hasna, operatore dell’Unrwa, ieri ha raccontato ad Al Jazeera: “Abbiamo decine di migliaia di famiglie nelle strade. Si riparano sotto cose a caso: pezzi di nylon e legno. Sta piovendo ora. Vedremo il disastro”.

Inoltre il commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, scrive su X che “nel sud della Striscia più di seicentomila persone hanno ricevuto l’ordine di evacuazione: quasi la metà di loro erano già stati costretti a lasciare la propria casa in precedenza; non c’è nessun posto dove andare, le strutture dell’Unrwa sono già oltre le loro capacità”. E l’allarme delle Nazione Unite, l’ennesimo, non si esaurisce qui, perché “a Gaza si profila uno scenario ancora più infernale, una situazione apocalittica in cui non esistono neppure le condizioni necessarie per fornire aiuti e la popolazione a cui viene ordinato di spostarsi di nuovo è costretta a fare una scelta impossibile dopo l’altra”.

Le vittime nella Striscia hanno superato quota sedicimila e l’esercito israeliano ha proseguito la sua avanzata entrando anche nella città di Khan Younis nel giorno più intenso come quantità di attacchi e di scontri con i miliziani di Hamas. “Intendiamo continuare ad attaccare per consolidare i risultati”, ha affermato il capo di stato maggiore Herzi Halevi spiegando che “chi pensava che non avremmo saputo come riprendere i combattimenti dopo la tregua si sbagliava”. Fra le tattiche che i militari israeliani valutano di mettere in atto – rivela il Wall Street Journal – ci sarebbe anche quella di allagare i tunnel sotterranei di Hamas nella Striscia di Gaza, tramite grandi pompe capaci di spostare migliaia di metri cubi d’acqua all’ora dal mare: il risultato sarebbe quello di rendere inutilizzabili gli stessi tunnel e annientare in modo terribile i miliziani di Hamas nel sottosuolo, col rischio elevato di uccidere anche gli ostaggi israeliani ancora nelle loro mani. Intanto un sondaggio condotto da Arab Barometer ha sottolineato come prima della guerra con Israele oltre la metà della popolazione di Gaza non aveva alcuna fiducia in Hamas e considerava il suo governo “poco efficace” e con un livello “medio o elevato” di corruzione; inoltre, la maggioranza degli intervistati avrebbe detto di essere favorevole alla soluzione a due Stati e non alla distruzione di Israele: questa guerra, ovviamente, cambia tutto. Se sul campo di battaglia le forze armate hanno portato avanti i loro obiettivi, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dovuto affrontare una giornata difficile sul fronte interno. Il primo ministro ha ricevuto una delegazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas e alcuni dei prigionieri recentemente liberati. L’incontro – hanno riferito i media israeliani – è stato “teso”. Netanyahu avrebbe detto che al momento “non è possibile riportarli tutti indietro”. Parole che avrebbero scatenato la rabbia dei presenti che hanno definito l’incontro “vergognoso”. Lo stallo totale sugli ostaggi è stato confermato anche da Hamas. Non ci sarà “nessun negoziato” e “nessuno scambio” fino a quando “l’aggressione” da parte di Israele “non finirà”, ha ribadito Osama Hamdan, alto funzionario di Hamas. L’esponente dell’organizzazione ha anche aggiunto che il premier israeliano Benjamin Netanyahu è “responsabile” della vita dei prigionieri israeliani a Gaza, e che i suoi obiettivi nell’enclave sono “irraggiungibili”.

Domani arriverà in Medio Oriente Vladimir Putin per una visita di un giorno: il leader russo si recherà in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti. Il Cremlino ha precisato che negli incontri si discuterà “dell’agenda regionale e del conflitto israelo-palestinese”, ma anche di Ucraina. Mentre a Washigton il segretario di Stato Blinken attacca Netanyahu per non arginare i coloni estremisti, annunciando restrizioni ai visti per chi “è coinvolto in questi attacchi contro i palestinesi in Cisgiordania”.

No Comments

Post a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.