OFFENSIVA CONTRO L’UNRWA: USA E ALLEATI BLOCCANO I FONDI da IL MANIFESTO e IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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OFFENSIVA CONTRO L’UNRWA: USA E ALLEATI BLOCCANO I FONDI da IL MANIFESTO e IL FATTO

Offensiva contro l’Unrwa: Usa e alleati bloccano i fondi

GAZA. 12 dipendenti dell’agenzia per i profughi avrebbero partecipato all’assalto di Hamas. Per Israele sono crimini dell’Onu. Ieri uccisi altri 174 palestinesi

Michele Giorgio, GERUSALEMME  28/01/2024

È un’offensiva politica e diplomatica senza precedenti, parallela all’invasione militare che sta radendo al suolo Gaza, quella che Israele, l’Amministrazione Biden e alcuni dei loro alleati – Italia, Australia, Gran Bretagna, Canada e Finlandia – hanno lanciato contro l’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che assiste milioni di profughi palestinesi. Sulla base della documentazione prodotta dall’intelligence israeliana contro 12 lavoratori dell’Unrwa – che impiega molte migliaia di palestinesi – accusati di aver partecipato all’attacco di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele (1.200 morti), gli Stati uniti hanno sospeso i fondi per l’agenzia appena un’ora dopo la decisione della Corte internazionale di Giustizia (Cig) che all’Aja aveva definito «plausibile» l’accusa di «genocidio» a Gaza. L’Italia e gli altri paesi hanno fatto lo stesso nelle ore successive. Un tempismo a dir poco sospetto, da far pensare a un coordinamento deciso con largo anticipo da Tel Aviv e Washington.

La vicenda della partecipazione all’assalto di Hamas in Israele dei 12 lavoratori dell’Unrwa era già emersa nelle settimane passate. È tornata in primo piano, proprio venerdì sera. Mentre si attendevano i primi, sebbene improbabili, riflessi sul terreno delle decisioni della Corte dell’Aja, i riflettori da Israele sotto indagine internazionale per «genocidio» si sono spostati sull’Unrwa. Il commissario generale dell’agenzia, Philippe Lazzarini, ha provato a contenere la deflagrazione del caso annunciando il licenziamento dei 12 e la piena volontà di fare chiarezza sull’accaduto, ma non è servito a molto. In poche ore l’aiuto umanitario è diventato «aiuto al terrorismo». Di fronte ai «crimini dell’Onu» Israele evidentemente ora si ritiene dispensato dall’obbligo di cooperare con le agenzie delle Nazioni unite al fine di garantire senza limitazioni l’ingresso e la distribuzione di generi di prima necessità ai civili di Gaza, come richiesto dai giudici internazionali. «Il terrorismo mascherato da attività umanitaria è una vergogna per l’Onu e per i principi che sostiene di rappresentare», ha scritto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant.

L’attacco frontale all’Unrwa non è una novità. Israele insiste da tempo affinché l’Unrwa cessi di esistere e di rappresentare la questione dei profughi palestinesi nata dalla Nakba nel 1948. Quest’ultima vicenda è solo l’ultimo capitolo di una campagna che si è fatta più intesa dal 2009 in poi con l’ascesa al potere in Israele del premier di destra Benyamin Netanyahu. Su X il ministro degli esteri Israel Katz è stato esplicito. «Israele cercherà di impedire all’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi di operare a Gaza dopo la guerra», ha detto Katz, annunciando che l’Unrwa non dovrà fare parte del cosiddetto «day after». «L’Unrwa perpetua la questione dei rifugiati, ostacola la pace e funge da braccio civile di Hamas a Gaza», ha proseguito Katz sollecitando le Nazioni unite a varare sanzioni contro i dirigenti dell’agenzia per i profughi. Durante il suo mandato, Donald Trump, accogliendo la tesi di Israele del peso dell’Unrwa nel tenere viva la questione dei profughi palestinesi e del loro diritto al ritorno nella terra d’origine (Risoluzione 194 dell’Onu), tagliò i fondi Usa dell’agenzia e ne chiese la chiusura. Mossa che trovò alleati in esponenti politici di vari paesi occidentali, Italia inclusa. Biden dopo il 2020 riprese i finanziamenti, ora li ha sospesi.

Con oltre 340 milioni di dollari nel 2022, gli Stati uniti sono il ​​più donatore più importante dell’agenzia nata con la risoluzione 302 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite l’8 dicembre 1949 e che ha iniziato ad operare il 1° maggio 1950. Gli altri due principali finanziatori sono la Germania e l’Unione europea. Negli ultimi anni l’Unrwa ha visto diminuire progressivamente le sue risorse – per il crescente disinteresse internazionale nei confronti dei profughi palestinesi e per l’inizio nel mondo di altre gravi crisi umanitarie – e ha dovuto lanciare appelli per tenere in piedi le sue attività principali, tra le quali l’istruzione e la sanità per gli oltre 5 milioni di profughi nei Territori occupati, in Libano, Siria e Giordania. Colpire l’Unrwa significa mettere a rischio a Gaza il suo ruolo essenziale nel fornire assistenza salvavita ai palestinesi, compresi cibo, medicine, alloggi e altro sostegno umanitario. Sarebbe una catastrofe nella catastrofe tenendo conto di ciò che servirà alla popolazione di Gaza per uscire dall’emergenza umanitaria se e quando finirà l’offensiva israeliana. «Gettare discredito su tutta l’Unrwa, per ciò che hanno fatto alcuni dei suoi lavoratori, che pure vanno condannati, è assurdo» ha detto al manifesto la direttrice di +972 ed intellettuale israeliana Orly Noy. «Le motivazioni di Israele sono evidentemente politiche – ha aggiunto – punendo l’Unrwa si negano i diritti dei profughi e si puniscono tutti i palestinesi».

Intanto la guerra va avanti. «Se la fermassimo adesso, significherebbe rinunciare a una vittoria decisiva», scriveva ieri Yedidia Stern sul Jerusalem Post commentando le voci dubbiose del successo dell’offensiva a Gaza. Secondo il JPPI Israeli Society Index, all’inizio del conflitto il 78% degli israeliani era certo della vittoria, ora il 61%. Slogan contro Benyamin Netanyahu e il leader di Hamas Yahya Sinwar si sentono anche in video con gruppi di civili palestinesi che camminano tra le macerie di Gaza. Per alcuni sono manifestazioni spontanee di dissenso nei confronti delle mosse fatte dal movimento islamico, per altre fonti sarebbero pilotate. Ieri altre migliaia di palestinesi hanno lasciato Khan Yunis sotto attacco e si sono dirette a piedi verso la zona di Mawasi. A Rafah le forti piogge hanno allagato le tende degli sfollati gettando centinaia di civili nella disperazione. Tra venerdì e sabato i bombardamenti israeliani hanno ucciso altri 174 palestinesi, facendo salire a 26.257 il numero dei morti dal 7 ottobre.

Ieri sera, mentre migliaia di israeliani chiedevano in strada le sue dimissioni, Benyamin Netanyahu è tornato sul procedimento all’Aja, anche per ribadire che non fermerà l’attacco a Gaza. «La disponibilità della Corte» anche solo ad esaminare il caso contro Israele, ha detto, «dimostra che molti nel mondo non hanno imparato nulla dall’Olocausto. La lezione principale è che ci difenderemo da soli. Israele deve essere forte e determinato». Su richiesta dell’Algeria, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunirà la prossima settimana sulla decisione dei giudici dell’Aja che chiede a Israele di prevenire atti di genocidio a Gaza.

Israele, Francesca Albanese: “Smantellano l’unica agenzia che salva civili come vuole l’Aja”

LA RELATRICE SPECIALE ONU SUI TERRITORI PALESTINESI – “Quel poco che arriva non è sufficiente o non si può distribuire perché Israele taglia le comunicazioni o spara nelle zone sicure. Ricordiamo la mostruosità dei numeri di questa guerra: 25 mila morti, oltre 60 mila feriti, 10 mila bambini morti, 9 mila mancano all’appello”

MICHELA A. G. IACCARINO  28 GENNAIO 2024

“È quantomeno sospetto il tempismo: il giorno dopo la decisione della Corte dell’Aja che ha concluso nel suo esame preliminare che, plausibilmente, Israele sta commettendo atti di genocidio a Gaza, dichiarano la sospensione dei fondi a Unrwa”, dice Francesca Albanese, Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati.

Il commissario generale dell’Agenzia Philippe Lazzarini ha riferito che le autorità israeliane hanno fornito informazioni sul presunto coinvolgimento di 12 dipendenti negli attacchi del 7 ottobre: le sospensioni dei finanziamenti sono state immediate da parte di Usa, Gran Bretagna, Canada, Australia, Finlandia, Olanda e anche Italia.

Mi baso sugli elementi che abbiamo tutti a disposizione. Ammettiamo pure che sia tutto vero: cosa c’entra però l’intera Agenzia? Il tempismo della decisione del taglio dei fondi distoglie l’attenzione e va contro la decisione della stessa Corte dell’Aja, che ha imposto l’obbligo di prevenire il genocidio, ha ordinato una serie di misure, tra cui fornire tutta l’assistenza necessaria alla popolazione di Gaza, per ciò che ha sofferto e soffrirà. Di fatto Unrwa è l’unica organizzazione umanitaria capace di distribuire aiuti. Stanno smantellando l’unico sistema che può sostenere la popolazione, facilitano la distruzione di ciò che resta del popolo palestinese di Gaza. L’Agenzia era già comunque in grande difficoltà.

Cioè?

Su Unrwha il taglio degli aiuti pende costantemente, da anni, come una spada di Damocle, non solo per i fondi necessari a fornire assistenza. In questo momento ha nelle sue strutture un carico drammatico, che va da un milione a quasi un milione e mezzo di persone. Quel poco che arriva non è sufficiente o non si può distribuire perché Israele taglia le comunicazioni o spara nelle zone sicure. Ricordiamo la mostruosità dei numeri di questa guerra: 25 mila morti, oltre 60 mila feriti, 10 mila bambini morti, 9 mila mancano all’appello. I minori che nelle cliniche senza anestesia vengono amputati e urlano “dove sono le mie gambe?” sono beneficiari dell’Unrwa, come il 75% della popolazione di Gaza, composta da rifugiati, scacciati da Israele 75 anni fa.

Mentre il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz festeggia sui social la sospensione degli aiuti occidentali all’Agenzia, anche l’Organizzazione mondiale della Sanità viene accusata di collusione con Hamas da Tel Aviv. Il segretario generale è stato costretto a respingere le accuse.

Non si mettono in discussione 16 anni di blocco militare, 56 anni di legge marziale, 5 guerre prima del 7 ottobre che hanno causato 5.300 morti, tra cui 1.200 bambini, oppure la distruzione delle infrastrutture della Striscia che consentono l’auto-sostentamento. Sospendere i fondi è una scelta miope, immorale, irresponsabile di un Occidente foriero di strabismo politico e doppi standard, una decisione che va immediatamente respinta con la pressione della società civile sui governi e con una riunione dell’Assemblea generale. Tutti sembrano voler dimenticare che l’Unrwa è un organismo creato dall’Onu

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