MANIFESTAZIONE IN DIFESA DEL DIRITTO ALLA SALUTE E RILANCIO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE, PUBBLICO E UNIVERSALE da CGIL
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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MANIFESTAZIONE IN DIFESA DEL DIRITTO ALLA SALUTE E RILANCIO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE, PUBBLICO E UNIVERSALE da CGIL

24 giugno manifestazione nazionale a Roma in difesa del diritto alla salute delle persone e nei luoghi di lavoro e per la difesa e rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, pubblico e universale

La CGIL insieme a un’ampia rete di associazioni laiche e cattoliche riunite nell’Assemblea ‘Insieme  per la Costituzione’ organizza e promuove una Manifestazione nazionale il 24 giugno a Roma in difesa del diritto alla salute delle persone e nei luoghi di lavoro e per la difesa e rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, pubblico e universale. L’appuntamento è per le ore 10 in Piazza della Repubblica. Il corteo raggiungerà Piazza del Popolo, dove si susseguiranno gli interventi dal palco. Quello conclusivo sarà affidato al segretario generale della Cgil Maurizio Landini.

→ Diretta dalle 11:30

https://www.youtube.com/embed/AUUV_1EXbYA SALUTE, DIRITTO FONDAMENTALE DELLE PERSONE E DELLE COMUNITÀ

Per la tutela del diritto alla Salute, per un Servizio Sanitario Nazionale e un sistema socio sanitario – pubblico, solidale e universale – a cui garantire le necessarie risorse economiche e organizzative ma soprattutto il personale: operatori e professionisti che possano realmente garantire il diritto alla cura di tutte e tutti, con salari adeguati, per contrastare il continuo indebolimento della sanità pubblica, recuperare i divari nell’assistenza effettivamente erogata, a partire da quella territoriale e dalle liste d’attesa, e valorizzare il lavoro di cura; serve, per questo, un piano straordinario pluriennale di assunzioni che vada oltre le stabilizzazioni e il turnover, superi la precarietà della cura e di chi cura; per garantire la salute e la dignità delle persone non autosufficienti; per la tutela della salute e sicurezza sul lavoro, rilanciando il ruolo dei servizi della prevenzione, ispettivi e di vigilanza. Avere una sanità pubblica vuol dire garantire le cure per tutte e tutti, in tutto il Paese, e fermare la privatizzazione della sanità e della salute.

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A DIFESA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

  • Il diritto al lavoro e la tutela del lavoro rappresentano i pilastri della nostra Costituzione ma i numeri degli infortuni mortali, gli infortuni e le malattie professionali sono ancora inaccettabili.
  • Nei primi 4 mesi dell’anno sono morti 264 lavoratori e lavoratrici.
  • Nel 2022 i morti sul lavoro sono stati 1.090.
  • Gli infortuni nell’anno 2022 sono stati circa 700.000.
  • Inoltre, di lavoro ci si ammala, le malattie professionali denunciate, nei primi 4 mesi dell’anno sono in aumento del 24% (23.800).
  • È assurdo che nel terzo millennio ancora si debba morire o ci si ammali lavorando in molti casi per condizioni di lavoro pessime.
  • Si muore per l’insufficienza dei controlli nei luoghi di lavoro dovuta alla carenza degli ispettori, si muore per la mancanza di presidi territoriali; si muore per la mancata formazione; si muore perché si è precari; si muore perché si lavora in un appalto dato in sub appalto, si muore perché donna o migrante.

È necessario e non più rinviabile un rinnovato atto di responsabilità del Governo e delle Istituzioni per ridurre le morti sul lavoro e gli infortuni.

OCCORRE INTERVENIRE URGENTEMENTE PARTENDO DA QUESTE 10 PRIORITÀ:

  1.  Una campagna straordinaria di controlli da parte degli organi di vigilanza in ogni azienda preceduta da una massiccia assunzione nei dipartimenti di prevenzione delle Asl e nell’Ispettorato del lavoro nazionale.
  2.  Non concedere finanziamenti alle imprese che non rispettano i requisiti di legalità, applicazione dei Ccnl e che non garantiscono adeguate condizioni di lavoro e delle norme previste in materia di salute e sicurezza.
  3.  Varare il modello della qualificazione delle imprese e della patente a punti per l’accesso alle gare di appalto pubbliche e non solo.
  4.  Investire, più risorse Inail sulla ricerca, per accrescere la conoscenza della dimensione del fenomeno infortuni e malattie professionali e delle tecnologie utili a ridurli.
  5.  Inserire nei programmi scolastici la materia della ssl fin dai primi cicli scolastici.
  6.  Assicurare l’informazione, la formazione e l’addestramento come diritti fondamentali ed esigibili di ogni lavoratrice e lavoratore: mai al lavoro senza una preparazione ed un addestramento adeguati.
  7.  Assicurare che venga espletato l’obbligo di formazione per i datori di lavoro.
  8.  Modificare le norme dell’ultimo codice degli appalti per assicurare le necessarie risorse dedicate alla salute e sicurezza nelle aziende.
  9.  Garantire appieno l’autonomia nello svolgimento del ruolo del medico competente.
  10.  Incrementare le prestazioni socio sanitarie a favore degli infortunati e dei tecnopatici (in particolare l’assistenza riabilitativa, le protesi e gli ausili) in sinergia tra Inail e Servizio sanitario nazionale utilizzando appieno i consistenti fondi a questo dedicati.

Landini: «Parte una nuova mobilitazione»

LA CURA. Il segretario della Cgil in assemblea con i lavoratori della sanità: domani in piazza contro il governo taglia e privatizza. Con le 60 associazioni di «Insieme per la Costituzione» difendiamo il diritto alla salute

Massimo Franchi  23/06/2023

«Inizia una nuova mobilitazione e parte dal rilancio della sanità pubblica». Al ritmo di tre assemblee al giorno, Maurizio Landini prepara la manifestazione di domani di «Insieme per la Costituzione», la sessantina di associazioni laiche e cattoliche guidate dalla Cgil. Una mobilitazione che porterà all’altra manifestazione del 30 settembre «contro precarietà e autonomia differenziata» e a ottobre allo «sciopero» contro la manovra del governo.

Landini è partito in mattinata dall’Enel di Civitavecchia – la manifestazione mette al centro anche la sicurezza sul lavoro – spostandosi poi all’Ifo di Roma, uno dei più grossi centri di trattamento di tumori dermatologici, e infine allo Spresal (prevenzione infortuni sul lavoro) dell’Asl Roma 3 con «24 operatori sui 77 previsti».

«Tutte assemblee fatte in queste settimane servono a noi soprattutto per ascoltare – esordisce Landini – . Sono state tutte molto partecipate e in tutte è emersa la condivisione sulla nostra scelta di scendere in piazza, sia fra chi lavora nella sanità sia fra chi è cittadino utente perché solo unendoli possiamo ottenere risultati. Siamo davanti alla messa in discussione di un diritto costituzionale», sottolinea il segretario della Cgil.

Dopo le manifestazioni di maggio, inizia una nuova mobilitazione. Non escludiamo nulla sulla legge di Bilancio: se necessario arriveremo allo sciopero. È bene dircelo subito

La «piattaforma» della manifestazione è chiara: «Chiediamo di aumentare i fondi per la sanità pubblica, di assumere medici e infermieri (nel solo Lazio la Cgil chiede 10 mila assunzioni), di aumentare i salari dei lavoratori del settore, di diminuire la precarietà – dice con davanti Laura, precaria da 22 anni in una società che lavora in appalto con la Asl – e di bloccare il processo di progressiva privatizzazione».

«LA MANIFESTAZIONE DI SABATO non è solo contro il governo: punta a creare vertenze con le imprese e sul territorio con gli enti locali che, a causa della riforma del titolo quinto che come Cgil abbiamo contrastato, ha portato a 20 sistemi sanitari diversi».

Per fare tutto questo, Landini sa bene che servono risorse ingenti e quindi chiede «che la riforma Fiscale delegata al governo le individui anche tramite tassazione degli extraprofitti e lotta all’evasione».

LA POSIZIONE DEL GOVERNO Meloni però è totalmente opposta. «Nel Def il governo ha messo nero su bianco che la spesa sanitaria rispetto al Pil calerà nel triennio dal 7 al 6,2% del Pil; un valore molto inferiore a paesi come la Germania e la Francia che spendono il 9% in sanità». Il tutto mentre «4 milioni di italiani rinunciano a curarsi perché non hanno i soldi per farlo, le liste d’attesa per esami fondamentali sono di anni e non c’è un euro per rinnovare i contratti del settore pubblico».

E se Landini riconosce che «i tagli alla sanità pubblica, con la sola parentesi della pandemia, vanno avanti da 20 anni con qualsiasi governo», i rapporti con l’attuale esecutivo nelle ultime settimane hanno virato pesantemente in negativo.

«ABBIAMO INCONTRATO il ministro Schillaci che alle nostre richieste ha risposto con l’annuncio di tavoli a luglio e che con questa proposta: “Non possiamo aumentare i salari ma se i lavoratori fanno ore in più, lo potranno fare e saranno pagati”. Una vera presa in giro: voleva anche non pagarli?», scherza Landini. «Nel frattempo il governo non riesce a spendere i miliardi per la sanità del Pnrr e rischia di far costruire le Case della comunità che, senza assumere medici e infermieri che ci operano, saranno regalate alla sanità privata», attacca Landini.

IN CONTEMPORANEA con le assemblee ieri si è tenuto un altro incontro. «Il governo ha saputo che sabato manifestavamo anche per la sicurezza sul lavoro e allora ci ha riconvocato in fretta e furia sul tema. Invece di destinare nuove risorse, il ministero del Lavoro ha annunciato di voler “semplificare la legge 81” sulla sicurezza aumentando il ruolo dei Consulenti del lavoro che sono, come noto, consulenti delle imprese: un altro colpo di mano», denuncia Landini.

Accompagnato dalla segretaria generale della Funzione pubblica (Fp) Serena Sorrentino che negli scorsi mesi ha portato medici e infermieri a un’assemblea in una fabbrica metalmeccanica a parlare di sanità, Landini detta la linea: «Deve diventare una pratica della Cgil quella di mischiare i lavoratori e far parlare chi conosce meglio l’argomento: se la sanità va male deve dirlo chi ci lavora».

SONO MOLTI E IMPORTANTI gli annunci fatti dal segretario Cgil. «Dopo le manifestazioni di maggio, sabato inizia una nuova mobilitazione. Come Cgil la cominciamo senza escludere nulla in vista della legge di Bilancio del governo: se necessario arriveremo allo sciopero. È bene dircelo subito», rimarca Landini «anche perché non ci basterà rendere strutturale il taglio del 5% del cuneo fiscale perché con un’inflazione che il governo stima del 18% su base biennale, il solo taglio del cuneo equivale alla riduzione programmata dei salari».
«Non posso promettervi che otterremo risultati – ammette – ma la nostra storia ci insegna che solo con la lotta abbiamo conquistato diritti e salario, nessuno ti regala niente. E allora solo allargando la mobilitazione e la partecipazione possiamo ottenere qualcosa».

IL CALENDARIO DELLA «NUOVA mobilitazione» è già molto fitto. Oltre alla manifestazione del 30 settembre, «nella settimana dell’8 ottobre ripartirà la mobilitazione per la pace e sempre a ottobre dovrebbe tenersi la mobilitazione sindacale comune europea decisa dal congresso della Ces su nostra proposta: proprio nei prossimi giorni si terrà la riunione per fissarla», annuncia Landini. «Ai primi di settembre» invece «terremo l’assemblea di tutte le categorie della Cgil sui rinnovi contrattuali».
La foto con il comitato «Forlanini Bene Comune» che lotta per riaprire lo storico ospedale romano è la summa dell’assemblea.

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