LA STRAGE DI USTICA È ANCORA ALL’ORDINE DEL GIORNO da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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LA STRAGE DI USTICA È ANCORA ALL’ORDINE DEL GIORNO da IL MANIFESTO

La strage di Ustica è ancora all’ordine del giorno

Ustica Ieri l’Espresso ha riacceso i fari sulla tragica morte di 81 persone, ricercando una spiegazione nel groviglio della tragica notte del 27 giugno 1980

Daria Bonfietti*  12/04/2025

Ieri l’Espresso ha riacceso i fari sulla tragica morte di 81 persone, ricercando una spiegazione nel groviglio della tragica notte del 27 giugno 1980. E’ importante nel momento in cui la Magistratura, la Procura della Repubblica di Roma, pare arrendersi, con un provvedimento di richiesta di archiviazione, senza comunicazione alle parti, come per arrivare a fari spenti e nell’indifferenza dell’opinione pubblica davanti al Gip.

In quella notte d’estate, si perdono improvvisamente le tracce di un aereo civile, che sta congiungendo Bologna con Palermo, e che precipita nei pressi dell’isola di Ustica. E’ caduto spezzato, ha impattato con urto terribile sulla superficie del Tirreno ed è sprofondato a oltre 3500 metri di profondità. Il mare ha restituito circa la metà delle salme inghiottendo per sempre l’altra metà.

Come è sprofondato l’aereo sprofondano la verità e l’impegno di rendere giustizia. Ci si accontenta della “salvifica” causa del cedimento strutturale: la “tragica ovvietà” che gli aerei cadono, per cui non c’è praticamente nulla su cui indagare. Ci si dimentica in fretta che dal massacro della distruzione delle prove (ce la denuncerà poi il giudice Priore), rimane un tracciato con una chiara manovra di attacco contro l’aereo civile, il DC9 Itavia. E si tralascia per anni, e questa è una grande macchia per la Magistratura del nostro paese, di ascoltare le voci dei radaristi (certo poteva essere problematico decifrare tracciati radar da strutture militari, ma assolutamente semplice sentire le registrazioni di voci) che proprio mentre si svolgono i fatti, denunciano, proprio guardando il cielo dai siti radar, una situazione di grande allarme per la presenza di ieri militari: si parlava aerei americani che razzolavano attorno al Dc9. E poi c’è la drammatica ricerca di mettersi in contatto con l’Ambasciata americana, dove effettivamente, nella notte si riunisce “inspiegabilmente”(per un aereo civile italiano che volava nei cieli nazionali senza neppure un americano fra i passeggeri) un comitato d’emergenza. In quella notte il panorama è già completo: aerei militari attorno e in attacco al Dc9 Itavia, presenza e interessamento di Stati stranieri.
Ci sono voluti troppo anni e traversie, impegno della società civile, sussulti della magistratura, per arrivare a quella verità, prima ed essenziale che ci ha dato la sentenza ordinanza del giudice Priore: l’aereo civile è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea , guerra non dichiarata che ha colpito i confini e i diritti del nostro Paese, provocando la morte di 81 cittadini innocenti. Da qui continuiamo a cercare per scrivere l’ultima verità: chi materialmente e mortalmente ha colpito il DC9 portando a morte i suoi 81 passeggeri.

L’Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica ha percorso in questi anni anche la via della ricerca storica e con un convegno “Ustica e gli anni 80” ha cercato di dare contenuto a quanto affermava Andrea Purgatori: Ustica è una partita a quattro tra Italia, Francia, Usa e Libia, tutte nazioni protagoniste e legate da un vincolo di “obbligata“ segretezza. La Francia che era nei nostri cieli per proseguire l’annoso scontro con la Libia per il dominio nell’Africa centrale, gli Usa che proteggevano un massiccio e “urgente” ponte aereo per portare materiale militare per sostenere l’Egitto , passato da poco nell’area occidentale, dalla minacciosa e incombente pressione libica , la stessa Italia reticente per coprire gli equivoci e profondi legami con la Libia, grande conclamata nemica dell’Occidente.

Ma c’è un’altra partita che oggi mi preme portare alla ribalta: la partita nel nostro Paese per la verità; che ha protagonisti i parenti delle vittime con la società civile, la stampa, la magistratura, il potere politico e il governo. Possiamo ben dire, senza presunzione, che società civile e parenti hanno fatto fino in fondo il loro “dovere” come, a mio giudizio, ha sempre fatto e sta facendo la stampa . La Magistratura con fasi alterne e con luci e ombre ha dato il suo contributo soprattutto consegnandoci con Priore la verità. Ma oggi quasi si arrende con la richiesta di archiviazione. Mentre rimane sempre e comunque totalmente deficitario l’impegno dell’Esecutivo. Sono solita ricordare che in questi 45 anni abbiamo avuto dai governi che si sono succeduti solo tre comportamenti “efficaci e risolutori”: l’impegno del sottosegretario Amato per il recupero del relitto – che nei fatti rimette in moto un’indagine ormai abbandonata – poi a decisione del governo Amato- Andò per la costituzione di parte civile e infine l’intervento effettivamente risolutore del governo Prodi-Veltroni presso la Nato, che permette ai magistrati di leggere quei tracciati radar che i militari in Italia non mettevano a disposizione e chiudere definitivamente le indagini.

Siamo al finale di partita: è il nostro governo che deve pretendere da Stati amici e alleati la totale collaborazione, ricordando che i giudici, chiudendo il loro lavoro hanno denunciato come causa del “fallimento” la mancanza di collaborazione internazionali. Oggi più che mai è il governo che deve avere la determinazione per rappresentare i suoi cittadini, nella difesa senza eccezioni della dignità di una nazione colpita da un atto di guerra in tempo di pace.

* Presidente associazione parenti vittime strage di Ustica

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