LA STAFFETTA da INTERFERENZA
La staffetta
Pier Paolo Caserta • 1 maggio 2023
Ovviamente i post-fascisti varando proprio il primo maggio un decreto che approfondisce la precarizzazione del Lavoro scelgono una simbologia non casuale. Del resto la loro mentalità è padronale e corporativa nel Dna e il fascismo storico prese avvio assaltando le sedi e i simboli del Lavoro con una violenza esplicita che oggi non può essere riproposta. L’intento dei loro odierni eredi rimane la conferma delle ineguaglianze e l’umiliazione del mondo del Lavoro. Il governo fascio-atlantista, per altro, non fa che proseguire quanto egregiamente avviato dalla corrente interna del Partito Unico che finge di contrapporvisi, cioè il PD del jobs act e della più rigorosa applicazione delle ricette neoliberali, antisociali e antisindacali, architrave del sistema politico italiano. A completare il quadro, occorre aggiungere l’involuzione dei sindacati, che hanno perso molto del loro ruolo di intermediazione.
Manca in Italia una formazione con la massa critica di La France Insoumise, che riesce a tenere insieme espressioni diverse ma accomunate dalla matrice antiliberista intercettando le prospettive aperte dallo scenario attuale. Noi invece abbiamo il PD, che con Schlein non muta nella sostanza della sua funzione storica, politica, antropologica… semmai la dissimula con maggior efficacia, rafforzandola o comunque prorogandola.
Il PD è espressione in Italia della sinistra di sistema, neoliberale, arcobalenista pardon armocromatica, insomma politicamente corretta, che ha coerentemente avversato il Lavoro e i Lavoratori. Si deve alla sinistra neoliberale l’aver svuotato negli ultimi trent’anni la Costituzione di significato, con efficacia probabilmente maggiore rispetto alla destra palese. Questa attacco alla Costituzione del’48 è stato tanto più efficace perché condotto a fondo da quanti a parole hanno sempre affermato e affermano di difenderla. Gli stessi, per intenderci, che, laddove la Costituzione poggia sul legame indissolubile tra ripudio del fascismo e ripudio della guerra, oggi pretendono di disarticolare questo legame, continuando a sostenere un antifascismo puramente nominalistico proprio mentre assecondano e sostengono i furori bellicistici. L’èlite tecno-finanziaria anglosassone richiede appena il mantenimento della forma della democrazia mentre ne viene annullata la sostanza. Il totalitarismo liberale, basato sul primato del Mercato, sulla generalizzazione dell’individualismo competitivo e sull’abbattimento di ogni residuo di solidarietà sociale è incompatibile con la Costituzione del ‘48. Di questo compito il PD è stato fedele esecutore. Perciò beninteso che il governo Meloni è un avversario, purché sia chiaro che quella con il PD e con la sinistra di sistema è non certo una contrapposizione ma una staffetta, all’interno di un quadro egemonico, che include la radicale condizione di colonialità dell’Italia, e nel quale Meloni o Schlein sono sì “alternative” ma nella disponibilità dei poteri forti perché svolgano, secondo il momento, compiti omogenei.
In piena Quarta rivoluzione industriale, senza una profonda analisi dell’attuale configurazione del Capitalismo (capitalismo digitale o “di sorveglianza”) non può esistere nemmeno un partito del Lavoro di massa critica rilevante, chiaramente antagonista sia alla destra palese che alla sinistra di sistema, e senza questo non può darsi tutela del Lavoro e delle condizioni dei Lavoratori. I sindacati, al netto delle criticità e dei limiti che pure oggi esprimono, non possono comunque bastare da soli.
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