“ITALIA, VIA AI REFERENDUM: BASTA CON GLI AIUTI MILITARI” da IL FATTO
“Italia, via ai referendum: basta con gli aiuti militari”
UGO MATTEI – “Stiamo partendo con la raccolta firme: torniamo ai principi della Costituzione
LORENZO GIARELLI 05/04/2023
A fine mese partirà la campagna di raccolta firme. Poi, se tutto andrà bene, gli italiani potranno esprimersi sull’invio di armi in Ucraina (e non solo) e a favore di un riequilibrio tra sanità pubblica e privata. Il tutto tramite referendum, per iniziativa del professor Ugo Mattei, giurista già protagonista dei quesiti sull’acqua pubblica nel 2011.
Professor Mattei, su cosa vorrebbe che si esprimessero gli italiani?
I quesiti sono tre. Avevamo pensato a un quesito specifico in merito all’invio di armi in Ucraina, ma poi abbiamo ritenuto di dover aggiungerne uno più generale sul divieto di esportazione di armamenti in territori bellici. Personalmente ritengo irragionevole fare la pace con le armi, prolungano la sofferenza delle popolazioni civili. Poi c’è la sanità. Non abbiamo nulla da obiettare sull’integrazione tra sanità pubblica e privata, ma contestiamo che i privati partecipino alla programmazione annuale sulle priorità di spesa, favorendo le prestazioni più remunerative a scapito, per esempio, della medicina territoriale.
A che punto è l’iter referendario?
I quesiti sono in Gazzetta ufficiale, adesso dobbiamo raccogliere mezzo milione di firme. Per farlo ci siamo attivati con una piattaforma online cui si accede tramite generazionifuture.org, poi inizieremo con i gazebo. L’idea è di lanciare la raccolta firme il 22 aprile, confidando in una buona partecipazione in quel weekend e per il 25 aprile.
Contate sui partiti?
Mi piacerebbe che chi ha criticato la gestione della guerra – penso ai 5 Stelle o alla Sinistra – ci dessero una mano. Sarebbe importante anche a livello organizzativo, perché portare avanti la macchina referendaria contando solo sulla società civile non è semplice.
L’invio di armi contraddice la Costituzione?
Il verbo “ripudiare”, presente all’articolo 11, mi pare chiaro, così come sono chiari i lavori preparatori alla stesura della Carta. So già che l’obiezione dei nostri detrattori farà riferimento a presunti trattati internazionali che renderebbero inammissibili i quesiti, ma è una balla. Non c’è nessuna copertura trattatistica sul tema dell’invio di armi.
Siete pronti a passare per putiniani?
Abbiamo le spalle larghe. Da più di un anno c’è una visione dominante su giornali e tv, ma questa visione non fa i conti col fatto che gli italiani leggono sempre meno i quotidiani e si fidano sempre meno dei telegiornali. E dunque il buon senso fa da consigliere, perché tu puoi portare quanti intellettuali vuoi in un salotto televisivo a dire che le armi aiutano a portare la pace, ma la gente pensa il contrario: se vuoi la pace, togli di mezzo le armi.
In Parlamento però la maggioranza la pensa diversamente. Anche questa è democrazia.
Ma il quorum per il referendum è al 50 per cento. Se dovessimo farcela, la democrazia diretta recupererebbe lo scarto accumulato rispetto alla democrazia rappresentativa, che oggi decide senza arrivare al 50 per cento di affluenza.
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