“INCONCEPIBILE” da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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“INCONCEPIBILE” da IL MANIFESTO

La pillola gratuita scatena la guerra interna all’Aifa

SALUTE. Scontro senza precedenti tra tecnici e Cda dell’Agenzia del farmaco in un momento cruciale: il governo ha già deliberato la riforma

Andrea Capocci  27/05/2023

La decisione del Cda dell’Aifa di non approvare la gratuità della pillola scatena una guerra interna all’agenzia. Il Cda non ha formalmente detto di no, ma ha accusato le commissioni tecniche di aver preparato un dossier lacunoso, in cui non era specificato per quali prodotti e fasce di età debba essere garantito l’accesso gratuito alla contraccezione.

A rispondergli è Patrizia Popoli, presidente della Commissione tecnico scientifica dell’Aifa che sul sito specializzato Quotidiano Sanità difende il suo lavoro. «Se il Cda chiede ulteriori chiarimenti siamo disponibili a fornirli, ma non vorrei che passasse il messaggio che la nostra istruttoria fosse lacunosa o inadeguata, perché così non è». Popoli precisa che la scelta di non restringere il perimetro non è frutto di una dimenticanza.

«Abbiamo discusso su questo argomento per mesi, esaminato le evidenze scientifiche e le raccomandazioni prodotte da organismi internazionali come l’Oms, consultato esperti di salute materno-infantile. Con il supporto degli uffici di Aifa – spiega a Quotidiano Sanità – abbiamo predisposto un’istruttoria molto approfondita, in cui abbiamo affermato che tutti gli anticoncezionali già in commercio e utilizzati da tante donne sono estremamente efficaci e che risulta opportuno rimborsarli per tutte le donne per le quali il medico lo ritenga appropriato». Inoltre, prosegue «non abbiamo indicato fasce di età specifiche per la rimborsabilità perché, di concerto con il Comitato prezzi e rimborso, abbiamo ritenuto che non fosse opportuno imporre limiti di questo tipo». E, sia pure con cautela, non esclude che in queste scelte il Cda potrebbe aver tenuto conto delle sensibilità politiche della maggioranza di governo. «Inutile negarlo: non è un tema neutro».

I VELENI ATTRAVERSANO l’agenzia in un momento cruciale della sua storia. Il governo ha già deliberato la sua riforma, che vedrà il potere decisionale concentrato nelle mani del presidente e organismi tecnici ancora più deboli: invece delle attuali due commissioni, nell’Aifa di domani ci sarà un unico organismo composto da soli dieci membri che dovrà valutare sia gli aspetti medici che quelli economici di farmaci e terapie.

Non si ricorda uno scontro interno di questo livello, con gli organi tecnici dell’agenzia in così netto contrasto con il Cda. La decisione sulla pillola mette in discussione il ruolo dell’Aifa, che dovrebbe mantenersi autonoma da interessi di natura politica ed economica per vigilare sulla sicurezza e l’efficacia dei farmaci somministrati alla popolazione. E adesso anche la politica, con qualche ritardo, la invita a rispettare la sua missione.

«Lo prendiamo come un rinvio tecnico, ci aspettiamo che Aifa decida alla fine in piena autonomia», dice la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Luana Zanella «Siamo deluse, ovviamente, perché ci pare che nulla osti alla applicazione di questo fondamentale principio di tutela della salute riproduttiva delle donne. E non vorremmo che si andasse avanti con una situazione a macchia di leopardo: alcune regioni offrono la pillola gratis altre no, alcune la autorizzano solo a donne di una certa fascia di età». Zanella ricorda che il primo governo guidato da una donna ha scelto di lavarsene le mani. «Ha la sua responsabilità il governo che non ha detto chiaramente che metterà a disposizione i 140 milioni necessari», la cifra che secondo i tecnici Aifa basta a garantire che la pillola sia distribuita gratuitamente.

Di «scelta politica e non scientifica» parla la deputata Pd Ilenia Malavasi. «Dispiace che un organismo che dovrebbe essere terzo si sia piegato ai desiderata di un esecutivo ultra conservatore che non ha a cuore i diritti civili. L’ennesimo schiaffo alle donne». «Purtroppo avevamo ragione: non basta la prima donna premier per avere un governo amico delle donne, anzi. Sta succedendo l’esatto contrario» le fa eco la collega Valeria Valente. Gilda Sportiello, deputata M5S, ricorda che la pillola è già gratuita in 13 Paesi dell’Ue e dovrebbe esserlo in sei regioni italiane e sottolinea l’impatto sociale della mancata gratuità. «L’assenza di politiche nazionali che garantiscano l’accessibilità alla contraccezione acuisce i divari sociali ed economici tra le donne del nostro Paese, non tutela la salute riproduttiva e sessuale e non garantisce il diritto all’autodeterminazione».

SECONDO IL RAPPORTO OsMed, le donne spendono circa 250 milioni l’anno per acquistare contraccettivi orali, la metà dei quali per i cosiddetti prodotti «estroprogestinici» di quarta generazione. Non è detto che ci sia stato bisogno di un intervento dall’alto per bloccare la pillola gratuita. Potrebbe trattarsi, afferma il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni Marco Cappato , «di una semplice autocensura per accondiscendere all’impostazione ideologica del governo». E annuncia una raccolta firme da inviare al Parlamento.

È a rischio l’indipendenza dell’Aifa

SANITÀ. Mai è stato previsto, e mai qualcuno l’ha prospettato formalmente, che a conclusione della valutazione effettuata da Cts e Cpr di rimborsabilità di un farmaco – oncologico, o per la cura del diabete, o per una malattia rara – la proposta dovesse essere subordinata alla concertazione con Ministeri e Regioni

Giuseppe Traversa  27/05/2023

Lo stop alla decisione di rimborso dei contraccettivi orali ricorda un vecchio detto piemontese – ‘na grama lavandera treuva mai ‘na buna pera (per chi avesse bisogno di traduzioni: la cattiva lavandaia non trova mai una pietra adatta al lavatoio). Per non essere accusati di maschilismo si potrebbe citare anche “la scusa del mal pagatore”, o che “non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire”, ma la sostanza è la stessa.

I fatti sono semplici. Le commissioni tecniche dell’ira – Commissione tecnico-scientifica, Cts, e Comitato prezzi e rimborso, Cpr – avevano concluso l’esame dei contraccettivi orali per le donne in età fertile e proposto al CdA dell’Aifa di ammetterli alla rimborsabilità da parte del Ssn. Ad aprile 2023 sembrava fatta, ma il CdA del 24 maggio ha comunicato che sono ancora necessari molti approfondimenti. Per il CdA, le commissioni Cts e Cpr “non hanno ancora elaborato precise indicazioni sulle fasce di età a cui concedere gratuitamente la pillola anticoncezionale, sulle modalità di distribuzione e sui costi per il Sistema Sanitario Nazionale nei vari scenari di adozione della rimborsabilità”.

E pensare che un mese prima, ad aprile, in un’intervista, la presidente del Cpr Giovanna Scroccaro dava la decisione come presa. Si chiariva che il rimborso, come proposto dalla Cts, avrebbe riguardato tutte e tre le “generazioni” di contraccettivi, a partire dai prodotti con prezzo inferiore, e che la spesa stimata per la copertura Ssn nell’intera popolazione femminile in età fertile sarebbe stata di 140 milioni di euro l’anno (Quotidiano sanità, 21 aprile 2023). Che la valutazione tecnico-scientifica fosse conclusa, e che mancasse solo la valutazione del CdA sulla sostenibilità della spesa, era stato anche chiarito il 3 maggio scorso dal Ministro dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani in risposta a un’interrogazione parlamentare.

L’istruttoria sui contraccettivi orali alla base delle valutazioni delle commissioni Cts e Cpr è durata oltre un anno, e ha analizzato sia le conoscenze scientifiche disponibili che l’impatto di spesa ipotizzato nel passaggio alla rimborsabilità. Appare strana, quindi, l’affermazione secondo cui il CdA è pronto a esprimere il “parere non appena disporrà dell’adeguata istruttoria” (comunicato CdA).

Ma forse, è l’ultima frase del comunicato del CdA che chiarisce meglio la strategia: “Inoltre, con queste indicazioni [l’adeguata istruttoria, ndr], il Consiglio si impegna ad attivare un tavolo di concertazione con i Ministeri vigilanti e la Conferenza delle Regioni”.

Ho riguardato la norma del 2003 che ha istituito l’Aifa. L’obiettivo era di creare un’agenzia tecnica indipendente a cui affidare le decisioni tecniche sulla rimborsabilità dei farmaci (concetto anche ribadito dal Ministro Ciriani nell’intervento alla Camera). Mai è stato previsto, e mai qualcuno l’ha prospettato formalmente, che a conclusione della valutazione effettuata da Cts e Cpr di rimborsabilità di un farmaco – oncologico, o per la cura del diabete, o per una malattia rara – la proposta dovesse essere subordinata alla concertazione con Ministeri e Regioni.

Essere contrari alla rimborsabilità dei contraccettivi orali è legittimo, anche se è una cattiveria contro le donne. Se si mette in discussione l’autonomia dell’Aifa si aggiunge un danno che riguarda tutto il Ssn e tutti i cittadini.

Il Pnrr fa lievitare il Pil. Ma la sanità resta al palo

CORTE DEI CONTI. I numeri in un rapporto della magistratura contabile sulla spesa, sull’impatto per settori e sugli effetti nella crescita economica

Redazione politica  27/05/2023

Il Rapporto 2023 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei conti evidenzia le carenze del Pnrr in tema di spese sanitarie. Le prime tre missioni su digitalizzazione, transizione energetica e infrastrutture «evidenziano progressi più ampi, tutti superiori al 16%», il che significa che restano da mettere a terra 32,5 miliardi a fronte dei circa 40,3 di risorse complessive. Le missioni 4 e 5, su istruzione e inclusione, presentano tassi di avanzamento vicini al 5%. Ma, appunto, la missione 6 in tema di salute non raggiunge la soglia dell’1%. Dunque dei 15,62 miliardi di risorse complessive sono stati spesi finora solo poco più di 111 milioni.

Dai tassi di avanzamento si evince «l’importante sforzo finanziario richiesto nei prossimi anni per ciascuna missione e componente». L’analisi della magistratura contabile sostiene che a fine 2022 il valore complessivo della spesa dichiarata dalle amministrazioni centrali titolari di misure si attestava a 24,5 miliardi cui corrispondono 106 delle 285 misure previste, di cui 2 riforme e 104 investimenti. A ciò si è aggiunta, nei primi mesi del 2023, l’ulteriore spesa di 1,2 miliardi.

Ripartendo il dato per anno, il Rapporto evidenzia che nel 2020 il livello della spesa sostenuta si è attestata a poco meno di 1,6 miliardi: riguarda principalmente gli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni e quelli di rafforzamento delle infrastrutture ferroviarie e dei collegamenti ad alta velocità. Nel 2021, il livello di spesa ha raggiunto i 5,7 miliardi, con un incremento annuale di 4,1 miliardi dovuto al raddoppio di quella per investimenti ferroviari, all’attivazione dei crediti d’imposta dell’Ecobonus-Sismabonus e al piano Transizione 4.0. Nel 2022, infine, la spesa dichiarata come sostenuta ha registrato «un’ulteriore e consistente espansione», raggiungendo i 17,3 miliardi soprattutto a causa di Ecobonus-Sismabonus e dei crediti d’imposta della Transizione 4.0.

Nonostante la revisione delle stime dell’impatto del Piano sul livello del prodotto, sottolineano dalla Corte, il Pnrr è ancora accreditato di effetti importanti sulla crescita del Pl Pil: nel quadriennio 2023-2026 due terzi del tasso di crescita medio annuo prefigurato nel Def sono ascrivibili al Piano (1,2%, in assenza di Pnrr sarebbe lo 0,4%).

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