IL POPOLO DELLA PACE SI MOBILITA PER CHIEDERE LA FINE DI TUTTE LE GUERRE da IL MANIFESTO
Il popolo della pace si mobilita in oltre 120 città
A UN ANNO DALL’INIZIO DELL’INVASIONE DELL’UCRAINA. Da Bolzano a Palermo passando per Napoli e altri capoluoghi, marce, fiaccolate e manifestazioni contro la politica in armi. Sostegno alla popolazione ucraina ma anche attenzione agli altri conflitti nel mondo dallo Yemen al Congo
Francesco Vignarca 25/02/2023
Se le consideriamo in ordine alfabetico si parte da Acireale e si arriva a Zagarolo. Ma è davvero coperta tutta la Penisola: da Bolzano a Palermo (dove ieri sono scesi in piazza migliaia di studenti), da Torino a Bari passando per Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e praticamente tutti i capoluoghi di regione. Sono le oltre 120 città coinvolte nelle manifestazioni promosse dalla coalizione Europe for Peace per l’anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina, causata dall’invasione decisa da Putin.
INIZIATIVE che hanno preso avvio già nei giorni scorsi con diversi appuntamenti, in particolare la marcia notturna tra Perugia e Assisi, e che culminano in queste ore con momenti davvero significativi. Già abbiamo visto le migliaia di persone, con tantissimi giovani, presenti nelle fiaccolate, marce e presidi di Palermo, Cagliari, La Spezia, Ivrea, Genova, Padova, Modena, Potenza, Reggio Calabria, Sassari, Reggio Emilia, Torino, Verona… nella città scaligera erano presenti anche le tre giovani attiviste nonviolente da Russia, Bielorussia e Ucraina che saranno protagoniste anche del grande evento a Brescia domenica 26 febbraio.
A BOLOGNA uno degli appuntamenti più significativi anche per gli interventi in programma: il cardinal Matteo Zuppi, il sindaco Lepore e Giulio Marcon di Sbilanciamoci in rappresentanza della coalizione pacifista. Mentre a Milano il momento di sintesi finale è toccato al presidente dell’Anpi Pagliarulo. Sono state già 75 le città coinvolte nella prima giornata di mobilitazione, preparando il terreno agli appuntamenti in programma per il sabato: la marcia regionale di Ancona, la manifestazione di Firenze con la catena umana attorno agli Uffizi, l’iniziativa incentrata sul disarmo nucleare di Napoli e ovviamente la fiaccolata dai Fori imperiali con arrivo in Campidoglio a Roma. Momento che vedrà gli interventi finali della presidente di Emergency Rossella Miccio, del Segretario Generale della Cgil Maurizio Landini e del fondatore della Comunità di S. Egidio Andrea Riccardi.
NON È SOLO LA PRESENZA di tanti attivisti e rappresentanti delle piccole e grandi associazioni che compongono Europe For Peace ad essere la ricchezza di queste iniziative che chiedono pace. Sono le persone senza appartenenze specifiche che dappertutto si sono fatte coinvolgere dalla richiesta di cessate il fuoco e negoziato urgente a rendere evidente come la posizione di una larga fetta dell’opinione pubblica italiana sia divergente dalle decisioni prese da Governo e Parlamento.
A CONVINCERLI della bontà di questa strada e delle proposte del movimento pacifista italiano è stata sicuramente la continuità con la piattaforma di richieste già esplicitate nella grande manifestazione nazionale dello scorso 5 novembre a Roma, così come la continuità nell’azione di sostegno umanitario alla popolazione Ucraina. Iniziativa umanitaria ben esemplificata dalle carovane di pace Stop the war now (è in preparazione il prossimo viaggio, che si recherà nelle zone più colpite dal conflitto armato). E anche dalla capacità di accoglienza messa in campo da numerose organizzazioni. Sono però anche altri gli elementi che rendono significativa, seria, concreta la proposta di Europe For Peace.
UN PRIMO PUNTO parte dallo sguardo allargato che fin dall’inizio è stato utilizzato per cercare di dare un contributo a percorsi di pace possibile: non c’è solo lo scontro in Ucraina ma c’è anche un ruolo dell’Europa, delle relazioni internazionali, dell’esigenza di una sicurezza condivisa. Perché è, al contrario, l’attuale stato di insicurezza globale che poi scarica le proprie problematiche in situazioni drammatiche e devastanti come il conflitto ai confini dell’Europa. Che però non è l’unico, anche se è sicuramente il più visibile ai nostri occhi occidentali.
SOLO METTENDO INSIEME tutte le situazioni di conflitto e non facendo una gerarchia di interesse o di attenzione potremo dare una risposta alla richiesta di aiuto che viene anche dall’Ucraina. Se vogliamo una pace basata sui diritti non possiamo occuparci solo di quanto accade più vicino a noi, ma dobbiamo far riferimento anche alle situazioni come Yemen, Etiopia, Congo e tanti altri luoghi in cui la guerra sta imperversando. Di conseguenza anche la soluzione potrà essere solo allargata, mettendo attorno a un tavolo non solo la Russia e l’Ucraina che oggi si stanno combattendo ma anche le grandi potenze come gli Stati Uniti, la Cina e le organizzazioni internazionali come l’Unione Europea e le Nazioni Unite.
SERVE DAVVERO un cambio di passo con un rinnovato sforzo politico creativo, magari con la formula della conferenza internazionale. È necessario inoltre sgombrare il campo dalla minaccia delle armi nucleari, che proprio con la guerra in Ucraina hanno dimostrato di essere fonte di insicurezza e strumento di ricatto e non quell’elemento di stabilità tanto decantato dai cultori della deterrenza e ovviamente apprezzato dalle potenze con gli arsenali pieni.
DIRE SÌ ALLA PACE oggi, come stanno facendo centinaia di città in Italia in Europa, significa dire sì a percorsi di sicurezza condivisa che si basino sul diritto e non sulle armi. E che affrontino le vere minacce per l’umanità: povertà, mancanza di diritti, impatto devastante del cambiamento climatico.
In cammino di notte per chiedere la fine di tutte le guerre
IL CONFLITTO IN UCRAINA. La Marcia Perugia – Assisi organizzata da Europe for peace. Il prossimo 21 maggio si terrà l’edizione ordinaria (diurna)
Mario Di Vito 25/02/2023
Una marcia nel buio per arrivare infine alla luce. L’edizione straordinaria della Marcia Perugia-Assisi a un anno esatto dallo scoppio della guerra in Ucraina è partita a mezzanotte ed è arrivata all’alba di ieri. In centinaia, fiaccole in mano, hanno attraversato la notte umbra per quello che è da considerare come il culmine delle iniziative italiane del cartellone Europe for peace, ovvero la coalizione di associazioni e sindacati ossatura del movimento per la pace.
«Fermiamo le guerre» recita lo striscione d’apertura, in bianco su sfondo nero: un plurale a lasciare intendere che sono decine i conflitti in corso e quello ucraino, nel suo dramma continuo, non è diverso dagli altri. In fondo, sempre si tratta di morte e distruzione. Tante le bandiere arcobaleno in corteo, più qualche fascia tricolore e i gonfaloni dei Comuni che hanno aderito. E ancora: bandiere delle Acli, dell’Anpi, di Emergency. Nella folla, anche una delegazione di ucraini, uniti anche loro nella richiesta di fermare il dramma e chiedere a una politica sin qui sorda di insistere con la diplomazia per far cessare il fuoco, in preparazione di una futura conferenza di pace. Una posizione molto pragmatica e molto poco ideologica, perché mentre si continua a discutere di aiuti militari e sanzioni, il conto delle vittime cresce di giorno in giorno.
«La guerra è una trappola da cui non riusciamo a venir fuori – dice il coordinatore della Marcia Flavio Lotti -, questo cammino deve aiutare a risvegliarci, a uscire dalla nebbia che ci impedisce di scegliere l’unica strada che può aiutare il popolo ucraino a salvarsi, insieme anche a tutti noi». La strada di cui parla Lotti è quella della diplomazia, del silenzio delle armi: «In questo anno di guerra siamo stati bombardati da una narrazione che ha paralizzato le persone e le ha fatte sentire impotenti. Il nostro gesto, prima che politico, è un’assunzione di responsabilità. Non dobbiamo accontentarci di quello che possiamo fare, dobbiamo provare a fare cose straordinarie come dice papa Francesco. Purtroppo sin qui abbiamo visto il suicidio della politica. La soluzione del problema è stata delegata per intero alle armi».
E di politica, alla Perugia-Assisi, in effetti se n’è vista poca: sindaci a parte, i parlamentari hanno scelto di restare a casa. Del resto, tra i partecipanti, la delusione per le scelte sin qui fatte soprattutto dal Pd è palpabile: l’opinione più diffusa è che non sia stato fatto abbastanza per provare a porre fine alla guerra. Tra i volti noti, comunque, si è visto quello dell’ex parlamentare del Pd Stefano Fassina. Padre Marco Moroni, il custode del convento di Assisi, ha accolto i pacifisti al loro arrivo all’alba. «Frate Francesco, uomo di pace, abbiamo camminato insieme, abbiamo scelto di fare fatica per condividere il dolore di chi è schiacciato dall’arroganza dei prepotenti», ha detto come in preghiera.
«Di notte, sapendo che per molti la notte dura da molto tempo. Nel freddo, pensando a chi non ha legna né affetti con cui riscaldarsi. Davanti a te imploriamo il dono della pace, consapevoli che anche i nostri cuori non sono disarmati e ancora dobbiamo imparare la difficile arte del perdono. Sia pace finalmente – chiede il Custode – in coloro che portano nel cuore progetti di morte. Frate Francesco, vinca la pace nei pensieri dei governanti di ogni nazione, degli aggressori e degli aggrediti, degli oppressori e degli oppressi, dei potenti e dei sottomessi». Questa sera, a Roma, si terrà una nuova fiaccolata pacifista davanti al Campidoglio. Il prossimo 21 maggio si terrà invece l’edizione ordinaria, e diurna, della Perugia-Assisi.
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